Commissariamento opere fallimento delle procedure ordinarie
di Redazione tecnica - 03/07/2021
Non è una novità recente, l'Italia è un Paese che ha sempre dato il suo meglio in emergenza. Lo stato di emergenza stimola la creatività e deroga al regole che spesso ingabbiano le scelte. Ed è proprio questo il motivo (stiamo scherzando) che ha sempre spinto le grandi opere del nostro territorio verso un limbo deregolamentato.
Il Codice dei contratti
L'attuale formulazione del Decreto Legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (Codice dei contratti pubblici) non è la classica eccezione che conferma la regola. Anzi, le grandi opere, che più di tutte necessiterebbero di procedure attente, confermano la regola italiana di derogare alle norme ordinarie.
Se n'è accorta (da tempo) l'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) che in tempi non sospetti è stata molto critica verso i commissariamenti di certe opere che hanno portato a bolle normative spesso dalla dubbia portata. Concetto rimarcato recentemente in audizione presso le Commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera dei Deputati nell’ambito dell’esame dello Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante l'individuazione di ulteriori interventi infrastrutturali da realizzare ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, e dei commissari straordinari individuati per ciascuna opera.
Commissariamento, fallimento delle leggi ordinarie
Il Vicepresidente ANCE per le Opere Pubbliche, Edoardo Bianchi, ha evidenziato come la necessità di nominare commissari per la realizzazione delle opere pubbliche in Italia rappresenti il fallimento delle leggi ordinarie, tanto è vero che si parla di Commissari già dal 2018, ben prima dello scoppio della pandemia e della crisi che ne è seguita.
Ance evidenzia che "tra l’elenco delle opere già commissariate e quelle nuove da commissariare si arriva a un totale di 101 opere per circa 96 miliardi di euro. Al riguardo, ha manifestato preoccupazione sulle modalità e sulle regole con le quali i relativi cantieri potranno aprire. E’ bene chiarire che solo le imprese strutturate e dotate delle competenze necessarie potranno lavorare ai cantieri del Recovery".
Il Codice dei contratti e il PNRR
Non è un mistero che uno degli obiettivi del Governo Draghi per non vanificare le risorse europee del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR) sia quello di rivedere le regole previste dal Codice dei contratti. Codice che allo stato attuale è visto da tutti come una pesante palla al piede.
La Metro C di Roma e l’Acquedotto del Peschiera
Il Vicepresidente Bianchi ha, inoltre, evidenziato che "vi sono alcuni lavori come la Metro C di Roma o l’Acquedotto del Peschiera che sono caratterizzati da una unicità di realizzazione che, per natura e complessità delle opere, richiedono player dotati di uno specifico profilo e non potranno essere appaltate e suddivise in lotti. Vi sono, poi, opere e progetti che, per la propria natura, devono essere suddivisi in lotti riguardando interventi manutentivi e/o di implementazione delle infrastrutture esistenti, come ad esempio l’ammodernamento della E45 o la “strada dei due mari Fano - Grosseto”".
"Al riguardo, è opportuno scongiurare - continua una nota dell'ANCE - che vi siano accorpamenti surrettizi di nessuna utilità e funzionalità per il rispetto dei tempi del Recovery. Concentrare tutti i lavori in uno o due grandi player potrebbe esporre al rischio che in caso di fallimento o di difficoltà della impresa principale i lavori si bloccherebbero esponendo il Paese al rischio sanzioni da parte della UE".
I criteri di selezione delle imprese da invitare
"Il Vicepresidente ha - infine - sottolineato l’importanza di definire con maggiore chiarezza sia i criteri con cui i Commissari dovranno selezionare le imprese da invitare alle singole procedure di affidamento (serve la conoscibilità dei bandi di gara) e sia le regole che i Commissari dovranno rispettare nella loro azione quotidiana. L’indeterminatezza del rimando al solo rispetto “della normativa antimafia, delle norme penali e di quelle europee” potrebbe, infatti, frenare l’operatività dei Commissari nel timore di azioni risarcitorie future, una volta superata l’emergenza".
Occorre in definitiva una maggiore definizione puntuale dell’ambito entro cui i commissari possono operare.
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