Certificato di destinazione urbanistica: cos'è e quando serve?

di Redazione tecnica - 03/03/2025

Il Certificato di Destinazione Urbanistica (CDU) è un documento fondamentale per conoscere la destinazione d’uso di un terreno e le relative prescrizioni urbanistiche. Richiesto in diverse situazioni, dalla compravendita di terreni alla richiesta di permessi di costruire, il CDU fornisce informazioni essenziali per valutare la possibilità di edificazione, eventuali vincoli e le norme applicabili.

Esso costituisce uno stato di fatto della destinazione urbanistica di un terreno, in possesso dell'Amministrazione e in quanto tale rappresenta un atto ufficiale e dichiarativo.

Certificato di Destinazione Urbanistica: a cosa serve?

Il Certificato di Destinazione Urbanistica (CDU) è un documento che attesta la destinazione urbanistica di un terreno, in base alle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti (Piano Regolatore Generale - PRG, Piano Urbanistico Comunale - PUC, Piani di Lottizzazione, ecc.).

Il CDU riporta informazioni come:

  • la classificazione urbanistica del terreno (agricolo, edificabile, area a servizi, ecc.);
  • le prescrizioni urbanistiche vigenti, inclusi eventuali vincoli (es. paesaggistici, idrogeologici, archeologici);
  • l’indice di edificabilità, se applicabile.

Il certificato ha una validità di un anno dalla data di rilascio, salvo modifiche degli strumenti urbanistici nel frattempo intervenute.

Quando serve il Certificato di Destinazione Urbanistica?

Il CDU è necessario in diverse situazioni, tra cui:

  • compravendita di terreni: è obbligatorio per il trasferimento di diritti reali su terreni superiori a 5.000 mq, ai sensi dell’art. 30, comma 2, del Testo Unico Edilizia (d.P.R. n. 380/2001);
  • richiesta di permessi di costruire: serve per verificare se un’area è edificabile;
  • procedure di successione: può essere richiesto per valutare il valore del terreno ai fini fiscali;
  • accesso a finanziamenti agricoli: nel caso di domande di contributi per interventi di miglioramento fondiario o attività agricole.

Ed è proprio quest’ultimo caso al centro della sentenza del TAR Puglia del 25 febbraio 2025, n. 272 con la quale è stato accolto il ricorso di un imprenditore agricolo, che aveva richiesto la rettifica degli elaborati del PPTR Puglia, che classificavano i terreni adibiti da tempo a seminativo nella categoria residuale pascoli e prati naturali, impedendogli di accedere a dei finanziamenti per attività agricola.

 

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