REUSO 2015: Valencia culla di incontri e idee per un'architettura che guarda al futuro

05/11/2015

Si è concluso da poco il III Convegno Internazionale sulla documentazione, conservazione e recupero del patrimonio architettonico e sulla tutela paesaggistica, tenutosi, per l'anno 2015, nella città di Valencia il 22, 23 e 24 Ottobre. L'Escuela Tecnica Superior de Ingenieria de la Edificación dell'Universitat Politècnica de València, in collaborazione con l'Escuela Tecnica Superior de Arquitectura dell'Universidad Politécnica de Madrid e con l'Università degli Studi di Firenze e di Pavia hanno proposto la realizzazione di questo incontro, ormai giunto al terzo anno, con l'obiettivo di approfondire i temi che riguardano la conservazione e il riuso del patrimonio architettonico costruito esistente.

Un tema che si pone più che mai con una certa urgenza, soprattutto in un periodo storico come quello attuale in cui ci si rende sempre più conto di come sia indispensabile non solo manutenzionare il patrimonio architettonico esistente ma, ancor di più, cambiare l'approccio che i professionisti devono avere con il costruito dei nostri centri urbani, contenitore, sempre più spesso, di aree degradate.
Gli strumenti dell'urbanistica e dell'architettura rispondono, ormai, solo in parte alle esigenze contemporanee delle città e, per tale motivo, è sempre più necessario proporre incontri, scontri e confronti per dare vita a quelle strategie e a quegli approcci innovativi che, integrandosi e lavorando sinergicamente, portino a politiche urbane concrete e più che mai attuali.
Proprio per questo motivo, l'evento REUSO, organizzato ormai con cadenza annuale, ha voluto e vuole favorire l'interscambio di esperienze e criteri rispetto a tutte quelle tematiche che, per l'appunto, riguardano il riuso del patrimonio, tanto a livello architettonico, quanto a livello urbano e paesaggistico.

Diversi sono stati i punti toccati dalle esperienze di tutti i professionisti partecipanti, provenienti da diversi paesi europei, che hanno voluto condividere la loro esperienza in una tre giorni di formazione e interscambio non solo a livello professionale, ma anche, e soprattutto, a livello culturale e umano. Tra questi l'ormai noto problema dell'eccessivo consumo di suolo: ridurne l'utilizzo è un'emergenza ormai impellente sia per motivi prettamente economici, per cui la spesa pubblica non è ormai in grado di garantire la manutenzione di territori tanto estesi, sia per motivi prettamente ambientali, come è facile immaginare. I danni derivanti dalle ferite lasciate da edifici e aree interamente abbandonate e degradate, ormai all'ordine del giorno, porta al disastro dei borghi storici, ormai assediati da una sempre più prevaricante urbanizzazione. La riduzione progressiva del consumo di suolo, o quantomeno un uso più consapevole dello stesso, secondo varie e diversificate soluzioni espresse, via via, dai vari professionisti, condurrebbe ad incentivare, per l'appunto, il RIUSO delle aree urbanizzate esistenti, secondo ipotesi di trasformazione e investimento su quelli che sono i criteri, veri e reali, degli spazi destinati al pubblico. Concetti che – pertanto – acquistano interesse proprio perché provenienti da contesti diversi ma, al contempo, legati da un unico filo conduttore: la rigenerazione urbana.

Anche la condizione del patrimonio edilizio esistente, storico e non, è stato uno dei temi trattati a Reuso: edifici in fin di vita o quasi, edifici esposti a rischio sismico, edifici energeticamente poco efficienti nonché periferie dall'habitat inaccettabile. Promuovere la rigenerazione e il riuso dei centri costruiti dovrebbe essere, allora, il cardine di una strategia economica comunitaria ed europea che porti non solo a ridisegnare le nostre periferie ma anche a ridare valore e dignità a quel costruito esistente, ormai spesso dimenticato perché visto come vetusto o obsoleto. La questione del risparmio energetico, infatti, non è più un lusso o un tema da poter mettere da parte ma diventa sempre più preponderante quando si parla di riuso del patrimonio architettonico.

Per questo motivo molti sono stati gli interventi in tal senso, dal concetto di rivitalizzazione edilizia e urbana a quello di valorizzazione e riuso del patrimonio rurale, altro importante capitolo del patrimonio edilizo esistente. Dalle strategie di conservazione e riuso del patrimonio paesaggistico all'utilizzo e alla riscoperta dei materiali tradizionali in contrapposizione all'uso di materiali prodotti industrialmente, fino alle nuove tecnologie e alle nuove strumentazioni per il rilevamento del patrimonio architettonico, nonché la sua analisi e la successiva diagnosi.

La numerosa presenza dei professionisti italiani, inoltre, diventa indicativa di ciò che rappresenta, per il nostro paese, il concetto del Riuso. L'Italia è, infatti, il paese europeo più ricco di beni monumentali, architettonici e paesaggistici, tutelati anche dalla nostra Costituzione. Tutela che, però, deve essere attiva e contemporanea, nel senso più ampio del termine. Non deve, cioè, limitare eccessivamente l'intervento di riuso, diventando quindi la causa stessa del decadimento, bensì deve condurre quel tessuto minuto, che costituisce la maggior parte del paesaggio architettonico che ci è stato lasciato in eredità, sulla via della contemporaneità. Anche il tema della tutela e della salvaguardia, quindi, deve affrontare la sfida del Riuso, dall'adeguamento funzionale e tecnologico, a quello energetico. Un modello, quindi, che diventi "buona prassi" sia di iniziativa pubblica che privata. Una "buona pratica" che porti, allo stesso tempo, ad avere città smart e intelligenti, senza dover rinunciare a quei caratteri storici e materici che, però, sono unici al mondo e che, come righe di un libro di storia, non ci facciano mai perdere di vista i caratteri architettonici dei luoghi in cui viviamo, sia come semplici cittadini, che come professionisti.

Come tali, infatti, abbiamo la responsabilità, in primis, verso i cittadini affinché non si perda di vista lo scopo primo dell'Architettura, scienza pubblica per definizione che poggia le sue basi sul dialogo costante e bilaterale con coloro che vivono città ed edifici. La seconda è verso la storia dei luoghi in cui si interviene e verso il loro futuro. Il tutto in un clima di continua conoscenza, in modo da essere sempre in grado di dare soluzioni adeguate ed efficienti verso coloro che fruiscono i luoghi.
D'altro canto, non meno importante, il dovere delle istituzioni diventa, parallelamente, quello di rimettere, al centro di tutto, la vera "politica della città" e di scrivere regolamenti e norme per raggiungere un fine (e non l'opposto, come spesso accade, specialmente nel nostro Paese, ovvero adattare il fine alla norma).

Tali aspetti, dalla riduzione del consumo del suolo, al riuso di parti di città, alla tutela della bellezza degli edifici storici di pregio, alla sicurezza degli stessi, tutelati e non, alla tutela attiva dei paesaggi hanno, dunque, bisogno di regole chiare, finalizzate ad un progetto, nazionale ed europeo, condiviso. Non bastano, quindi, i soli finanziamenti economici: sono senz'altro uno degli aspetti primari per la realizzazione e la fattibilità di iniziative indirizzate in tal senso, ma occorre, a monte, un pensare, un progettare e un fare che, in linea con tali tematiche, attualizzi gli investimenti nel concreto. Il concetto del RIUSARE deve diventare, quindi e innanzitutto, espressione di una rinnovata sensibilità comune, un atteggiamento mentale consolidato in ogni individuo, in ogni cittadino e in ogni professionista, sempre più consapevoli della limitatezza delle risorse ambientali disponibili e della necessità di evitare sprechi di materiali, spazi e risorse nei processi di trasformazione dell'ambiente costruito.

E proprio con tanti esempi concreti, ma anche con questi buoni propositi, che si è concluso Reuso 2015, che, come un vero e proprio forum "dal vivo", ha dato modo, alla comunità nazionale dei professionisti tutti, da un lato, di incontrarsi e interrogarsi sui temi suddetti, che non possono più essere demandate ai posteri e, dall'altro, di trovare una e più soluzioni che portino alla definizione di un progetto condiviso a livello comunitario, unendo le idee e le proposte degli "addetti ai lavori" con le necessità dei cittadini, in un'ottica di progettazione partecipata che, sempre più, deve trovare attuazione nelle realtà delle nostre città e nella politica delle nostre città: si chiama "politica", termine che, guardate un po', viene proprio da "polis".

A cura di Arch. Valeria Fazzino
     


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