Porta A-maris: il futuro risiede nelle idee sostenibili e a portata di sguardo
di Danilo Maniscalco - 27/07/2016
Sono tutti occhi quelli che guardano, ma occhi allenati a osservare, quelli son davvero pochissimi. Quel che provo a descrivere somiglia ai tentativi di restituzione tridimensionale dei grandi edifici del passato quando si parta dai resti archeologici. Un po' come ricostruire il Colosseo ripartendo da un singolo campo ancora in piedi, basta reiterare il frammento lungo il suo perimetro ellittico ed in gioco è fatto! Il Colosseo sarebbe ancora intatto davanti i nostri occhi.
Ma la sfida oggi è proprio quella diretta agli occhi pigri, quelli leggermente rassegnati, quelli cioè che si sono abituati al degrado come destino. È più facile lamentarsi che provare a cambiare il presente, è vero, ma a noi piace di più dimostrare la misura tangibile del cambiamento.
Il cambiamento passa dall'aver coscienza collettiva che è il
progetto, il terreno su cui fondare il vero rinnovamento.
Parliamo di habitat, benessere percepito, economia, lavoro.
Parliamo di opportunità. Parliamo di Via Emerico Amari e di una
rambla che non c'è, ancora.
Non c'è ma dovrebbe esserci, non c'è ma in realtà è già nell'aria da tempo da quando le navi da crociera giungono al Porto di Palermo con il loro carico di turisti pronti a...pronti a non saper dove andare, perché il limite del valico portuale rappresenta l'inizio dell'inferno turistico, amplificato dai lavori del realizzando anello ferroviario che hanno gettato i commercianti dell'importante asse ottocentesco nel buio più totale.
Ma dalle difficoltà, emerge spesso anche il potenziale inatteso. E questo ne è l'esempio.
Noi la chiamiamo Porta Maris.
È l'asse prezioso che dal valico portuale giunge a ridosso del
teatro Politeama a Piazza Castelnuovo, al di sotto del quale si
estenderà la nuova metropolitana. Ai lati insistono per
l'intero sviluppo dei piani terra, attività commerciali e ricettive
pronte a divenire nuovo fulcro commerciale sostenibile e aperto
alla socialità, al turismo, all'economia "locale".
Immaginiamo Porta Maris come zona-asse interamente
ciclo-pedonale con strada a margine d'uso per mezzi di soccorso e
per il carico e scarico mattutino delle merci.
La immaginiamo alberata e dunque sostenibile dal punto di vista
ambientale, perché quando pianti un sistema di alberi che fanno
rete, hai inciso sul microclima generando habitat vivibili per
l'intera comunità.
La immaginiamo pronta ad accogliere il turista, così come
accadeva ai tanti che fino al secolo scorso, sbarcati a Panormus,
invadevano una brulicante vucciria piena di prodotti locali.
La immaginiamo come l'evoluzione del patto silente tra habitat e
abitanti, sicuri che possa divenire l'epicentro commerciale e
artigianale senza brand stranieri ma intrisa dei sapori, dei
profumi e dei colori della nostra città splendente.
Se è successo in via Principe di Belmonte, può e deve rappresentare il cambio di visione necessario alla svolta economico-culturale che non è mai realmente arrivata unitamente a quel risarcimento che dobbiamo ai commercianti della strada, che malgrado l'abbandono delle istituzioni ed il danno subito, continuano a pagare le tasse.
Lo vogliamo come impegno programmatico per la prossima amministrazione che sarà, ne siamo sicuri, di un colore "nuovo" e finalmente lungimirante e competente.
Porta maris, il futuro risiede nelle idee sostenibili e a portata di sguardo, ingredienti questi, già presenti nell'aria oggi pesante di Via Amari, luogo di cui dobbiamo riprendere in mano l'uso comune e per il bene comune.
A cura di Arch. Giulia Argiroffi
Arch. Danilo Maniscalco
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