RITORNO ALLE ORIGINI
28/05/2007
Alla fine, il Ministro per gli affari regionali Linda Lanzillotta
ha dovuto cedere. L’opposizione di Rifondazione comunista ha
portato l’intervento diretto del Premier Romano Prodi, che al fine
di scongiurare uno scontro con Rifondazione ha “consigliato” il
Ministro Lanzillotta di fare marcia indietro in merito ad alcuni
punti del disegno di legge.
In particolare, le ripetute opposizioni della sinistra impediva l’approvazione del ddl da parte della maggioranza, e, di contro, le offerte dell’Udc, non essendo probabilmente sufficienti per il varo del provvedimento, in assenza del voto della sinistra avrebbero prodotto un terremoto politico nella maggioranza governativa. Da qui l’intervento di Prodi che, resosi conto del delicato momento del Governo, ha portato la Lanzillotta ad un ripensamento.
Per questo motivo, sono stati accolti alcuni emendamenti che la sinistra ha apportato al testo, che potrà ora continuare a seguire l’iter previsto. In particolare, è stato inserito un emendamento che di fatto blocca la gare sui servizi idrici. Con le modifiche della sinistra, i Comuni potranno tornare a gestire direttamente trasporti ed energia come rifiuti (tramite aziende speciali). Gli Enti Locali potranno così ripubblicizzare i servizi o assegnarli a terzi tramite una gara. Niente più gestioni in casa o alle assegnazioni dirette a SpA private in forma ma a controllo pubblico in sostanza; dovranno partecipare alle gare o cambiare denominazione, divenendo aziende speciali sulle quali gli Enti Pubblici eserciteranno un adeguato controllo. Ma, soprattutto, fine della corsia preferenziale destinata alle società miste, quell’ibrido di capitale pubblico e dividendi privati.
In definitiva, il ddl Lanzillotta ha subito un brusco stop che probabilmente spinge verso un ritorno al passato. In effetti, la questione delle privatizzazioni aveva assunto negli ultimi anni una fisionomia quasi grottesca. E’ difficile pensare che un privato agisca nel bene della collettività senza pensare alle logiche del guadagno e del business. La speranza è che la campagna ideologica a favore della privatizzazione del complesso dei servizi pubblici rientri e si ritorni alla gestione pubblica dei servizi verso la collettività. Risolvere un problema non vuol dire estirparlo alla radice. Le privatizzazioni sono nient’altro che un business sostenute fra l’altro da una campagna mediatica senza precedenti. E ci sarebbe da pensare e quantificare il business generato dalle privatizzazioni su cui le aziende e i loro “sponsor” politici si tuffano, al fine di comprendere realmente il motivo che spinge verso l’affidamento di un servizio pubblico ad un privato. Ma la domanda principale da porsi è: la privatizzazione di un servizio pubblico rappresenta un affare redditizio per il cittadino?il rapporto qualità-prezzo generato e quindi l’efficacia economica-sociale giustifica l’affidamento di un servizio pubblico ad un’azienda privata?Ai posteri l’ardua sentenza.
© Riproduzione riservata
In particolare, le ripetute opposizioni della sinistra impediva l’approvazione del ddl da parte della maggioranza, e, di contro, le offerte dell’Udc, non essendo probabilmente sufficienti per il varo del provvedimento, in assenza del voto della sinistra avrebbero prodotto un terremoto politico nella maggioranza governativa. Da qui l’intervento di Prodi che, resosi conto del delicato momento del Governo, ha portato la Lanzillotta ad un ripensamento.
Per questo motivo, sono stati accolti alcuni emendamenti che la sinistra ha apportato al testo, che potrà ora continuare a seguire l’iter previsto. In particolare, è stato inserito un emendamento che di fatto blocca la gare sui servizi idrici. Con le modifiche della sinistra, i Comuni potranno tornare a gestire direttamente trasporti ed energia come rifiuti (tramite aziende speciali). Gli Enti Locali potranno così ripubblicizzare i servizi o assegnarli a terzi tramite una gara. Niente più gestioni in casa o alle assegnazioni dirette a SpA private in forma ma a controllo pubblico in sostanza; dovranno partecipare alle gare o cambiare denominazione, divenendo aziende speciali sulle quali gli Enti Pubblici eserciteranno un adeguato controllo. Ma, soprattutto, fine della corsia preferenziale destinata alle società miste, quell’ibrido di capitale pubblico e dividendi privati.
In definitiva, il ddl Lanzillotta ha subito un brusco stop che probabilmente spinge verso un ritorno al passato. In effetti, la questione delle privatizzazioni aveva assunto negli ultimi anni una fisionomia quasi grottesca. E’ difficile pensare che un privato agisca nel bene della collettività senza pensare alle logiche del guadagno e del business. La speranza è che la campagna ideologica a favore della privatizzazione del complesso dei servizi pubblici rientri e si ritorni alla gestione pubblica dei servizi verso la collettività. Risolvere un problema non vuol dire estirparlo alla radice. Le privatizzazioni sono nient’altro che un business sostenute fra l’altro da una campagna mediatica senza precedenti. E ci sarebbe da pensare e quantificare il business generato dalle privatizzazioni su cui le aziende e i loro “sponsor” politici si tuffano, al fine di comprendere realmente il motivo che spinge verso l’affidamento di un servizio pubblico ad un privato. Ma la domanda principale da porsi è: la privatizzazione di un servizio pubblico rappresenta un affare redditizio per il cittadino?il rapporto qualità-prezzo generato e quindi l’efficacia economica-sociale giustifica l’affidamento di un servizio pubblico ad un’azienda privata?Ai posteri l’ardua sentenza.
A cura di Gianluca
Oreto
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