Cessione dei crediti edilizi, sequestri preventivi per oltre 3,6 miliardi di euro

di Redazione tecnica - 02/12/2022

Oltre 3,6 miliardi di euro di crediti edilizi sono stati sottoposti a sequestro preventivo grazie alle indagini condotte dalla Guardia di Finanza tra novembre 2021 e novembre 2022.

Sequestro preventivo crediti edilizi, il documento della Guardia di Finanza

È certamente questo il dato che colpisce di più del documento depositato dalla Guardia di Finanza nel corso dell'Audizione in 5a Commissione (Programmazione economica, Bilancio) al Senato per l'esame del disegno di legge di conversione del Decreto Legge n. 176/2022 (Decreto Aiuti-quater).

Nel corso del ciclo di audizioni è stato ascoltato il Col. T.St Marco Thione, Capo Ufficio Tutela Entrate del Comando Generale della Guardia di Finanza che relativamente all'art. 9 ha precisato che il superbonus messo a punto con il Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) rappresenta solo uno dei molteplici benefici fiscali previsti dal legislatore in materia edilizia.

Secondo la Guardia di Finanze è proprio su questi ultimi che le attività investigative hanno messo in luce grandi rischi di frode e di riciclaggio derivanti dalla circolazione non adeguatamente presidiata di tali crediti d’imposta.

Viene precisato che l’assetto normativo originario che disciplinava la materia è stato progressivamente perfezionato dalle misure di volta in volta introdotte dal legislatore, che hanno tratto anche spunto dalle risultanze delle indagini eseguite dai reparti del Corpo, su delega della Magistratura e in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, su tutto il territorio nazionale.

Ricordiamo, infatti, l'estensione a novembre 2021 dei meccanismi di controllo già vigenti per il superbonus anche a tutti gli altri bonus edilizi che utilizzavano il meccanismo di cessione del credito (visto di conformità e asseverazione di congruità delle spese).

La struttura del documento della Guardia di Finanza

Il documento depositato al Senato fornisce un quadro esaustivo dell’azione sviluppata dalla Guardia di Finanza definendo:

  • una breve ricostruzione dell’evoluzione normativa in materia di bonus edilizi;
  • il dispositivo operativo messo in campo dal corpo e le principali fenomenologie illecite emerse;
  • le prospettive operative per il prossimo futuro.

Relativamente alla ricostruzione normativa, viene puntualizzata la parte del Decreto Legge n. 157/2021 (Decreto antifrode) mediante il quale sono state introdotte specifiche misure (prima non previste):

  • l’estensione degli obblighi di documentazione già previsti per il superbonus, ossia il visto di conformità e l’asseverazione della congruità delle spese sostenute, anche in caso di opzione per la cessione del credito o “sconto in fattura” relativa alle altre agevolazioni fiscali;
  • il divieto per i soggetti sottoposti alla disciplina antiriciclaggio, in primis le banche, di acquistare il credito in tutti i casi in cui ricorrono i presupposti per l’invio delle segnalazioni per operazioni sospette ovvero quando si trovano nell’impossibilità oggettiva di effettuare l’adeguata verifica della clientela, con conseguente obbligo di astensione;
  • la possibilità per l’amministrazione finanziaria di operare controlli preventivi sulla circolazione dei crediti d’imposta in argomento e, rilevata la presenza di specifici alert di rischio, di sospendere temporaneamente gli effetti delle comunicazioni delle cessioni dei crediti, nella prospettiva di un blocco definitivo degli stessi.

Gli strumenti messi in campo dalla Guardia di Finanza

Non appena sono stati colti i primi segnali di frodi, la Guardia di Finanza ha messo a punto un’apposita strategia di intervento, fondata su tre pilastri:

  • tecnologia;
  • prevenzione;
  • repressione.

Sono stati rilasciati ai reparti nuovi applicativi informatici che hanno agevolato l’individuazione delle frodi, consentendo di ricostruire tutta la “filiera” delle cessioni. Anche grazie ai nuovi strumenti informatici si è prioritariamente agito in un’ottica preventiva: risultava, infatti, di fondamentale importanza intervenire con ogni tempestività al fine di scongiurare che il credito fittizio venisse monetizzato e che il relativo profitto del reato fosse occultato. In tale contesto, hanno assunto un ruolo centrale le analisi del rischio svolte dal nucleo speciale entrate, in collaborazione con il settore contrasto illeciti dell’Agenzia delle Entrate.

Le analisi operate hanno consentito – nel giro di poche settimane – di pervenire al blocco preventivo di oltre un miliardo di euro di crediti relativi a posizioni che presentavano abnormi elementi di rischio e che quindi sottendevano operazioni presumibilmente inesistenti. La cifra distintiva dell’azione operativa del corpo si è manifestata nell’azione di repressione dei crimini in atto, attraverso l’esecuzione di investigazioni penali. Sono state avviate decine di indagini in pochi mesi in tutte le Regioni italiane, con intercettazioni, accertamenti bancari, pedinamenti, analisi di bilanci e dichiarazioni fiscali, che si sono concluse con arresti e sequestri di crediti fittizi e di proventi illeciti. Sono emersi modelli seriali di evasione e di riciclaggio, in alcuni casi ideati da professionisti che operavano come veri e propri “registi” di tali schemi illeciti.

I numeri delle frodi

Un dato riassume l’entità e l’efficacia dello sforzo operativo del corpo nel settore: da novembre del 2021 ad oggi, ossia nel giro di circa un anno, le indagini hanno consentito di sottoporre a sequestro preventivo crediti d’imposta inesistenti per oltre 3,6 miliardi di euro.

Crediti che, in assenza di un intervento tempestivo e coordinato tra gli organi dell’amministrazione finanziaria, sarebbero stati compensati con debiti tributari e previdenziali, con conseguenti ingenti perdite per l’erario.

Le fenomenologie ricorrenti

Dalle indagini condotte è emersa un'ampia casistica di frodi fiscali, le cui fenomenologie più ricorrenti possono essere così riassunte:

  • lavori edilizi necessari a conferire il diritto alla detrazione mai avviati;
  • crediti oggetto di plurime cessioni “a catena” che coinvolgono imprese con la medesima sede e/o con gli stessi legali rappresentanti, costituite in un breve arco temporale, che hanno ripreso ad operare dopo un periodo di inattività o che da poco si sono formalmente “riconvertite” all’edilizia, i cui soci o amministratori sono nullatenenti, irreperibili e/o gravati da precedenti penali;
  • immobili sui quali sarebbero stati eseguiti gli interventi agevolati non riconducibili ai beneficiari originari delle detrazioni;
  • lavori edilizi incompatibili con le dimensioni imprenditoriali dei soggetti che li avrebbero effettuati e che avrebbero praticato lo “sconto in fattura”;
  • provviste ottenute con la monetizzazione dei crediti trasferite all’estero o reinvestite in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative.

Secondo la Guardia di Finanza "Particolarmente offensivo si è rivelato il citato fenomeno delle cessioni “a catena”, preordinate ad ostacolare i controlli e l’accertamento delle responsabilità dei soggetti coinvolti, rendendo, al contempo, difficoltosa per chi acquista il credito in buona fede e, in particolare, per gli istituti di credito, l’effettuazione di una corretta due diligence sui profili soggettivi e oggettivi delle operazioni".



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Documenti Allegati

Memoria Guardia di Finanza