Riforma Professioni tecniche, patto di sangue tra Ordini professionali e Casse

08/07/2011

Era nell'aria e le ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Leopoldo Freyrie, in merito alle liti tra le professioni tecniche e al mancato impegno del Governo a portare avanti una seria e condivisa riforma delle professioni intellettuali, hanno lasciato presagire che qualcosa sarebbe accaduto nel breve periodo. La dimostrazione è arrivata proprio dal CNAPPC che ha pubblicato un documento congiunto delle professioni tecniche e delle Casse sulla Riforma delle Professioni.

L'occasione è stata fornita dal Convegno "'Qualità e crescita economica", organizzato a Roma lo scorso 6 luglio dai consigli nazionali dei professionisti tecnici e dalle rispettive casse, durante il quale è stato condiviso un documento che serva come base di lavoro per avviare una riforma delle professioni condivisa da tutti gli attori coinvolti. "Abbiamo avviato un laboratorio comune di idee e progetti - ha detto Paola Muratorio, presidente di Inarcassa, la Cassa di previdenza e assistenza degli ingegneri e architetti liberi professionisti - perché l'attuale assetto dell'economia italiana e del mercato dei servizi professionali, oltre che il dibattito legislativo sulla riforma della libera professione, ci spingono a unire le nostre forze economiche e capacità progettuali, per rilanciare la nostra professione".
La Muratorio ha proseguito il suo intervento riconoscendo che la riforma deve essere avviata per favorire soprattutto i professionisti under 40 che oramai rappresentano quasi la metà della totalità degli iscritti agli ordini professionali. "L'accesso e l'affermazione nel mercato del lavoro - ha ammesso - è sì difficile, non certo a causa di restrizioni all'ingresso, ma per le sempre minori opportunità di lavoro, come dimostrano anche i dati sui redditi medi dei liberi professionisti tecnici, che nel 2009 ammontano a 26 mila euro, con drammatiche differenze tra Nord e Sud e tra uomini e donne".

La richiesta principale dei rappresentanti nazionali delle professioni tecniche è quella di partecipare insieme al Governo ad un tavolo sulle scelte in campo economico-sociale a sostegno delle professioni intellettuali. "Un tavolo - ha sottolineato Giuseppe Jogna, presidente del Consiglio nazionale periti industriali - che finché si mantiene solo su queste tre gambe non si reggerà mai bene, perché ne occorre una quarta: quella dei professionisti italiani". Il Presidente dei Periti è intervenuto comunicando le principali idee in cantiere:
  • la standardizzazione delle prestazioni professionali a un minimo garantito di qualità del servizio (superando il problema dei ribassi anomali che sta martoriando il settore dei lavori pubblici(;
  • la formazione di una rete tra gli studi professionali al fine di ottenere i vantaggi delle economie di scale, delle sinergie professionali e degli incentivi fiscali.

Il documento messo a punto parte dal presupposto che si sono persi circa due decenni dietro inutili pregiudizi ideologici, contrapposizioni interne alla classe politica, ignoranza della realtà quotidiana dei nostri mestieri. In più, l'assenza di visione da parte dei Governi sul ruolo fondamentale delle professioni ha dimostrato tutta la sua gravità nel momento della crisi, con la conseguenza che il danno è stato grave per i professionisti ma soprattutto per la crescita italiana.

Ciò premesso, la richiesta da parte delle professioni tecniche è quella di portare avanti seriamente una riforma condivisa basata su due principi fondamentali:
  • la deontologia professionale;
  • l'utilità sociale dei nostri mestieri.

Da anni le professioni tecniche richiedono l'innovazione delle norme ordinamentali, con proposte di riforma serie e adeguate, che ogni Governo sembra condividere salvo poi riavviare un processo incapace di arrivare in fondo. La richiesta è quella di avviare finalmente questo processo di riforma per favorire i cittadini e l'ambiente, adeguando le professioni ai principi di concorrenza basati sul merito e non sulle capacità economiche, utili ad uno sviluppo sostenibile del Paese.

Il documento conclude ammettendo che le professioni tecniche sono ormai pronte ad affrontare le nuove sfide e che si attende solo che il Governo, il Parlamento e le forze economiche e culturali del Paese discutano e condividano un vero progetto sul futuro delle professioni liberali che sono la testa pensante della crescita ordinata e sostenibile dell'Italia.

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A cura di Ilenia Cicirello


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