Frode sui Bonus Edilizi: sequestrati oltre 280 milioni di euro di crediti d'imposta
di Redazione tecnica - 07/12/2023
La maggiore problematica connessa all'applicazione delle opzioni alternative alla detrazione fiscale (sconto in fattura e cessione del credito) è stata quella di aver esteso questo meccanismo ai cosiddetti "bonus minori".
Le opzioni alternative del Decreto Rilancio
La prima formulazione dell'art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) ha, infatti, colpevolmente esteso sconto in fattura e cessione del credito a tutti i bonus edilizi oltre il superbonus 110%. Stiamo parlando, soprattutto, dell'estensione del meccanismo delle cessioni alternative alla detrazioni fiscali maturate sulle spese relative agli interventi di:
- recupero del patrimonio edilizio (articolo 16-bis, comma 1, lettere a), b) e d), del d.P.R. n. 917/1986);
- efficienza energetica (articolo 14 del Decreto-Legge n. 63/2013);
- adozione di misure antisismiche (articolo 16, commi da 1-bis a 1-septies del Decreto-Legge n. 63/2013);
- recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti, ivi inclusi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna (articolo 1, commi 219 e 220, della legge n. 160/2019).
Mentre, infatti, sul superbonus 110% il legislatore ha previsto un sistema di controlli costituito:
- dalle asseverazioni tecniche;
- dall'asseverazione di congruità delle spese sostenute;
- del visto di conformità;
sui richiamati bonus (bonus casa, ecobonus, sismabonus e bonus facciate) non è stato previsto alcun controllo con la conseguenza che si è lasciato ampio margine di manovra per le operazioni illecite.
Il Decreto Antifrode e le operazioni di controllo
Solo con il Decreto Legge n. 157/2021, in vigore dal 12 novembre 2021 quando molti illeciti erano già stati perpetrati, si è messo fine ad un sistema che ad oggi ha portato una quantità di frodi difficilmente quantificabile.
Sono tanti controlli della Guardia di Finanza e dell'Agenzia delle Entrate che nel corso di questi ultimi due anni sono riusciti a sequestrare crediti inesistenti sui quali la responsabilità potrà essere definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
L'ultimo caso "eclatante" è stato scovato dalla Guardia di Finanza di Milano che, su delega della locale Procura della Repubblica, ha sequestrato 284 milioni di euro di crediti d'imposta inesistenti, frutto di una articolata frode perpetrata nell'ambito del cosiddetto “ecobonus”.
L'indagine ha consentito di disarticolare un meccanismo illecito di frode finalizzato all’indebita creazione e monetizzazione di crediti d’imposta maturati nell’ambito delle misure di sostegno all'economia denominate “ecobonus”. Le condotte illecite sono state ricostruite a partire da una denuncia presentata alle Fiamme Gialle da un noto intermediario finanziario milanese, vittima di un tentativo di truffa perpetrato mediante l’inserimento nel proprio cassetto fiscale di crediti d’imposta per un controvalore di circa 50 milioni di euro.
Gli accertamenti condotti dai finanzieri hanno permesso di ricostruire la genesi delle agevolazioni fiscali maturate e successivamente cedute. Non si comprende se l'attività illecita riguardi crediti maturati prima dell'entrata in vigore del Decreto Antifrode ma è verosimile che sia avvenuta proprio in assenza dei meccanismo di controllo successivamente previsti dal legislatore.
In questo caso il sistema illecito prevedeva il caricamento sulla piattaforma "Cessione crediti" dell'Agenzia delle Entrate a fronte di sconti in fattura per un totale di circa 14.000 interventi di ristrutturazione edilizia, asseritamente eseguiti da imprese di costruzione presenti su tutto il territorio nazionale, poi scoperte essere evasori totali e totalmente prive di personale e di strutture idonee all’esercizio dell’attività.
Gli approfondimenti di natura catastale hanno, inoltre, permesso di riscontrare la reale esistenza di soli 85 immobili - sul totale dei 14.000 - i quali sono comunque risultati estranei ai lavori di ristrutturazione edilizia connessi ai bonus fiscali. Al momento dall'indagine risultano indagati 8 soggetti per accesso abusivo a sistemi informatici, tentata truffa e truffa ai danni dello Stato.
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