Rischio tsunami in Sicilia, partito il progetto “Seismofaults”

29/06/2017

La fragilità del territorio isolano, ben nota in superficie a livello idrogeologico e sismico, si estende anche nei fondali che lo circondano, spesso in aree prossime a quelle antropizzate". Lo ha dichiarato l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in riferimento ai pericoli idrogeologici e sismici che provengono dal mare e che coinvolgerebbero anche la Sicilia.

Dal maggio del 2017 un nuovo progetto scientifico (SEISMOFAULTS), firmato Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR di Roma e Bologna), Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV di Roma, Palermo e Gibilmanna) e Sapienza Università di Roma, si propone di monitorare ed esplorare da vicino le faglie sismiche del Mar Ionio e dello Stretto di Messina. Nel mese di maggio, durante la campagna oceanografica SEISMOFAULTS 2017, il team scientifico SEISMOFAULTS (CNR, INGV e Sapienza), con l’assistenza della nave Minerva Uno e del suo equipaggio marittimo gestito dalla Sopromar, ha installato sui fondali del Mar Ionio, a profondità fino a circa 2600 m, otto sismometri e due moduli con sensori geochimici. Gli strumenti sono molto vicini ai potenziali epicentri dei terremoti e registreranno i movimenti del suolo in caso di eventi sismici e le emissioni gassose del fondale ionico per circa 12 mesi. Al termine di tale periodo, gli strumenti verranno sganciati dalla zavorra che li tiene ancorati in fondo al mare con un comando acustico inviato dalla superficie del mare e saliranno per galleggiamento in superficie dove saranno recuperati per procedere a un eventuale riutilizzo altrove.

A febbraio scorso, tra l’altro, sulla Gazzetta Ufficiale era stata pubblicata una direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri che istituiva il sistema di allertamento nazionale per i maremoti (Siam) generati da terremoti nel Mar Mediterraneo, sotto il coordinamento del dipartimento della Protezione civile.

Secondo il Catalogo degli tsunami euro-mediterranei (Emtc) elaborato dall'Ingv, l’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia, i maremoti accorsi nei dintorni dell’Isola sono stati più di 15, tra cui cinque nel Novecento. Tra gli eventi più tragici e catastrofici che hanno investito la Sicilia, si ricordano: quello del 1908 di Messina e Reggio Calabria, con oltre 80 mila vittime; quello della Val di Noto dei 1693; quello del 1940 nel golfo di Palermo; quello del 1988 che ha colpito le isole Eolie, con Vulcano e Lipari.

La fragilità del territorio isolano - secondo lo studio - nota in superficie, lo è meno a livello marino lungo i fondali che la circondano, e molto spesso vicino ai centri abitati. Da monitorare non solo le faglie marine ma anche vulcani sommersi, come il Marsili, il più grande vulcano sommerso d'Europa localizzato nel Tirreno tra Palermo e Napoli. Il progetto, iniziato circa un mese fa, col supporto della nave Minerva, i! team scientifico del progetto, ha installato a circa 2.600 di profondità, sui fondali del Mare Ionio, otto sensori geochimici. Gli strumenti sono piazzati in luoghi strategici considerati potenziali epicentri di eventi sismici, apparecchiature che monitoreranno il fondale Ionico per circa 12 mesi.

Il Centro, operativo sette giorni su sette, valuterà attraverso i dati, le probabilità che un evento sismico marino, posso generare uno tsunami, e i tempi medi che lo tsunami raggiunga le coste. Il sistema di monitoraggio servirà anche alla Protezione Civile, che dovrà incaricarsi di allertare le strutture competenti e raggiungere la popolazione interessata.

Secondo il Catalogo degli tsunami euro-mediterranei (Emtc) dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che raccoglie oltre 290 tsunami, nell'imminenza delle coste isolane ne sono stati registrati circa 15, dal più antico del 1169 nella Sicilia orientale, alla più recente onda anomala di Augusta del 1990 del terremoto di Santa Lucia di magnitudo 5.4.

Alla fine dell’osservazione, i moduli saranno recuperati e i dati elaborati dal progetto “Seismofaults” serviranno a individuare e definire le faglie potenzialmente a rischio tsunami presenti lungo i mari della Sicilia.

A cura di Salvo Sbacchis



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