Effetti del Superbonus 110%: i commercialisti smentiscono la RGS

di Redazione tecnica - 24/12/2022

A chi ha fatto campagna elettorale dicendo che grazie al provvedimento si poteva ristrutturare e adeguare da un punto di vista energetico il proprio condominio gratuitamente, dico che il concetto di ‘gratuità’ è costato 60 miliardi allo Stato, con un buco di 38 miliardi”. È stato questo il commento sul superbonus 110% della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso della conferenza stampa del 10 novembre 2022 post approvazione Decreto Legge n. 176/2022 (Decreto Aiuti-quater). Parole che, più passa il tempo, più devono fare i "conti" con una realtà completamente diversa.

L'impatto del Superbonus sui conti dello Stato

Ecco che, dopo le analisi di Nomisma, Censis, Ance, Centro Studi CNI, Federcepicostruzioni e l'ultima del Cresme, arriva il documento di ricerca della Fondazione Nazionale dei Commercialisti "L’impatto economico del superbonus 110% e il costo effettivo per lo Stato dei bonus edilizi" che fornisce una rappresentazione dei fatti molto diversa da quella presentata dalla Presidente Meloni.

Lo studio dei commercialisti parte dal presupposto che, pur rappresentando un costo per lo Stato in termini di minori entrate correlate alle detrazioni, è possibile calcolare il beneficio per le finanze pubbliche rappresentato dalle maggiori entrate conseguenti alla spesa indotta dai bonus e che si traduce in maggiori imponibili Iva e imposte dirette.

Secondo la Fondazione Nazionale dei Commercialisti, le stime eccessivamente prudenziali della Ragioneria Generale dello Stato avrebbero sottostimato la spesa aggiuntiva attribuibile agli interventi di superbonus 110% ma anche agli effetti indotti dall’art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) che introducendo le opzioni per la cessione del credito e lo sconto in fattura per tutti i bonus edilizi ha rappresentato un vero e proprio boost per gli investimenti nel settore.

La sintesi del documento

Secondo le stime dei commercialisti, nel 2021 a fronte di una spesa indotta dal superbonus 110% pari a 28.280 milioni di euro, il costo lordo per lo Stato è pari a 28.126 milioni di euro, mentre l’effetto fiscale indotto si traduce in maggiori entrate fiscali pari a 12.174 milioni di euro. Il costo netto per lo Stato del superbonus 110%, relativamente all’anno 2021, sarebbe pari dunque a 15.952 milioni di euro.

Secondo questo modello di stima, l’effetto fiscale indotto dagli investimenti correlati al superbonus 110% è pari al 43,3% del costo lordo per lo Stato. In pratica, per ogni euro speso dallo Stato in bonus edilizi, ne ritornano sotto forma di maggiori imposte 43,3 centesimi, così che il costo netto per lo Stato è pari a 56,7 centesimi.

Numeri completamente diversi da quello forniti nelle Relazioni Tecniche ai diversi provvedimenti di legge in cui, secondo il modello della Ragioneria dello Stato, il ritorno stimato è pari a non più di 5 centesimi ed il costo netto diventa di circa 95 centesimi.

La struttura della ricerca

Il documento elaborato dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti è strutturato in 5 capitoli:

  1. Premessa
  2. Il costo dei bonus edilizi nel bilancio dello Stato
    1. Costo “lordo”
    2. Effetto positivo “indotto”
  3. L’impatto economico dei bonus edilizi e del superbonus 110%
    1. Pil e valore aggiunto
    2. Investimenti fissi lordi
    3. Occupazione
    4. Imprese
  4. Dati ENEA superbonus 110% e dati Agenzia delle Entrate sulle prime cessioni dei bonus edilizi
  5. Le stime dell’impatto economico e finanziario del superbonus 110%
    1. L’impatto economico
    2. L’impatto finanziario
    3. Stima degli effetti economici e finanziari del superbonus 110%

Prima di entrate nel dettaglio dei contenuti, vale la pena sottolineare un passo della premessa in cui i commercialisti rilevano:

L’assenza di accuratezza nelle norme e di efficacia nei controlli ha determinato infatti frodi per miliardi di euro, ma l’assenza di stabilità nelle norme e di efficienza nei controlli sta producendo crisi finanziarie di imprese e famiglie per miliardi di euro con il rischio, più che tangibile, di trasformare misure nate per sostenere l’economia in un micidiale boomerang economico e sociale.

La lucidissima analisi dei commercialisti rileva pure come sulla monetizzazione dei crediti edilizi vi siano ormai due schieramenti tra:

  • chi non vuole in alcun modo avallare norme che favoriscano il rilancio della concreta operatività delle norme agevolative, perché, pur riconoscendo come ormai superata la “questione frodi”, ne afferma l’assoluta insostenibilità prospettica per il bilancio dello Stato;
  • chi ritiene non soltanto doveroso mettere in condizione le banche e gli altri player finanziari di poter assorbire tutte le offerte di cessione di crediti di imposta lecitamente maturati dai contribuenti in relazione alle spese sostenute nel periodo di vigenza delle agevolazioni, ma anche opportuno estenderne ulteriormente nel tempo l’ambito di applicazione, perché ritiene viceversa che il costo per il bilancio dello Stato sia adeguato e sostenibile rispetto al “ritorno” che questi strumenti agevolativi determinano per lo Stato medesimo, in termini di impatto sul PIL e di entrate sul volano economico determinato dal superbonus e dagli altri bonus edilizi.

Il costo dei bonus edilizi nel bilancio dello Stato

L'analisi dei commercialisti parte, doverosamente, sulla definizione del costo dei bonus edilizi nel bilancio dello Stato, dato dalla differenza tra:

  • il costo lordo, rappresentato dalle minori entrate che affluiscono al bilancio dello Stato in ragione delle detrazioni scomputate dalle imposte lorde sui redditi, oppure, in caso di fruizione del beneficio, laddove possibile, sotto forma di sconto sul corrispettivo applicato in fattura dal fornitore, o mediante cessione a terzi del credito di imposta corrispondente alla detrazione, le minori entrate che affluiscono al bilancio dello Stato in ragione dell’utilizzo dei crediti di imposta in compensazione con i debiti fiscali e contributivi del fornitore o cessionario;
  • l'effetto indotto relativo alle maggiori entrate che affluiscono al bilancio dello Stato in ragione del prelievo fiscale e contributivo sulle maggiori basi imponibili che vengono dichiarate, rispetto a quelle (minori) che sarebbero state dichiarate in assenza di una agevolazione che, incentivando la spesa per interventi sul patrimonio immobiliare esistente, produce effetti incrementativi sui volumi di fatturato e di reddito delle imprese del settore edilizio e degli operatori economici dell’indotto, nonché sui relativi livelli occupazionali e salariali.

Da queste definizioni si procede poi con una analisi dei modelli utilizzati dalla Ragioneria Generale dello Stato che i commercialisti affermano si basino su ipotesi "fallaci" e da eccessiva prudenza.

Le stime dell’impatto economico e finanziario del superbonus 110%

Per calcolare l'impatto economico e finanziario del superbonus, i commercialisti utilizzano la tavola intersettoriale dell'economia dalla quale è possibile ricavare gli effetti moltiplicativi:

  • effetto diretto: produzione attivata nel settore di partenza e in tutti i settori direttamente collegati (semilavorati, prodotti intermedi e servizi): x1,637;
  • effetto indiretto: produzione attivata dai settori che ricevono l’effetto diretto di cui sopra e che a sua volta attivano altri effetti diretti fino ad esaurimento dell’effetto moltiplicativo: x0,655;
  • effetto indotto: produzione ulteriore attivata dai consumi finali generati dai redditi da lavoro pagati per produrre i beni e servizi dell’effetto diretto e indiretto (è l’effetto moltiplicatore della spesa delle famiglie): x1,221.

Secondo le Relazioni Tecniche predisposte dagli uffici RGS_MEF, a fronte di una spesa indotta dalle proroghe delle detrazioni rafforzate di 7.455 milioni di euro e, quindi, di un costo lordo indotto pari a 9.034,4 milioni di euro, l’effetto fiscale indotto, cioè le maggiori entrate fiscali sono pari a 610 milioni di euro, ovvero l’8,2% della spesa indotta e il 6,8% del costo lordo indotto, mentre il costo netto per il bilancio dello Stato è pari a 8.424,4 milioni di euro.

Secondo il modello alternativo proposto dai commercialisti, a fronte di una spesa indotta stimata pari a 28.280 milioni di euro e un costo lordo stimato pari a 28.126 milioni di euro, il superbonus 110% ha determinato, nel solo anno 2021, un valore della produzione aggiuntivo pari a 90.496 milioni di euro e un valore aggiunto pari a 32.036 milioni di euro. L’effetto fiscale indotto ovvero le maggiori entrate sono pari a 12.174 milioni di euro, il 43,1% della spesa indotta e il 43,3% del costo lordo.

Vale a dire che per ogni euro speso dallo Stato sottoforma di agevolazione fiscale per i bonus edilizi, rientrano nelle casse dello Stato 43,3 centesimi per un costo netto di 56,7. Il costo netto per lo Stato nel 2021 è, dunque, pari a 15.952 milioni di euro.

Occorre precisare che mentre il costo delle detrazioni per lo Stato è distribuito in un arco temporale pluriennale, cinque anni nel caso del superbonus 110% per l’anno 2021, le maggiori entrate sono concentrate nell’anno zero e nel primo anno del periodo di detraibilità. Questo significa non solo che l’impatto sui conti pubblici e, in particolare, sul deficit è ritardato e diluito nel tempo, ma che, per via delle maggiori entrate anticipate, il costo netto è compensato in parte anche dall’attualizzazione di tali valori.

In allegato l'interessante analisi completa della Fondazione Nazionale dei Commercialisti.



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