Correttivo Codice dei contratti: occasione importante o banale routine?
di Gianluca Oreto - 19/11/2024
La riforma del 2023, con la pubblicazione del D.Lgs. n. 36/2023, ha rappresentato un passo necessario per migliorare l’impianto normativo introdotto con il D.Lgs. n. 50/2016. Quest’ultimo, com’è noto, era gravemente compromesso da una frammentazione che aveva disperso la normativa tra decreti ministeriali e linee guida (vincolanti e non), molti dei quali mai pubblicati, generando confusione tra gli operatori.
La riforma del Codice dei contratti
Nello sviluppo dello schema di D.Lgs., poi confluito nell'attuale Codice dei contratti, il Consiglio di Stato (a cui è stato affidato il compito dal Governo Draghi) avrebbe potuto fare meglio. Tuttavia, le tempistiche estremamente ristrette, aggravate dalla pausa estiva del 2022, non hanno certo giocato a favore di un risultato ottimale.
Detto ciò, va riconosciuto un merito importante alla riforma del 2023: quello di aver restituito ordine e chiarezza a un quadro normativo altrimenti esploso. La suddivisione in libri, l'introduzione di principi chiari e gli allegati legislativi concepiti come un vero e proprio regolamento rappresentano una scelta strutturale efficace.
Se il poco tempo a disposizione ha giocato un ruolo fondamentale nella scrittura del D.Lgs. n. 36/2023, così non potrà dirsi del prossimo correttivo, il cui schema è stato recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri e che si appresta a ricevere i necessari pareri previsti dalla Legge delega n. 78/2022.
Il penultimo periodo comma 4, art. 1, della Legge n. 78/2022, infatti, ha disposto che “Entro due anni dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi di cui al comma 1, il Governo può apportarvi le correzioni e integrazioni che l’applicazione pratica renda necessarie od opportune, con la stessa procedura e nel rispetto dei medesimi princìpi e criteri direttivi di cui al presente articolo”.
Dopo una consultazione promossa dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a cui hanno partecipato da luglio scorso 94 stakeholders, di cui 77 operatori privati e 17 soggetti pubblici, che hanno presentato circa 630 contributi, l’auspicio dovrebbe essere quello di veder pubblicato un correttivo “migliorativo”.
Purtroppo, però, l’attuale versione del correttivo sta mostrando tutti i limiti di alcune scelte dell’esecutivo che peseranno parecchio sul futuro degli appalti pubblici in Italia. Primo fra tutti l’inserimento del nuovo art. 226-bis (Disposizioni di semplificazione normativa) all’interno del Codice dei contratti, che consentirà di sostituire gran parte degli allegati legislativi con più decreti Ministeriali.
Una scelta dettata dall’esigenza di avere uno strumento normativo più flessibile, che possa essere modificato in corsa ma che rischia di compromettere la filosofia stessa che ha ispirato il Consiglio di Stato nella redazione dello schema di D.Lgs. che poi è confluito nell’attuale Codice dei contratti. La possibilità di sostituire gli allegati al Codice avrà, infatti, come risultato quello di far nuovamente esplodere la normativa, costringendo gli operatori ad una continua rincorsa all’ultimo provvedimento (déjà-vu).
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