Disastro Superbonus 110%: cosa hanno fatto i Governi per bloccarlo?

di Gianluca Oreto - 20/12/2023

Nella narrazione dei fatti relativi al superbonus e alla cessione del credito, capita molto spesso di puntare il dito contro questa o quella forza politica, anche se in realtà queste misure hanno coinvolto un'ampia ed eterogenea platea "colpevoli".

Superbonus: 3 Governi e 29 correttivi

Le detrazioni fiscali del 110%, infatti, sono state messe a punto dal Governo Conte II (in carica dal 5 settembre 2019 al 13 febbraio 2021), poi modificate nella stessa Legislatura dal Governo Draghi (in carica dal 13 febbraio 2021 al 22 ottobre 2022) e infine dall'attuale Governo Meloni (in carica dal 22 ottobre 2022).

Considerato che su questa misura sono intervenuti (al momento) 29 provvedimenti correttivi di cui:

  • 3 da attribuirsi dal Governo Conte II;
  • 17 dal Governo Draghi;
  • 9 dal Governo Meloni;

e che di questi 11 (voluti da tutti) hanno previsto successive proroghe dell'orizzonte temporale, è chiaro che, se si vogliono dare colpe di eventuali errori commessi sia in fase di formulazione che di modifica, occorre distribuirle su tutti i Parlamentari e Governi intervenuti nelle due Legislature.

Durante il precedente Governo, il Presidente del Consiglio Mario Draghi (lo stesso che con il Decreto Semplificazioni-bis ha fatto esplodere il numero degli interventi) ha affermato:

"Voi sapete cosa ho sempre pensato, il problema non è il superbonus ma i meccanismi di cessione che sono stati disegnati. Chi ha disegnato quei meccanismi di cessioni senza discrimine e senza discernimento è lui, o lei o loro sono i colpevoli di questa situazione in cui migliaia di imprese stanno aspettando i crediti. Ora, bisogna riparare al malfatto, bisogna far uscire dal pasticcio quelle migliaia di imprese che si trovano in difficoltà".

L'attuale Governo, seguendo la scia dettata dal precedente, non ha mai speso parole di encomio sul superbonus definito a più riprese un disastro economico. Il Ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha recentemente affermato che il bonus 110% continua ad "emanare radioattività", con un conto salato da pagare.

Superbonus: i numeri del "disastro"

Senza voler entrare nell'annosa questione legata al rapporto "costi/benefici", c'è un dato al momento inoppugnabile rappresentato dai numeri registrati da Enea da agosto 2021 relativamente all'utilizzo del superbonus nella sua "anima eco".

Fino a dicembre 2021 (ovvero all'interno dell'originario orizzonte temporale) il totale degli investimenti ammessi a detrazione ammontava a 16,2 miliardi di euro. Nel 2022 (in pieno Governo Draghi che ha passato le consegue all'attuale Governo Meloni solo il 22 ottobre) il totale degli investimenti ammessi a detrazione ammontava a 46,2 miliardi di euro. Nel 2023 (in pieno Governo Meloni), infine, gli ultimi dati Enea aggiornati a novembre hanno registrato 34,2 miliardi di euro che, verosimilmente, arriveranno a fine anno a 38/39 miliardi di euro.

Il totale degli investimenti ammessi al superbonus in questi 3 anni e mezzo ammonta a 96,7 miliardi di euro.

Di seguito il grafico rappresentativo dell'utilizzo mensile da agosto 2021 a novembre 2023.

Analizzando i dati Enea per beneficiario, è possibile rilevare che l'apporto dei soggetti di cui all'art. 119, comma 9, lettera b) del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio), ovvero le persone fisiche per interventi sulle unifamiliari e u.i. con accesso autonomo e indipendenza funzionale, è crollato a partire da giugno 2023. Mentre l'apporto fornito dai condomini e dalle persone fisiche per interventi su edifici da 2 a 4 u.i, è rimasto pressoché costante. Di seguito i grafici.

Superbonus 110%: cosa è stato fatto per limitarlo?

In realtà, chiacchiere a parte, ciò che gli ultimi due Governi hanno fatto non è servito per limitare la "voglia" di superbonus ma ha solo ridotto e poi annullato le possibilità di utilizzo delle opzioni alternative di cui all'art. 121 del Decreto Rilancio.

Solo a partire da febbraio 2023 (con il Decreto Cessioni), considerate le problematiche generate dalle limitazioni al numero di cessioni avviate a partire dal D.L. n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter), l'attuale Governo ha deciso di abrogare il meccanismo delle opzioni alternative, limitandolo solo ad alcuni casi particolari (ad esempio al bonus barriere architettoniche 75%) e prevedendo un sistema di eccezioni basato sostanzialmente sul titolo edilizio, comunicazione o contratto stipulato dalle parti (che deve essere precedente al 17 febbraio 2023).

Con il precedente Decreto Legge n. 176/2022 (Decreto Aiuti-quater) si è deciso di diminuire l'aliquota che, anche qui con un complicato sistema di eccezioni, è stata ridotta al 90% a partire dal 2023.

Ma, in realtà, dai Enea alla mano, nessun Governo è riuscito a limitare il numero di interventi che sta proseguendo ininterrottamente la sua corsa.

I risultati delle limitazioni alla cessione del credito, poi, sono visibili a tutti: crediti bloccati, cantieri sospesi, famiglie senza casa e contenziosi che aumentano giorno dopo giorno. La speranza resta sempre che il Governo si decida a prorogare le possibilità di 110% per le lavorazioni in corso e apra la cessione da parte delle Partecipate. Ci riuscirà?



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