Direttiva Case Green, e adesso?

di Redazione tecnica - 15/04/2024

Ribaltiamo questa Europa e affossiamo la direttiva Casa Green! Anche se la battaglia condotta dalla Lega insieme il centro-destra è riuscita a ridurre la portata del provvedimento, siamo comunque di fronte a una misura fortemente ideologica, incompatibile con il patrimonio edilizio italiano, penalizzante per i cittadini, per il settore edilizio e per il sistema di accesso al credito, che si basa sul valore della proprietà immobiliare. Continuerò quindi a battermi per modificare questa misura con l’obiettivo di salvaguardare il bene rifugio degli italiani e di riportare il buon senso in Europa. Il 2026, quando è prevista la revisione della direttiva, ci troverà più agguerriti e determinati che mai”.

Queste le parole di Isabella Tovaglieri, Eurodeputata delle Lega, dopo l’approvazione definitiva della Direttiva Green da parte del Consiglio Ecofin (20 voti favorevoli, 5 astenuti e 2 contrari tra cui l’Italia) e sulla quale si attende solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea e l'entrata in vigore dopo 20 giorni.

Dichiarazioni che vanno di pari passo con quelle del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che sulla Direttiva Green ha commentato “Abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, si è concluso l'iter. Il tema è chi paga. Abbiamo esperienze purtroppo note in Italia. È una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga? Noi abbiamo esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani e diciamo che è un'esperienza che potrebbe insegnare qualcosa”.

Direttiva Green: percorso differenziato per edifici residenziali e non

Nell’attesa che la Direttiva Green approdi in Europa, va precisato che, diversamente da come riportato da alcuni politici o giornali generalisti, la direttiva (dopo le ultime modifiche) sulla prestazione energetica nell'edilizia (EPBD) aggiorna il quadro normativo esistente (concordato nel 2018) e non impone alcun obbligo di ristrutturazione ai singoli proprietari di abitazioni.

La direttiva prevede diversi percorsi per gli edifici residenziali e non residenziali. Per quanto riguarda gli edifici residenziali, ciascuno Stato membro adotterà la propria strategia per ridurre il consumo medio di energia primaria del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Le misure nazionali dovranno garantire che almeno il 55% della diminuzione del consumo medio di energia primaria sia conseguito attraverso la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori, ma gli Stati membri sono liberi di scegliere quali edifici mirare e quali misure adottare.

Per quanto riguarda gli edifici non residenziali, la direttiva prevede l'introduzione graduale di norme minime di prestazione energetica per ristrutturare il 16% degli edifici con le prestazioni peggiori entro il 2030 e il 26 % entro il 2033. Gli Stati membri avranno la possibilità di esentare determinate categorie di edifici residenziali e non residenziali da tali obblighi, compresi gli edifici storici o le case di villeggiatura.

Relativamente alle nuove costruzioni, a prescindere se siano residenziali o non, la Direttiva Green impone che devono avere zero emissioni da combustibili fossili, dall’1 gennaio 2028 per gli edifici di proprietà pubblica e dall’1 gennaio 2030 per tutti gli altri edifici di nuova costruzione, con la possibilità di deroghe specifiche.

Passaporto per la ristrutturazione degli edifici

Viene previsto un "passaporto per la ristrutturazione degli edifici" in tutta l'UE per aiutare i proprietari a pianificare le loro ristrutturazioni (per fasi).

Le garanzie per i locatari sono rafforzate in quanto gli Stati membri dovranno introdurre misure per affrontare i rischi delle cosiddette "ristrutturazioni" (sfratto di fatto connesso a un aumento significativo degli affitti a seguito dei lavori di ristrutturazione). Inoltre, le disposizioni relative alle banche dati e allo scambio di dati garantiranno la fornitura di dati affidabili sulle informazioni edilizie ai cittadini e alle istituzioni finanziarie, a sostegno delle ristrutturazioni.

Decarbonizzazione del settore dell'edilizia

Per garantire la decarbonizzazione del settore dell'edilizia, entro il 2040 le emissioni dirette del settore edilizio dovranno essere diminuite di circa il 80/89%. La direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia aiuterà l'UE a eliminare gradualmente le caldaie alimentate a combustibili fossili.

La durata di vita degli impianti di riscaldamento è in media di circa 20 anni. Nell'ambito della direttiva, le caldaie autonome alimentate da combustibili fossili non saranno ammissibili al sostegno pubblico a partire dal 2025, in linea con le raccomandazioni contenute nel piano REPowerEU e nella comunicazione sul risparmio energetico dell'UE.

Sebbene la direttiva non prescriva una data di eliminazione graduale a livello dell'UE per l'installazione di nuove caldaie a combustibile fossile, essa introduce una chiara base giuridica per i divieti nazionali, consentendo agli Stati membri di stabilire requisiti per i generatori di calore basati sulle emissioni di gas a effetto serra, sul tipo di combustibile utilizzato o su una parte minima dell'energia rinnovabile utilizzata per il riscaldamento.

Infine, per incoraggiare la rapida diffusione di sistemi di riscaldamento a zero emissioni dirette, i nuovi edifici a emissioni zero non devono causare emissioni di carbonio in loco derivanti dai combustibili fossili.

Il commento di Federcepicostruzioni

Comprendiamo alcune delle perplessità avanzate dal Governo italiane in sede Ecofin: l’Italia è tra i paesi europei quello in cui le performance energetiche degli edifici sono particolarmente allarmanti e lontane dagli obiettivi europei. Disponiamo di un patrimonio immobiliare vecchio ed estremamente energivoro, peraltro da adeguare anche dal punto di vista antisismico”. Queste le parole di Antonio Lombardi, Presidente di Federcepicostruzioni che ha rilevato come:

  • il 53,7% delle abitazioni italiane ha più di 50 anni, essendo stato costruito prima del 1970;
  • un ulteriore 31% è stato edificato nel ventennio successivo (1971-1990);
  • il 7,4% nel periodo 1991-2000;
  • meno dell’8% è stato edificato nell’ultimo ventennio.

Stando ai dati Enea, di tutti gli edifici che dispongono dell’Attestazione sulle Prestazioni Energetiche APE - continua il presidente di Federcepicostruzioni - vale a dire su 5,4 milioni di edifici, più di uno su due, 2,8 milioni, si colloca nelle due classi energetiche peggiori. Ma la platea non include tutti gli edifici, 6,6 milioni, privi di attestazione energetica”.

Alla luce di tale considerazione, risulta evidente la necessità di intervenire con lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico “in non meno 9,7 milioni di edifici in Italia, per un investimento complessivo - aggiunge il presidente Lombardi - di circa mille miliardi di euro: molto superiore a quello stimato di circa 270 miliardi”.

Su 12 milioni di edifici in Italia:

  • il 77,9% (vale a dire 9.740.581 edifici) necessita di interventi di riqualificazione per rientrare nella classe energetica D;
  • il 61% degli immobili (7.622.524) è oltre le classi energetiche minime di tolleranza indicate dall’Europa (D ed E).

Stimando il costo medio di un intervento in 104.500 euro, gli investimenti da attivare da qui al 2033 ammontano a circa 1.000.000.000.000 (mille miliardi di euro), vale a dire in media 100 miliardi l’anno: “Un importo insostenibile - commenta il presidente Lombardi che giustifica la posizione del ministero italiano in sede Ecofin - occorre una adeguata ed incisiva politica di sostegno da parte dell’Europa o i singoli Stati, e l’Italia in modo particolare, non potranno in alcun modo rientrare nei parametri di consumo indicati”.

Occorre un Programma straordinario europeo per incentivare e sostenere la transizione ecologica – è la proposta di Federcepicostruzioni - e perseguire l’ambizioso ma fondamentale obiettivo di avere, dal 2033, solo edifici a consumi zero, energeticamente autosufficienti. Un Programma che contempli non solo le detrazioni fiscali, che vanno riproposte e confermate, ma che attivi anche investimenti privati supportati da mutui specifici agevolati per le famiglie con reddito medio-basso”.



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