Energie rinnovabili: arriva la nuova Strategia nazionale sull'Idrogeno
di Redazione tecnica - 29/11/2024
Obiettivi e iniziative articolati lungo tre orizzonti temporali, sui quali si dispiegano diversi scenari da qui al 2050 per la diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a bassa emissione carbonica: sono questi i punti fermi della nuova Strategia Nazionale dell’Idrogeno, realizzata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e presentata nella sede del GSE a Roma.
Strategia Nazionale dell'Idrogeno: gli obiettivi del MASE
Come spiega il MASE, il percorso italiano verso la decarbonizzazione si basa su un mix di strumenti complementari. Oltre alla progressiva elettrificazione dei consumi e all’aumento delle fonti rinnovabili, la strategia include tecnologie come il Carbon Capture and Storage (CCS), i biofuel, il biometano e, potenzialmente, il nucleare.
L’idrogeno, rinnovabile e a basse emissioni, emerge come un vettore energetico essenziale, capace di garantire stabilità e flessibilità al sistema, oltre che di trasportare energia su lunghe distanze a costi competitivi.
Questa combinazione di soluzioni dovrà rispondere a molteplici fattori, tra cui la maturità tecnologica, i costi di implementazione, la disponibilità di risorse e l’accettazione sociale, per garantire un sistema energetico bilanciato e sostenibile.
Il ruolo strategico dell’idrogeno
L’idrogeno è oggi principalmente utilizzato in processi industriali, come nella chimica e nella raffinazione, e in applicazioni sperimentali nella mobilità sostenibile. Tuttavia, il suo potenziale come vettore energetico è immenso. Può essere prodotto da fonti rinnovabili e fossili, oltre che nucleari, e trova applicazione in settori difficili da decarbonizzare (hard-to-abate), come l’industria pesante, il trasporto marittimo e aereo, e il trasporto terrestre a lungo raggio.
La Strategia si sviluppa lungo tre possibili scenari, nei quali si stima una “domanda nazionale” tra 6 e 12 Mtep con una corrispondente necessità di elettrolizzatori variabile da alcuni GW fino ad alcune decine di GW a seconda delle condizioni di contesto.
In particolare, il piano italiano prevede i seguenti orizzonti temporali specifici:
- Breve termine (oggi-2030): avvio dei primi progetti grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con lo sviluppo di “Hydrogen Valleys” e infrastrutture locali per produzione e consumo;
- Medio termine (2030-2040): espansione del mercato con progetti di larga scala e l’aumento della domanda nei settori marittimo, aereo e industriale;
- Lungo termine (2040-2050): penetrazione estesa dell’idrogeno nel sistema energetico, con un’infrastruttura nazionale ed europea per il trasporto e lo stoccaggio, consolidando l’Italia come hub strategico per l’idrogeno.
Come specificato nel documento di approfondimento, per decarbonizzare i consumi servirà la combinazione di diverse fonti, tra cui l’aumento della produzione da rinnovabili, lo sviluppo della “Carbon Capture Storage”, di biofuel, biometano e, non ultimo, dell’idrogeno, anche eventualmente affiancato dalla ripresa della produzione nucleare. Solo così, sarà possibile soddisfare la domanda a fronte di fonti non programmabili e intermittenti, con la capacità di trasportare grandi quantità di energia su lunghe distanze e a costi competitivi.
Tra gli altri aspetti da tenere in considerazione, rientrano l’aumento della sicurezza negli approvvigionamenti di energia e il relativo contributo dell’idrogeno, la realizzazione dell’obiettivo “Italia Hub energetico nel Mediterraneo”, particolarmente legato all’attività di cooperazione con gli altri Stati, un sistema di certificazione finalizzato ad assicurare che le emissioni non vengano rilocalizzate ma vengano concretamente ridotte, come anche lo sviluppo di ricerca e innovazione che possano creare nuovi prodotti e componenti.
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