SOCIETA’ ITALIANE DI INGEGNERIA: RILEVAZIONE ANNUALE SUL SETTORE

19/10/2009

In Italia il mercato dei servizi di ingegneria, già eroso da una metà che resta retaggio delle pubbliche amministrazioni, è ulteriormente complicato da una nuova forma di committenza: tutti i casi di contratti (dagli appalti di progettazione/costruzione a quelli a contraente generale, dalle concessioni ai ppp) in cui i proponenti per essere “proattivi” intervengono abbinando la progettazione alla costruzione relegando così le società di ingegneria a loro fornitrici.
L’esame dei bandi (pubblici) configura un mercato dei servizi che resta esangue - assai sotto la soglia del miliardo di euro all’anno - e frammentato - con una dimensione media di 171 mila euro (anche perché i “tagli grossi” sono bandi che abbinano lavori a servizi).
Nella generale povertà di gare si rileva una crescita della domanda di servizi per opere di edilizia sanitaria. Una “nicchia” che non solo traina la finanza di progetto ma – almeno sulla carta - permette una maggiore serietà dell’offerta e favorisce l’ingegneria organizzata.
La delusione è quella di una formula che era sembrata più selettiva (per le maggiori barriere di accesso) e quindi favorevole all’ingegneria organizzata - il partenariato pubblicoprivato: dopo gli entusiasmi dei primi anni 2000 si assiste a un ridimensionamento perché aggirare la carenza di risorse pubbliche non paga se le private non sono adeguatamente remunerate.
In assoluto il maggior “bluff” è il ricorso alla “finanza di progetto”: l’alto tasso di fallimento di queste iniziative denuncia non tanto difetti di progettazione, quanto ogni tipo di problemi nell’espletamento delle procedure in primis per incapacità di governo delle amministrazioni.
Tra le criticità, la piaga dei ribassi nelle offerte si aggrava: la media (nel mercato pubblico ma tendenzialmente anche nel privato) ha ormai raggiunto un terzo, ancor peggio di quanto non si rilevi per i lavori. Questo mette a rischio la qualità delle prestazioni intellettuali (e di conseguenza delle realizzazioni) e equilibrio economico delle società di ingegneria.

L’ingegneria organizzata (sia nella componente dei soli servizi che abbinata a lavori) che si riconosce nell’Oice fattura oltre 13 miliardi all’anno, cioè rappresenta quasi un punto del prodotto interno lordo italiano e impiega oltre 24 mila persone.
Qualifica la filiera di Federprogetti (la federazione di scopo di Confindustria a cui l’Oice partecipa con Animp, Anie, Assistal e Uami) che fattura 150 miliardi all’anno pari a quasi 10 punti del pil con 400 mila addetti.
L’Oice è anche componente essenziale - sul fronte dei servizi - della filiera delle costruzioni, che, con l’Ance, rappresenta quasi 11 punti del pil con un indotto di quasi due milioni di addetti. Pertanto il contributo all’economia dei due settori (impiantistica e costruzioni), entrambi qualificati dall’apporto dell’ingegneria, vale qualcosa come 20 punti del pil.
Inoltre l’ingegneria organizzata è “punta di diamante” verso l’estero perché esporta fino a due terzi della produzione (a fronte di poco più della metà per l’universo dell’impiantistica e di circa un quarto per l’economia italiana nel suo insieme) e acquisisce all’estero quote anche maggiori dei contratti con relativi effetti nel portafoglio ordini.
Dal punto di vista congiunturale, se il 2008 ha confermato la crescita dell’ingegneria organizzata (nell’esportazione e nella forza lavoro) e il 2009 si annuncia stabile (malgrado la recessione in atto), ma con una grave contrazione dei margini, il 2010 preoccupa ma potrebbe essere l’anno della ripresa (trainata da un risveglio della congiuntura mondiale).
A breve-medio termine l’ingegneria organizzata può contare su un portafoglio ordini che vale quasi 28 miliardi, oltre due anni di produzione. Ma il campanello d’allarme è dato dalla tendenza calante dei nuovi contratti: solo 17 miliardi acquisiti nel 2008 con l’aggravante rischio di dilazione - se non addirittura cancellazione - di contratti già in portafoglio.
In prospettiva il “sentimento” delle società Oice - a tutto settembre 2009 - è che la congiuntura del settore migliorerà se, in sequenza: il sistema finanziario tornerà stabile, i Paesi emergenti ritroveranno slancio e riprenderanno a investire massicciamente nell’oil&gas.
Scarsa o nessuna fiducia è riposta dagli operatori nel mercato nazionale (delle infrastrutture) la cui ulteriore depressione (malgrado gli annunci governativi) è data per scontata nel breve-medio periodo. Con la sola speranza, di un miglioramento del clima concorrenziale grazie a una “selezione naturale” dei soggetti.

Fonte: www.oice.it


© Riproduzione riservata

Documenti Allegati

Rilevazione .pdf

Link Correlati

www.oice.it