Coordinamento finanza pubblica: il report 2023 della Corte dei Conti
di Redazione tecnica - 01/06/2023
Un'Italia che, nonostante numerose difficoltà, ha basi economiche solide sulle quali affrontare sfide complesse come la crescita e il debito. La conferma arriva dal Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti, con il quale la magistratura contabile ha fornito spunti e analisi sullo stato e le prospettive delle politiche di bilancio.
Coordinamento della finanza pubblica: il rapporto 2023 della Corte dei Conti
Il documento è articolato in quattro parti principali:
- la prima esamina gli andamenti dell’economia e dei conti pubblici, offrendo alcune riflessioni sugli effetti macroeconomici del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e sugli impatti microeconomici e distributivi delle misure varate nell’ultimo biennio a contrasto del caro energia.
- la seconda valuta alcuni aspetti strutturali che connotano oggi le principali imposte e voci del sistema tributario quali l’Irpef, l’Iva e le spese fiscali;
- la terza analizza la spesa pubblica in tre cruciali segmenti delle uscite primarie correnti (previdenza, assistenza e sanità)
- la quarta si sofferma sull’andamento degli investimenti pubblici, in relazione agli investimenti fissi lordi degli Enti territoriali - Comuni in generale e comparto sanitario in particolare – e sull’avanzamento del PNRR, tema decisivo già oggetto della Relazione semestrale resa dalla Corte al Parlamento lo scorso mese di marzo ai sensi dell’art. 7, comma 7, del d.l. 77/2021.
L'andamento generale dell'economia
Nel documento, i magistrati contabili evidenziano le ottime capacità di resistenza dimostrate dall’economia italiana ai ripetuti shock che hanno contrassegnato lo scenario nazionale e internazionale, che rappresentano una solida base per la ripartenza e spingono ad affrontare con fiducia le complesse sfide legate alla necessità di accrescere durevolmente il tasso di sviluppo e ridurre il peso del debito pubblico nel nuovo quadro di governance economica dell’Unione europea.
Pur in tale contesto le attività in Italia hanno infatti superato, nel corso del 2022, i livelli precedenti la crisi pandemica, con una crescita del Pil (+3,7%) ancora sostenuta dalla domanda interna (4,6%). Gli indicatori economici riferiti ai primi mesi del 2023 confermano la moderazione dei ritmi produttivi, ma evidenziano un maggiore dinamismo dell’economia italiana rispetto alla media dell’area Euro.
Ha orientamento favorevole anche il quadro occupazionale, mentre l’inflazione acquisita per il 2023 è pari al +5,4% per l’indice generale e al +4,6% per la componente di fondo. Segnali incoraggianti si traggono, tuttavia, dall’andamento dei prezzi alla produzione.
La ripresa del primo trimestre supporta le stime macroeconomiche contenute nel DEF, che hanno rivisto in rialzo la crescita Pil di tre decimi di punto, valutandola, per il 2023, all’1%. Nel quadro programmatico essa si rafforzerebbe nel 2024 (1,5%), per poi affievolirsi nel biennio successivo (1,3 e 1,1%), convergendo verso il potenziale.
L'impatto del PNRR sul PIL
In ambito PNRR, un aspetto non adeguatamente considerato nel dibattito pubblico è il fatto che, nonostante la revisione delle stime dell’impatto del Piano sul livello del prodotto, sono tuttora molto forti, in termini di velocità, gli effetti di cui il PNRR è accreditato in termini di variazione del Pil: nel quadriennio 2023-2026 due terzi del tasso di crescita medio annuo prefigurato nel DEF sono, infatti, ascrivibili al Piano (1,2%, a fronte dello 0,4 in assenza di PNRR).
Infine, nel 2022 il debito pubblico ha continuato a ridursi in quota di Pil (dal 149,9 al 144,4%) e dopo l’inversione di tendenza registrata nel 202, la discesa sta proseguendo a ritmi elevati e più significativi di quanto prefigurato sia nel DEF 2022 che nella successiva Nota di aggiornamento.
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