Cessione del credito: per alcuni è più che una possibilità
di Redazione tecnica - 11/04/2023
“La cessione del credito non è un diritto, ma una possibilità” rimarrà probabilmente la frase più famosa (almeno finora) del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, pronunciata pochi giorni prima dell’approvazione del Decreto Aiuti-Quater, provvedimento che avrebbe portato a una prima rimodulazione del Superbonus; una frase forte, che tutto lasciava presagire ma non addirittura il fosco quadro dipinto poi con l’entrata in vigore del Decreto Blocca Cessioni che ha segnato, tra il 16 e il 17 febbraio 2023, uno spartiacque degno di Mosè per l’utilizzo delle opzioni alternative alle detrazioni dirette. Almeno per quanto riguarda Superbonus e bonus edilizi.
Cessione del credito: una possibilità per molti ma non per tutti
E anche se con la conversione in legge del D.L. n. 11/2023 alcune posizioni si sono ammorbidite, prevedendo un sistema di eccezioni, lo stop alle opzioni alternative disciplinate dall’art. 121 del D.L. n. 34/2020 (Decreto Rilancio) per gli interventi di riqualificazione energetica, di miglioramento del rischio sismico e in generale di recupero del patrimonio edilizio, è diventato realtà.
Come più volte spiegato dal Governo - ma di fatto mai dimostrato con numeri alla mano - l’inversione di rotta è stata resa necessaria dal buco creato nelle casse dello Stato da un uso indiscriminato delle agevolazioni fiscali per lavori edilizi, costringendo di fatto a un blocco praticamente definitivo (al netto delle eccezioni previste sia nella prima versione del decreto, che con le modifiche inserite in fase di conversione).
Decreto Energia: ok alla cessione dei crediti d'imposta
Il tutto sempre al grido della cessione del credito come possibilità e non come diritto. Ma la regola a quanto pare vale solo nel campo dei bonus edilizi. Lo dimostra il recente D.L. n. 34/2023, recante “Misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonche' in materia di salute e adempimenti fiscali”, con il quale sono state prorogate le msiure a sostegno degli aumenti dei costi di energia elettrica e del gas naturale per le imprese.
Nel dettaglio, il provevdimento conferma anche per il secondo trimestre 2023 un contributo straordinario, sotto forma di credito d’imposta pari al:
- 20% delle spese sostenute dalle imprese energivore per l’acquisto di energia elettrica e di gas naturale;
- 10% per l'energia elettrica e 20% nel caso del gas naturale nel caso di imprese dotate di contatori di energia elettrica di potenza disponibile pari o superiore a 4,5 kW.
Il credito d’imposta è riconosciuto anche in relazione alla spesa per l’energia elettrica prodotta autoconsumata nel secondo trimestre dell’anno 2023.
Il tutto senza alcuna limitazione: l’art. 4, comma 8, del Decreto stabilisce che i crediti d’imposta sono cedibili, solo per intero, dalle imprese beneficiarie ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari, senza facoltà di successiva cessione, fatta salva la possibilità di due ulteriori cessioni solo se effettuate in favore di banche e intermediari finanziari, di società appartenenti a un gruppo bancario, ovvero di imprese di assicurazione autorizzate ad operare in Italia ai sensi del codice delle assicurazioni private e ferma restando l’applicazione delle disposizioni dell’articolo 122 -bis, comma 4, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, per ogni cessione intercorrente tra i predetti soggetti, anche successiva alla prima.
Ciliegina sulla torta è appunto il paragrafo finale del comma: “Si applicano le disposizioni dell’articolo 122 -bis nonché, in quanto compatibili, quelle dell’articolo 121, commi da 4 a 6, del citato decreto-legge n. 34 del 2020”.
Con buona pace di tutti, in questo caso la cessione non è un diritto, né una possibilità. È un’assoluta certezza.
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