Rapporto UE: In Italia rischio corruzione negli appalti pubblici
05/02/2014
La Commissione europea ha, recentemente, pubblicato la
Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione. Nell’allegato
sull’Italia viene precisato che “i legami tra politici,
criminalità organizzata e imprese e lo scarso livello di integrità
dei titolari di cariche elettive e di governo sono oggi tra gli
aspetti più preoccupanti, come testimonia l’elevato numero di
indagini per casi di corruzione, tanto a livello nazionale che
regionale”.
Nel documento di 16 pagine predisposto dall’esecutivo comunitario si legge che il 97% degli italiani ritiene che la corruzione sia un fenomeno dilagante in Italia (media UE del 76%) e il 42% afferma di subire personalmente la corruzione nel quotidiano (media UE del 26%) e che la mancanza di fiducia nelle istituzioni pubbliche risulta molto diffusa.
Secondo i dati raccolti dalla Commissione, le figure pubbliche verso le quali vi è maggior sfiducia sono i partiti politici, i politici nazionali, regionali e locali e i funzionari responsabili dell’aggiudicazione degli appalti pubblici e del rilascio delle licenze edilizie.
Il documento contiene uno specifico capitolo sugli appalti pubblici in cui viene precisato che in Italia il ricorso a procedure negoziate (soprattutto senza pubblicazione del bando) è più frequente della media: nel 2010 rappresentava infatti il 14% del valore dei contratti, contro il 6% della media dell’Unione. Questo fattore aumenta il rischio di condotte corrotte e fraudolente.
Viene, anche, precisato che secondo un sondaggio del 2013, per gli italiani la corruzione è un fenomeno diffuso negli appalti pubblici gestiti dalle autorità nazionali (70% degli italiani contro il 56% della media UE) e negli appalti gestiti dagli enti locali (69% degli italiani contro il 60% della media UE).
Nello specifico gli italiani ritengono le seguenti pratiche particolarmente diffuse nelle gare d’appalto pubbliche:
Veramente pesante il giudizio della Commissione europea quando afferma che in Italia il settore delle infrastrutture è quello in cui la corruzione degli appalti pubblici risulta più diffusa e che secondo studi empirici, la corruzione risulta particolarmente lucrativa nella fase successiva all’aggiudicazione, soprattutto in sede di controlli della qualità o di completamento dei contratti di opere/forniture/servizi.
Nel caso delle grandi opere pubbliche la corruzione è stimata a ben il 40% del valore totale dell’appalto.
L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo alcuni studi, l’alta velocità in Italia è costata:
Il Rapporto della Commissione europea si coclude con il suggerimento di dare maggiore attenzione ad alcuni aspetti tra i quali:
© Riproduzione riservata
Nel documento di 16 pagine predisposto dall’esecutivo comunitario si legge che il 97% degli italiani ritiene che la corruzione sia un fenomeno dilagante in Italia (media UE del 76%) e il 42% afferma di subire personalmente la corruzione nel quotidiano (media UE del 26%) e che la mancanza di fiducia nelle istituzioni pubbliche risulta molto diffusa.
Secondo i dati raccolti dalla Commissione, le figure pubbliche verso le quali vi è maggior sfiducia sono i partiti politici, i politici nazionali, regionali e locali e i funzionari responsabili dell’aggiudicazione degli appalti pubblici e del rilascio delle licenze edilizie.
Il documento contiene uno specifico capitolo sugli appalti pubblici in cui viene precisato che in Italia il ricorso a procedure negoziate (soprattutto senza pubblicazione del bando) è più frequente della media: nel 2010 rappresentava infatti il 14% del valore dei contratti, contro il 6% della media dell’Unione. Questo fattore aumenta il rischio di condotte corrotte e fraudolente.
Viene, anche, precisato che secondo un sondaggio del 2013, per gli italiani la corruzione è un fenomeno diffuso negli appalti pubblici gestiti dalle autorità nazionali (70% degli italiani contro il 56% della media UE) e negli appalti gestiti dagli enti locali (69% degli italiani contro il 60% della media UE).
Nello specifico gli italiani ritengono le seguenti pratiche particolarmente diffuse nelle gare d’appalto pubbliche:
- capitolati su misura per favorire determinate imprese (52%);
- abuso delle procedure negoziate (50%);
- conflitto di interesse nella valutazione delle offerte (54%);
- offerte concordate (45%);
- criteri di selezione o di valutazione poco chiari (55%);
- partecipazione degli offerenti nella stesura del capitolato (52%);
- abuso della motivazione d’urgenza per evitare gare competitive (53%);
- modifica dei termini contrattuali dopo la stipula del contratto (38%).
Veramente pesante il giudizio della Commissione europea quando afferma che in Italia il settore delle infrastrutture è quello in cui la corruzione degli appalti pubblici risulta più diffusa e che secondo studi empirici, la corruzione risulta particolarmente lucrativa nella fase successiva all’aggiudicazione, soprattutto in sede di controlli della qualità o di completamento dei contratti di opere/forniture/servizi.
Nel caso delle grandi opere pubbliche la corruzione è stimata a ben il 40% del valore totale dell’appalto.
L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo alcuni studi, l’alta velocità in Italia è costata:
- 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma-Napoli;
- 74 milioni di euro al chilometro tra Torino e Novara;
- 79,5 milioni di euro al chilometro tra Novara e Milano;
- 96,4 milioni di euro al chilometro tra Bologna e Firenze.
- 10,2 milioni di euro al chilometro della Parigi-Lione;
- 9,8 milioni di euro al chilometro della Madrid-Siviglia;
- 9,3 milioni di euro al chilometro della Tokyo-Osaka.
Il Rapporto della Commissione europea si coclude con il suggerimento di dare maggiore attenzione ad alcuni aspetti tra i quali:
- rafforzare il regime di integrità per le cariche elettive e di governo nazionali, regionali e locali;
- rendere più trasparenti gli appalti pubblici, prima e dopo l’aggiudicazione, come richiesto dalle raccomandazioni rivolte all’Italia a luglio 2013.
A cura di Ilenia
Cicirello
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