PNRR: troppi ritardi nella realizzazione delle opere
di Redazione tecnica - 24/04/2024
Un rinvio continuo al 2026, con una concentrazione sempre più preoccupante delle scadenze dei piani al termine del programma sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: secondo Federcepicostruzioni è questo il dato più allarmante che viene fuori dall’analisi sulla spesa del PNRR, mettendo in evidenza un quadro piuttosto critico.
PNRR: ritardo preoccupante nella realizzazione delle opere
“Il quadro che si evince da tutte le più recenti rilevazioni – sottolinea il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – è molto preoccupante, nonostante la lacunosità delle informazioni. Sullo stato di avanzamento dei progetti finanziati dal Pnrr si continuano a raccogliere informazioni imprecise e frammentarie, ma da tutte appare con evidenza il filo conduttore dei ritardi che continuano ad accumularsi: lo si ricava dai periodici monitoraggi di Openpolis, dalle relazioni del Governo al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano, e da ultimo anche dal Rapporto presentato dal Servizio Ricerche del Parlamento europeo”.
Lombardi sottolinea come molte delle informazioni disponibili siano ferme al 31 dicembre scorso, senza peraltro tenere in considerazione la revisione del Piano avvenuta proprio a fine 2023. Sommando la spesa sostenuta dalle diverse amministrazioni titolari, risultano infatti già erogati circa 43 miliardi di euro, mentre le risorse ancora da spendere da qui alla fine del 2026 dovrebbero ammontare a 151,4 miliardi di euro, tenendo ovviamente conto del piano di revisione. Più del triplo di quanto fatto finora.
“Si tratta di un dato molto preoccupante – aggiunge il presidente Lombardi – se si considera che il PNRR rivisto e rimodulato prevede investimenti complessivi per 194,4 miliardi. Vale a dire che, stando in particolare agli studi di Openpolis, il 78% circa delle risorse deve ancora essere speso”.
Oltre 151 miliardi da spendere entro la fine del 2026
Openpolis ha incrociato i dati sulla spesa sostenuta finora con i nuovi importi assegnati a ogni amministrazione titolare alla luce della revisione del Pnrr: a livello percentuale si osserva che ci sono ben 12 strutture che devono ancora erogare più del 90% delle risorse. Oltre al Commissariato per la ricostruzione post-terremoto, si tratta dei ministeri del Lavoro, degli Affari regionali, delle Pari opportunità e famiglia, del Turismo, dell’Agricoltura, della Cultura, della Salute, dello Sport, delle Politiche di coesione, della Pubblica amministrazione e dell’Interno.
In valori assoluti, invece è il Ministero delle Infrastrutture il soggetto più indietro con oltre 33,8 miliardi di euro ancora da spendere. Secondo Openpolis questo si spiega con il fatto che molti dei cantieri relativi a grandi opere non sono ancora partiti o risultano comunque nelle loro prime fasi e che il MIT è la struttura a cui è attribuita la quota più alta di fondi. Tra i ministeri con le uscite ancora da effettuare più consistenti troviamo poi quelli dell’Ambiente (19,7 miliardi), delle Imprese (15,1 miliardi), della Salute (15 miliardi) e dell’Istruzione (14 miliardi).
Semplificare per accelerare
Impossibile quindi continuare a prescindere da una semplificazione finalizzata ad accelerare le procedure: “La velocizzazione degli iter procedurali passa per un programma organico di semplificazione, sburocratizzazione e di complessivo efficientamento della macchina amministrativa - conclude Lombardi: “Il Pnrr sconta difficoltà ataviche e storiche, cui tocca metter seriamente e urgentemente mano, per evitare il riproporsi delle medesime problematiche e delle medesime difficoltà, per ogni programma di investimenti. Il Pnrr è un’occasione più unica che rara: è tempo che la politica dimostri volontà ed efficacia nel risolvere i problemi veri del Paese. Senza differimenti e rinvii”.
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