Riforma professioni contestata da Architetti e Ingegneri

26/05/2010

"Il testo depositato in commissione Giustizia ed Attività produttive recepisce le indicazioni espresse dal mondo professionale da oltre dieci anni, con l'intenzione non di fare solo una fotografia dell'esistente, per congelarlo in una cornice statica, e si preoccupa del futuro delle professioni intellettuali". Questa la dichiarazione dell'On.le Maria Grazia Siliquini, relatore in Commissione Giustizia del provvedimento di riforma delle professioni, durante la tavola rotonda organizzata dalla Cassa Italiana Previdenza e Assistenza dei Geometri.

In realtà, il disegno di legge per la riforma delle professioni ha suscitato più malcontenti che apprezzamenti dei diretti interessati delle professioni tecniche. Ancora una volta, infatti, dopo le dichiarazioni d'intenti iniziali, è bastato che la riforma tanto agognata si sia tradotta in proposta di disegno di legge, per far esplodere la polemica soprattutto di architetti ed ingegnere che, in particolare, ne contestano l'art. 4 che, tra le altre cose, l'accorpamento in un unico albo di geometri, periti industriali e periti agrari, la cancellazione delle sezioni "B" degli ordini e la confluenza dei tecnici junior in un unico albo separato dai laureati di secondo livello. Sul punto, il presidente degli Architetti, Massimo Gallione, ha dichiarato che "non si qualifica una professione incorporando architetti con laurea triennale a periti con diploma. Senza contare i problemi di competenze che la coesistenza verrebbe a porre".

In merito al reinserimento delle tariffe professionali, la Siliquini ha dichiarato che "le stesse vanno pattuite avendo riferimento alle minime e massime stabilite con decreto dal Ministero della Giustizia. Quando il committente è un ente pubblico, l'indicazione tariffaria del ministero è obbligatoria e vincolante". Su questo punto, il presidente Massimo Gallione è stato categorico affermando che "il reinserimento delle tariffe, almeno quelle per i lavori pubblici, non può ammettere deroghe".

Il testo presentato dalla Siliquini contiene anche le linee portanti della professione intellettuale, caratterizzata da titolo universitario e superamento dell'esame di stato, con iscrizione all'albo professionale e obbligo di formazione continua e di rispetto del vincolo deontologico, prevedendo altresì la distinzione tra l'attività professionale e l'attività d'impresa.

Durante la tavola rotonda, la Siliquini ha affermato che: "punti essenziali sono gli aspetti economici a sostegno dei giovani, che dovranno poter accedere liberamente alla professione attraverso l'unico criterio individuabile, quello della meritocrazia, e che dovranno poter svolgere un tirocinio effettivo, per la loro formazione professionale, che sia adeguatamente retribuito. Essenziale poi la previsione di nuovi strumenti, come il modello di società ad hoc per i professionisti".

Sulla nota dolente, riguardante l'accorpamento di ordini e collegi, la Siliquini ha ribadito il suo concetto affermando l'importanza che ne trarrebbero in termini di snellimento e razionalizzazione degli organismi di rappresentanza. La Siliquini, infine, ha precisato che: "La richiesta di modificazione dell'impostazione del vecchio DPR 328/2001, che in Italia ha portato a confusione e alla perdita del raccordo tra formazione e indirizzo professionale, va accolta, poiché esso ha portato alla nascita di una figura ibrida e pasticciata quale quella del professionista junior, inserito nelle sezioni "B" degli albi. Ricordo che il pasticcio sorto con il DPR 328/2001 è stato sempre stigmatizzato da tutti gli ordini, rappresentando un vero e proprio monstrum nato all'indomani della riforma universitaria del 3+2, oggetto di numerosi ricorsi proposti proprio dagli ingegneri, che hanno sempre contestato il secondo livello, perché ritenuto inutile e dannoso. Tutto ciò è talmente vero che l'85% degli iscritti alle sezioni "B" prosegue e completa il percorso magistrale di 5 anni!".

Su quest'ultimo punto, si attendono nuove reazioni da parte dei professionisti tecnici e da parte dei tecnici "junior" venutisi a trovare in una situazione di empasse a causa di scelte mal ponderate del governo (leggi sentenza corte dei conti sul 3+2).

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A cura di Ilenia Cicirello


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