Abuso d’ufficio: il reato non va eliminato
di Redazione tecnica - 04/12/2023
“Paura della firma o ansia del risultato” è il tema affrontato nel corso del Forum Asmel che si è tenuto nei giorni scorsi a Napoli. Di particolare rilievo l’intervento di Raffaele Cantone, procuratore generale di Perugia e già presidente ANAC, che si è soffermato sul tema della “burocrazia difensiva”.
Burocrazia difensiva: la conseguenza della paura della firma
Cantone ha avuto modo di sottolineare l’attualità del tema della “burocrazia difensiva”, alla stregua di quanto accade nel mondo anglosassone nell’ambito della “sanità difensiva”: come in ambito sanitario i medici si orientano a richiedere controlli e gli esami aggiuntivi, a volte anche inutili, per tutelarsi da possibili cause giudiziarie, allo stesso modo i funzionari pubblici sono portati ad appesantire la procedura nella paura delle responsabilità personali di natura penale e contabile a cui possono essere chiamati.
La soluzione, però non è eliminare i controlli o ampliare l’ambito della discrezionalità, ma è piuttosto quella di investire sulla certezza del diritto e sulla formazione specialistica. L’ex presidente ANAC ha quindi espresso perplessità sul progressivo smantellamento del reato di abuso di ufficio, ribadendo come non sia questa la strada corretta da seguire.
Non è mancato un riferimento ai rapporti non sempre sereni con i Comuni che hanno caratterizzato il suo periodo all’Anticorruzione:«il ruolo di Presidente ANAC mi ha consentito di superare alcuni pregiudizi che avevo nei confronti della Pubblica Amministrazione, abituato com’ero a vederne esclusivamente le patologie legate alla commissione dei reati contro la stessa PA. In quella esperienza ho imparato a conoscere un mondo articolato e complesso nel quale vivono tantissime possibilità oltre, naturalmente, ai noti problemi».
Infine, grande entusiasmo in merito alla candidatura dell’Italia per ospitare l’Autorità Europea Antiricilaggio (AMLA): una soluzione profondamente auspicabile in quanto «in tema di antiriciclaggio il nostro è l’unico Paese all’avanguardia. Ormai in tutti i contesti non esportiamo più la mafia ma l’antimafia, con un serie di criteri che riguardano proprio l’antiriciclaggio e che funzionano molto meglio che in altri luoghi. Credo inoltre che ci siano motivi anche simbolici per giustificare la presenza dell’AMLA proprio in Italia, basti pensare al ruolo fondamentale che ha avuto la Convenzione di Palermo, voluta fortemente anche da Giovanni Falcone, è da lì che il tema della lotta alla mafia è diventato un tema mondiale».
Il modello Asmel per i Comuni
Ad aprire il forum, il segretario generale di ASMEL Francesco Pinto, che si è soffermato sul ruolo assunto negli anni dall’Associazione, sottolineando la peculiarità del modello associativo cui aderiscono oltre il 50% dei Comuni italiani, «mettendoli in Rete per la gestione associata dei servizi comunali». Solo così, secondo Pinto, è possibile ottenere la massa critica sufficiente ad adeguate economie di scala. Una scelta premiata dai Soci dimostrata anche dalla crescita costante delle adesioni: «Oggi con 4265 Comuni soci siamo diventati una realtà pienamente legittimata che intende far sentire la propria voce ai tavoli governativi, a partire dalla riforma in atto del Testo Unico degli Enti locali», conclude.
© Riproduzione riservata
- Tag: