Equo compenso e appalti pubblici: tariffe professionali inderogabili
di Redazione tecnica - 18/10/2023
Le tariffe sui compensi professionali sono inderogabili, ma non esiste un via libera alle gare a prezzo fisso. Non solo: rimane comunque indispensabile un intervento utile a coordinare il nuovo Codice degli Appalti (d.Lgs. n. 36/2023) e la legge sull’equo compenso (legge n. 49/2023)
Equo compenso e appalti pubblici: tariffe professionisti inderogabili
È questo in sintesi il commento dell’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, sui contenuti della delibera ANAC del 20 luglio 2023, n. 343, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa, adottata in risposta ad un’istanza di precontenzioso presentata dalla stessa Associazione lo scorso giugno, prima dell’entrata in vigore del nuovo Codice Appalti e in relazione a una gara in vigenza del “vecchio” d.Lgs n. 50/2016.
Una delibera che tra i professionisti è stata accolta con favore, considerato che l’Autorità, dando ragione a OICE, ha affermato il seguente principio “in base alla nuova disciplina dell’equo compenso recata dalla legge 49/2023, nei servizi di ingegneria e architettura non è consentita la fissazione di un corrispettivo inferiore rispetto a quello risultante dall’applicazione delle tabelle ministeriali”.
La questione sollevata riguardava la segnalazione della riduzione del 20% operata dalla stazione appaltante, in violazione della legge n. 49/2023, che ha ritenuto congrui e non derogabili i riferimenti stabiliti dal DM 17 giugno 2016 (c.d. “Decreto Parametri”) per il calcolo dell’importo a base di gara.
In questo modo si è superata anche la giurisprudenza (Cons. Stato 29 marzo 2019, n. 2094) secondo cui i predetti parametri costituivano una mera base di riferimento dalla quale le stazioni appaltanti avrebbero potuto discostarsi, previa adeguata motivazione. Un criterio non applicabile con il d.Lgs. n. 50/2016 e che non potrà esserlo nemmeno con il d.Lgs. n. 36/2023, che obbliga direttamente le stazioni appaltanti ad applicare il tariffario, senza possibilità di sconti prima della gara.
Il commento dell'OICE
“La delibera dell’ANAC è particolarmente apprezzabile perché ha dato ragione ad OICE, ritenendo illegittimo l’operato della stazione appaltante che aveva decurtato la base d’asta e affermando che in base alla nuova legge i parametri sono diventati non ribassabili nella fase di definizione del compenso da parte della stazione appaltante”, ha affermato il presidente dell’OICE, Giorgio Lupoi.
L'ipotesi di gare a prezzo fisso e il coordinamento tra norme
“Per quanto invece riguarda i rapporti con il codice appalti e le gare, va considerato che la delibera da un lato si è espressa con riguardo al previgente Codice e non all’attuale, e, dall’altro, si è limitata - sempre e soltanto con riguardo al decreto 50/2016 - a formulare una mera ipotesi, quasi per assurdo, e cioè che si dovrebbero ipotizzare gare con compensi fissi e ribassi limitati alle sole spese”.
Continua Lupoi: “Per quanto ci riguarda, al netto delle verifiche sull’applicabilità della legge 49 al codice, da alcuni negata, rimane il fatto che ammettere scelte basate soltanto su elementi discrezionali significa di fatto annullare la concorrenza, non incentivare il mercato al miglioramento delle prestazioni e eludere il rapporto qualità/ prezzo che è alla base del diritto europeo e delle regole di contabilità pubblica”.
A conferma che non vi sia alcun indirizzo vincolante sulle gare a prezzo fisso, OICE fa notare che proprio l’ANAC, negli stessi giorni in cui varava la delibera formulando una mera ipotesi, chiedeva lumi alla Cabina di regia Pnrr segnalando la criticità: “dall’altro lato, afferma il Presidente Lupoi, fortunatamente, la maggioranza delle stazioni appaltanti sta procedendo in modo usuale, ricercando sul mercato operatori ‘economicamente più vantaggiosi’".
In ogni caso, conclude il Presidente, è opportuno che si forniscano chiarimenti al riguardo, considerando che molte SA sono perplesse e stanno ritardando l’emissione di importanti bandi di gara. “Arriverà un correttivo, forse si esprimerà l’Antitrust, il cui silenzio ci stupisce fin dai lavori parlamentari e sembra quasi paradossale che sia del tutto assente su questi temi; certamente sarebbe opportuno che si esprimesse anche l’Unione europea, per dare certezza alle stazioni appaltanti”.
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