V Conto Energia: mantenere e rimodulare gli incentivi per il fotovoltaico
03/04/2012
Cresce l'interesse per il V Conto Energia. Più trascorre il tempo,
più germoglia il seme della diffidenza delle associazioni verso un
cambiamento annunciato per decreto già all'emanazione del IV Conto
Energia che all'art. 1 vincolava l'applicazione degli incentivi al
raggiungimento di un costo cumulato annuo degli incentivi tra 6 e 7
miliardi di euro.
Leggiamo i dati dei primi 4 sistemi di incentivazione.
Primo conto energia
Impianti in esercizio: 5.733
Potenza (kW): 163.857
Costo annuo (€): 95.385.821
Secondo conto energia
Impianti in esercizio: 203.756
Potenza (kW): 6.820.869
Costo annuo (€): 3.282.276.361
Terzo conto energia
Impianti in esercizio: 38.340
Potenza (kW): 1.534.121
Costo annuo (€): 636.574.591
Quarto conto energia
Impianti in esercizio: 93.248
Potenza (kW): 4.492.204
Costo annuo (€): 1.604.220.266
Totale conto energia
Impianti in esercizio: 341.077
Potenza (kW): 13.011.051
Costo annuo (€): 5.618.457.039
Considerando che i dati del IV Conto Energia sono relativi ai primi 3 mesi e che negli ultimi 3 mesi che restano chi doveva realizzare un impianto fotovoltaico cercherà di sbrigarsi il prima possibile, si arriverà a toccare la quota dei 6 miliardi entro al massimo la fine di aprile.
Dalla lettura delle bozze del V Conto Energia circolate negli ultimi giorni, si prevedono tempi duri per chi decidesse di investire nel fotovoltaico. Il nuovo sistema di incentivazione favorirà, infatti, i piccoli impianti e l'autoproduzione.
Il commento del WWF
Interessante è il commento del WWF che ha puntato il dito contro l'assenza di un piano industriale e di una programmazione energetica. "Gli incentivi per le rinnovabili vanno mantenuti e modulati sull'esigenza di tagliare (fino all'eliminazione completa) le emissioni di CO2 e di sviluppare l'economia del futuro, cioè la Green Economy, in Italia, non certo sulla necessità di tappare le falle di un sistema energetico distorto basato sui combustibili fossili".
Mariagrazia Midulla, Responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia, ha continuato ricordando che le ultime dichiarazioni del presidente dell'Enel Andrea Colombo, il quale ha dichiarato che "lo sviluppo delle rinnovabili, unito alla stagnazione della domanda, sta rendendo difficile la copertura dei costi di produzione degli impianti convenzionali, mettendone a rischio la possibilità di rimanere in esercizio", rappresenta un vero e proprio mea culpa dell'Enel e di molte altre utility per non aver saputo investire correttamente il proprio capitale.
Mariagrazia Midulla ha continuato "Ma la collettività non può farsi carico di questi errori, già paghiamo tutti l'assenza di un piano industriale che sostenga lo sviluppo dell'efficienza energetica e delle rinnovabili, per non parlare dei danni ambientali e alla salute che molti degli impianti convenzionali, in primis le centrali a carbone e a olio combustibile, producono. Paghiamo tutti, anche le imprese, l'assenza di una programmazione energetica che indichi alle aziende il contesto in cui operare: ecco cosa ci si guadagna a essere governati dalle spinte delle varie lobby".
La responsabile del WWF ha, inoltre, ricordato alcune cifre dal punto di vista occupazionale, rilevando in Germania oggi operano nel settore delle rinnovabili ben 340 mila addetti, mentre i lavoratori del carbone (base tradizionale dell'economia e della produzione energetica tedesca) sono ridotti a circa 50 mila. "Sarebbe suicida non pensare che anche in Italia occorre puntare sulla Green Economy, ma la continua incertezza in cui versa il settore delle rinnovabili, unita alle numerose barriere e lentezze burocratiche, rischiano di fermare quella che si configura come una vera e propria rivoluzione dal basso. Ora la politica deve fare la sua parte, non per difendere i vecchi privilegi, bensì per aiutare con equità l'affermazione del futuro".
"Quello del peso sulla bolletta è un falso problema - ha concluso Mariagrazia Midulla - Gli Italiani, che pagano ancora le compensazioni per il nucleare chiuso 25 anni fa e le accise sulla benzina per la guerra di Abissinia del 1935 non vogliono certo vedere cadere proprio gli investimenti sul futuro. L'importante è favorire un vero sviluppo industriale legato alla Green Economy e modulare gli incentivi in modo da garantire le migliori tecnologie e gli impianti che rappresentino un vero vantaggio economico e ambientale".
Il commento di GIFI-ANIE
Da segnalare l'ultimo commento di GIFI-ANIE che con il suo presidente Valerio Natalizia ha ricordato che nel solo 2011 la spesa per i combustibili fossili è stata di 60 miliardi di euro, e questo è un costo che si ripete ogni anno. Mentre il fotovoltaico con soli 7 miliardi di euro all'anno può soddisfare almeno il 10% della domanda elettrica nazionale grazie ad una fonte di energia pulita, non onerosa e che non abbiamo bisogno di importare. "La campagna mediatica sui costi del fotovoltaico è strumentale e di parte - ha affermato Natalizia - Ha ragione il Ministro Corrado Clini: non si possono sottolineare i costi delle rinnovabili e ignorarne i vantaggi. Nel solo 2011 il settore fotovoltaico ha generato 40 miliardi di euro di investimenti, per lo più privati, mentre il gettito IVA ha raggiunto i 4 miliardi. Negli ultimi 5 anni il fotovoltaico ha creato 100 mila posti di lavoro dei quali 20 mila addetti diretti e con età media inferiore ai 35 anni".
"La poca flessibilità degli impianti di produzione centralizzata è il vero limite allo sviluppo e all'innovazione del sistema elettrico italiano - continua Natalizia - L'obiettivo delle maggiori economie mondiali è la decarbonizzazione degli approvvigionamenti energetici. Solo promuovendo nuove tecnologie energetiche e infrastrutture di rete innovative si generano investimenti, si creano posti di lavoro, competitività ed indipendenza energetica dalle instabilità geopolitiche".
"Concordo con il Ministro Corrado Clini - conclude Natalizia - sulla necessità di ripulire le bollette elettriche da oneri impropri. Le famiglie italiane continuano a pagare per le fonti assimilate (che poco hanno di rinnovabile), per il nucleare e per gli sconti concessi alle grandi industrie come le acciaierie: questi oneri non generano ne innovazione e tantomeno competitività".
© Riproduzione riservata
Leggiamo i dati dei primi 4 sistemi di incentivazione.
Primo conto energia
Impianti in esercizio: 5.733
Potenza (kW): 163.857
Costo annuo (€): 95.385.821
Secondo conto energia
Impianti in esercizio: 203.756
Potenza (kW): 6.820.869
Costo annuo (€): 3.282.276.361
Terzo conto energia
Impianti in esercizio: 38.340
Potenza (kW): 1.534.121
Costo annuo (€): 636.574.591
Quarto conto energia
Impianti in esercizio: 93.248
Potenza (kW): 4.492.204
Costo annuo (€): 1.604.220.266
Totale conto energia
Impianti in esercizio: 341.077
Potenza (kW): 13.011.051
Costo annuo (€): 5.618.457.039
Considerando che i dati del IV Conto Energia sono relativi ai primi 3 mesi e che negli ultimi 3 mesi che restano chi doveva realizzare un impianto fotovoltaico cercherà di sbrigarsi il prima possibile, si arriverà a toccare la quota dei 6 miliardi entro al massimo la fine di aprile.
Dalla lettura delle bozze del V Conto Energia circolate negli ultimi giorni, si prevedono tempi duri per chi decidesse di investire nel fotovoltaico. Il nuovo sistema di incentivazione favorirà, infatti, i piccoli impianti e l'autoproduzione.
Il commento del WWF
Interessante è il commento del WWF che ha puntato il dito contro l'assenza di un piano industriale e di una programmazione energetica. "Gli incentivi per le rinnovabili vanno mantenuti e modulati sull'esigenza di tagliare (fino all'eliminazione completa) le emissioni di CO2 e di sviluppare l'economia del futuro, cioè la Green Economy, in Italia, non certo sulla necessità di tappare le falle di un sistema energetico distorto basato sui combustibili fossili".
Mariagrazia Midulla, Responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia, ha continuato ricordando che le ultime dichiarazioni del presidente dell'Enel Andrea Colombo, il quale ha dichiarato che "lo sviluppo delle rinnovabili, unito alla stagnazione della domanda, sta rendendo difficile la copertura dei costi di produzione degli impianti convenzionali, mettendone a rischio la possibilità di rimanere in esercizio", rappresenta un vero e proprio mea culpa dell'Enel e di molte altre utility per non aver saputo investire correttamente il proprio capitale.
Mariagrazia Midulla ha continuato "Ma la collettività non può farsi carico di questi errori, già paghiamo tutti l'assenza di un piano industriale che sostenga lo sviluppo dell'efficienza energetica e delle rinnovabili, per non parlare dei danni ambientali e alla salute che molti degli impianti convenzionali, in primis le centrali a carbone e a olio combustibile, producono. Paghiamo tutti, anche le imprese, l'assenza di una programmazione energetica che indichi alle aziende il contesto in cui operare: ecco cosa ci si guadagna a essere governati dalle spinte delle varie lobby".
La responsabile del WWF ha, inoltre, ricordato alcune cifre dal punto di vista occupazionale, rilevando in Germania oggi operano nel settore delle rinnovabili ben 340 mila addetti, mentre i lavoratori del carbone (base tradizionale dell'economia e della produzione energetica tedesca) sono ridotti a circa 50 mila. "Sarebbe suicida non pensare che anche in Italia occorre puntare sulla Green Economy, ma la continua incertezza in cui versa il settore delle rinnovabili, unita alle numerose barriere e lentezze burocratiche, rischiano di fermare quella che si configura come una vera e propria rivoluzione dal basso. Ora la politica deve fare la sua parte, non per difendere i vecchi privilegi, bensì per aiutare con equità l'affermazione del futuro".
"Quello del peso sulla bolletta è un falso problema - ha concluso Mariagrazia Midulla - Gli Italiani, che pagano ancora le compensazioni per il nucleare chiuso 25 anni fa e le accise sulla benzina per la guerra di Abissinia del 1935 non vogliono certo vedere cadere proprio gli investimenti sul futuro. L'importante è favorire un vero sviluppo industriale legato alla Green Economy e modulare gli incentivi in modo da garantire le migliori tecnologie e gli impianti che rappresentino un vero vantaggio economico e ambientale".
Il commento di GIFI-ANIE
Da segnalare l'ultimo commento di GIFI-ANIE che con il suo presidente Valerio Natalizia ha ricordato che nel solo 2011 la spesa per i combustibili fossili è stata di 60 miliardi di euro, e questo è un costo che si ripete ogni anno. Mentre il fotovoltaico con soli 7 miliardi di euro all'anno può soddisfare almeno il 10% della domanda elettrica nazionale grazie ad una fonte di energia pulita, non onerosa e che non abbiamo bisogno di importare. "La campagna mediatica sui costi del fotovoltaico è strumentale e di parte - ha affermato Natalizia - Ha ragione il Ministro Corrado Clini: non si possono sottolineare i costi delle rinnovabili e ignorarne i vantaggi. Nel solo 2011 il settore fotovoltaico ha generato 40 miliardi di euro di investimenti, per lo più privati, mentre il gettito IVA ha raggiunto i 4 miliardi. Negli ultimi 5 anni il fotovoltaico ha creato 100 mila posti di lavoro dei quali 20 mila addetti diretti e con età media inferiore ai 35 anni".
"La poca flessibilità degli impianti di produzione centralizzata è il vero limite allo sviluppo e all'innovazione del sistema elettrico italiano - continua Natalizia - L'obiettivo delle maggiori economie mondiali è la decarbonizzazione degli approvvigionamenti energetici. Solo promuovendo nuove tecnologie energetiche e infrastrutture di rete innovative si generano investimenti, si creano posti di lavoro, competitività ed indipendenza energetica dalle instabilità geopolitiche".
"Concordo con il Ministro Corrado Clini - conclude Natalizia - sulla necessità di ripulire le bollette elettriche da oneri impropri. Le famiglie italiane continuano a pagare per le fonti assimilate (che poco hanno di rinnovabile), per il nucleare e per gli sconti concessi alle grandi industrie come le acciaierie: questi oneri non generano ne innovazione e tantomeno competitività".
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A cura di Ilenia
Cicirello
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