Case green: la direttiva UE sull'obbligo di efficientamento energetico

di Redazione tecnica - 17/01/2023

La transizione ecologica ed energetica si avvia sempre più a diventare un’azione concreta, ma anche controversa, come dimostrano le reazioni alla bozza di direttiva UE che introdurrebbe l’obbligo, per tutti gli edifici residenziali di rientrare nella classe energetica E entro il 1° gennaio 2030.

Immobili in classe energetica E: gli obblighi nella direttiva UE

Come specificato nella bozza, il 1° gennaio 2030 rappresenterà solo un primo step, a cui seguirà, nel 2033, l’obbligo di passaggio in classe D. L’obiettivo finale è quello di arrivare a zero emissioni nel 2050, riducendo i consumi energetici di circa il 25%, tramite interventi di efficientamento degli immobili e delle abitazioni che includono l’installazione del cappotto termico, la sostituzione degli infissi, l’installazione di nuove caldaie a condensazione e l’utilizzo di pannelli solari.

Dalla norma dovrebbero rimanere esclusi al momento i palazzi storici, le chiese e gli altri edifici di culto, le case vacanza e le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 mq. In ogni caso, non si porranno i paventati limiti alle compravendite o alle locazioni per gli immobili in classe energetica inferiore e le eventuali sanzioni saranno stabilite dai singoli Governi della UE.

Differenze tra edifici nuovi ed esistenti

Le misure differiscono tra edifici nuovi ed edifici esistenti. Nel caso di edifici esisitenti verrà introdotto un sistema basato sulle norme minime di prestazione energetica, corrispondenti alla quantità massima di energia primaria che gli edifici possono utilizzare per mq/anno.

Per gli edifici esistenti non residenziali, gli Stati hanno deciso di fissare due soglie massime di prestazione energetica, basate sul consumo di energia primaria, pari rispettivamente al 15% e al 25% consumato da immobili con le prestazioni peggiori in uno Stato membro. La prima dovrà essere raggiunta entro il 2030, la seconda nel 2034.

Le reazioni alla proposta

Il pacchetto di misure ha portato più di una perplessità, sia da parte della classe politica, che parla di una "patrimoniale camuffata", che nel settore edile. Una voce su tutte, quella di Ance. La presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, Federica Brancaccio, ha precisato che “Serve un’azione rapida ma su due piani, con uno strumento strutturale per la riqualificazione edilizia a livello nazionale e con richiesta dell’Italia di flessibilità e aiuti a livello europeo”. Non solo: come ribadisce ANCE, quello della riqualificazione energetica rappresenta sicuramente un tema scottante per l’Italia dove su 12,2 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni risultano particolarmente inquinanti e non sono in grado di garantire le performance energetiche richieste.

Dello stesso avviso anche Asso Ingegneri e Architetti: secondo il Presidente Nazionale, Alberto Molinari, l’imposizione di nuovi standard di efficienza energetica porterebbe a un disastro sul mercato immobiliare per la peculiarità del patrimonio italiano: “Si sarebbe in presenza di migliaia di borghi abbandonati a se stessi: intere comunità quasi 8000 Comuni - senza più valore: un impoverimento delle quotazioni e del valore degli immobili e di conseguenza delle famiglie e dello Stato".

Il rischio, secondo Molinari, è quello che si possa creare una nuova bolla speculativa: “dati i tempi ristretti, andremmo incontro ad un nuovo aumento del costo dei materiali, delle materie prime, dei ponteggi della manodopera oltre all’impossibilità di trovare Professionisti per dare inizio ai lavori”. La richiesta all’esecutivo è quindi di creare un tavolo tecnico “dove si possa studiare ed intervenire in modo strategico senza essere abbandonati a nuove speculazioni di sorta” conclude.

La bozza verrà discussa in Commissione Energia il 9 febbraio 2023, dopo l’analisi degli oltre 1.500 emendamenti presentati dagli eurodeputati, a riprova di come il pacchetto di misure, per rimanere in tema edilizio, sarà un bel mattone da digerire per tutti.



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