Riforma Professioni: Le risposte di Gianvito Graziano Presidente Consiglio nazionale geologi
14/05/2012
Alla fine del mese scorso, nell'occasione della pubblicazione di un
articolo sulla riforma delle professioni, in considerazione di
molteplici commenti dei nostri lettori, abbiamo posto ai Presidenti
del Consiglio nazionale dei Geologi, del Consiglio nazionale degli
Architetti e del Consiglio nazionale degli Ingegneri ed ai
Presidenti degli Ordini degli Architetti di Roma, Firenze e Torino
alcune domande che hanno avuto, le puntuali risposte di:
Pubblichiamo, oggi, le risposte di Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio nazionale dei Geologi?
D. Ritiene giusta una riforma della professione che modifichi l'attuale struttura regolata da norme che sono abbondantemente datate e che superi le attuali connotazioni in Consigli provinciali e Consiglio Nazionale?
R. Ritengo non solo giusta, ma soprattutto necessaria, una riforma delle professioni in senso ampio, che possa conferire agli organismi di rappresentanza delle categorie professionali nuovi e più moderne attribuzioni. Non c'è dubbio che gli ordinamenti ai quali facciamo ancora oggi riferimento si incentrino su attribuzioni per certi versi non più attuali, una su tutte la mera tenuta del registro degli iscritti. Auspicherei invece una connotazione più sociale dell'intero sistema ordinistico, volto a svolgere un vero ruolo di sussidiarietà nei confronti della pubblica amministrazione e della società civile. In questa direzione vedo con favore un ruolo di ente certificatore degli standard di lavoro professionali, proiettato verso sistemi ed obiettivi di qualità, come già accade in altri Paesi europei. Non si tratta dunque di abolire gli Ordini per far posto a nuovi istituti, si tratta piuttosto di rinnovare le attribuzioni degli Ordini stessi, al di la di come vogliamo chiamarli. Ma mi si permetta di dire che la riforma delle professioni continua ad essere largamente auspicata da tutti e dagli stessi Ordini professionali, ma ampiamente ignorata dai Governi, che, conditi da tanta demagogia, al massimo ci impongono sistemi di liberalizzazioni dagli effetti a volte nulli, altre volte devastanti, come nel caso dell'abolizione dei riferimenti alla tariffa.
D.Ritiene che l'attuale legge elettorale dei consigli provinciali e nazionali sia idonea a rappresentare i professionisti e che la stessa, con la possibilità di creazione di cordate, dia una possibilità quasi nulla di rappresentanza alle minoranze?
R. La legge elettorale, nonostante sia abbastanza recente, avrebbe già bisogno di modifiche, ma non tanto nella direzione della rappresentatività, ma soprattutto in quella delle modalità di espressione del voto. Faccio l'esempio dei geologi, che, organizzati in Ordini regionali e nel Consiglio Nazionale, esprimono in entrambi i casi il voto solo per suffragio. Proprio per la loro connotazione su base regionale e nazionale, questo comporta l'utilizzo massivo del voto per raccomandata, che ad ogni elezione da adito a contestazioni, nuovi ricorsi, con contenziosi che si prolungano poi per anni e che si rivelano sempre inutili ed improduttivi. Integrerei l'attuale legge con uno specifico riferimento alla cosiddetta questione etica, vietando cioè la candidatura di chi ha subito condanne penali o è stato oggetto di sanzioni disciplinari. Non vedo invece un problema di rappresentatività di minoranze, perché, se è pur vera la creazione di cordate, questa non garantisce l'automatica elezione. Non è detto infatti che di una lista risultino eletti tutti i componenti. Allo stesso tempo non è detto che la lista composta in larga misura dai consiglieri uscenti di un Ordine risulti quella vincente. Ne è un esempio l'elezione dell'attuale Consiglio Nazionale dei Geologi, la cui lista, che si contrapponeva a quella composta dai consiglieri e del Presidente uscenti, è risultata ampiamente vittoriosa. E' la categoria che ha scelto da chi vuole essere rappresentato, in piena applicazione della democrazia.
D. Ritiene corretto un unico albo con gli stessi diritti e con gli stessi doveri in cui possano confluire sia i liberi professionisti che i dipendenti?
Assolutamente si, nella misura in cui agli uni ed agli altri si impongano gli stessi doveri e si attribuiscano gli stessi diritti. Questo significa che tutti sono obbligati ad osservare le norme deontologiche della categoria, sia quando svolgono la propria attività professionale nei propri studi, sia quando la svolgono entro le attribuzioni della pubblica amministrazione, di qualunque ente pubblico e privato o dell'impresa. Un albo professionale già di per se racchiude professionisti appartenenti a diversi ambiti, quello della libera professione, ma anche quello universitario, quello della ricerca, dei dipendenti degli studi e delle società, ecc. Unire le diverse anime di una categoria non è semplice, ma l'unione rappresenterebbe un punto di forza della stessa. La collaborazione tra le diverse anime della geologia è uno degli obiettivi principali di questo Consiglio Nazionale dei Geologi, consapevole che questo Paese abbia bisogno per il suo sviluppo di quel "Risorgimento delle Scienze della Terra", che deve vedere tutti i diversi soggetti impegnati a collaborare, superando i retaggi e le tante incomprensioni del passato.
© Riproduzione riservata
- Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio nazionale dei geologi;
- Armando Zambrano, Presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri;
- Fabio Barluzzi, Presidente dell'Ordine degli Architetti di Firenze;
- Riccardo Bedrone, Presidente dell'Ordine degli Architetti di Torino.
Pubblichiamo, oggi, le risposte di Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio nazionale dei Geologi?
D. Ritiene giusta una riforma della professione che modifichi l'attuale struttura regolata da norme che sono abbondantemente datate e che superi le attuali connotazioni in Consigli provinciali e Consiglio Nazionale?
R. Ritengo non solo giusta, ma soprattutto necessaria, una riforma delle professioni in senso ampio, che possa conferire agli organismi di rappresentanza delle categorie professionali nuovi e più moderne attribuzioni. Non c'è dubbio che gli ordinamenti ai quali facciamo ancora oggi riferimento si incentrino su attribuzioni per certi versi non più attuali, una su tutte la mera tenuta del registro degli iscritti. Auspicherei invece una connotazione più sociale dell'intero sistema ordinistico, volto a svolgere un vero ruolo di sussidiarietà nei confronti della pubblica amministrazione e della società civile. In questa direzione vedo con favore un ruolo di ente certificatore degli standard di lavoro professionali, proiettato verso sistemi ed obiettivi di qualità, come già accade in altri Paesi europei. Non si tratta dunque di abolire gli Ordini per far posto a nuovi istituti, si tratta piuttosto di rinnovare le attribuzioni degli Ordini stessi, al di la di come vogliamo chiamarli. Ma mi si permetta di dire che la riforma delle professioni continua ad essere largamente auspicata da tutti e dagli stessi Ordini professionali, ma ampiamente ignorata dai Governi, che, conditi da tanta demagogia, al massimo ci impongono sistemi di liberalizzazioni dagli effetti a volte nulli, altre volte devastanti, come nel caso dell'abolizione dei riferimenti alla tariffa.
D.Ritiene che l'attuale legge elettorale dei consigli provinciali e nazionali sia idonea a rappresentare i professionisti e che la stessa, con la possibilità di creazione di cordate, dia una possibilità quasi nulla di rappresentanza alle minoranze?
R. La legge elettorale, nonostante sia abbastanza recente, avrebbe già bisogno di modifiche, ma non tanto nella direzione della rappresentatività, ma soprattutto in quella delle modalità di espressione del voto. Faccio l'esempio dei geologi, che, organizzati in Ordini regionali e nel Consiglio Nazionale, esprimono in entrambi i casi il voto solo per suffragio. Proprio per la loro connotazione su base regionale e nazionale, questo comporta l'utilizzo massivo del voto per raccomandata, che ad ogni elezione da adito a contestazioni, nuovi ricorsi, con contenziosi che si prolungano poi per anni e che si rivelano sempre inutili ed improduttivi. Integrerei l'attuale legge con uno specifico riferimento alla cosiddetta questione etica, vietando cioè la candidatura di chi ha subito condanne penali o è stato oggetto di sanzioni disciplinari. Non vedo invece un problema di rappresentatività di minoranze, perché, se è pur vera la creazione di cordate, questa non garantisce l'automatica elezione. Non è detto infatti che di una lista risultino eletti tutti i componenti. Allo stesso tempo non è detto che la lista composta in larga misura dai consiglieri uscenti di un Ordine risulti quella vincente. Ne è un esempio l'elezione dell'attuale Consiglio Nazionale dei Geologi, la cui lista, che si contrapponeva a quella composta dai consiglieri e del Presidente uscenti, è risultata ampiamente vittoriosa. E' la categoria che ha scelto da chi vuole essere rappresentato, in piena applicazione della democrazia.
D. Ritiene corretto un unico albo con gli stessi diritti e con gli stessi doveri in cui possano confluire sia i liberi professionisti che i dipendenti?
Assolutamente si, nella misura in cui agli uni ed agli altri si impongano gli stessi doveri e si attribuiscano gli stessi diritti. Questo significa che tutti sono obbligati ad osservare le norme deontologiche della categoria, sia quando svolgono la propria attività professionale nei propri studi, sia quando la svolgono entro le attribuzioni della pubblica amministrazione, di qualunque ente pubblico e privato o dell'impresa. Un albo professionale già di per se racchiude professionisti appartenenti a diversi ambiti, quello della libera professione, ma anche quello universitario, quello della ricerca, dei dipendenti degli studi e delle società, ecc. Unire le diverse anime di una categoria non è semplice, ma l'unione rappresenterebbe un punto di forza della stessa. La collaborazione tra le diverse anime della geologia è uno degli obiettivi principali di questo Consiglio Nazionale dei Geologi, consapevole che questo Paese abbia bisogno per il suo sviluppo di quel "Risorgimento delle Scienze della Terra", che deve vedere tutti i diversi soggetti impegnati a collaborare, superando i retaggi e le tante incomprensioni del passato.
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