Riforma Codice dei contratti, ASSISTAL: buona l’intenzione, ma alcuni istituti vanno rivisti
30/03/2023
“Avevamo chiesto al Governo uno slittamento della entrata in vigore della norma, prevista per il prossimo primo aprile e che diventerà completamente operativa a partire dal primo luglio, al fine di dialogare per migliorare taluni istituti, ma non siamo stati del tutto ascoltati”.
La riforma del Codice dei contratti e la deadline del PNRR
Queste le parole di Angelo Carlini, Presidente di ASSISTAL, l’Associazione, aderente a Confindustria, che rappresenta le imprese di costruzione e manutenzione di impianti tecnologici, ESCo, servizi di efficienza energetica e facility management, commentando l’approvazione definitiva del testo del nuovo Codice dei Contratti, intervenuta in Consiglio dei Ministri del 28 marzo 2023.
“Ne prendiamo atto - prosegue Carlini - e comprendiamo la deadline dettata dall’Europa per evitare i rischi di perdere i circa 20 miliardi di finanziamento previsti dal PNRR, ma restiamo convinti che alcuni istituti vanno necessariamente rivisti per affermare la garanzia di trasparenza, fattibilità delle opere, sostenibilità del mercato e tutela delle imprese.
Preoccupano le procedure di affidamento
Preoccupano i contenuti dell'art. 50 del nuovo Codice che, relativamente alle procedure di affidamento, prevede:
- l'affidamento diretto per lavori di importo inferiore a 150.000 euro, anche senza consultazione di più operatori economici, assicurando che siano scelti soggetti in possesso di documentate esperienze pregresse idonee all’esecuzione delle prestazioni contrattuali anche individuati tra gli iscritti in elenchi o albi istituiti dalla stazione appaltante;
- l'affidamento diretto dei servizi e forniture, ivi compresi i servizi di ingegneria e architettura e l'attività di progettazione, di importo inferiore a 140.000 euro, anche senza consultazione di più operatori economici, assicurando che siano scelti soggetti in possesso di documentate esperienze pregresse idonee all’esecuzione delle prestazioni contrattuali, anche individuati tra gli iscritti in elenchi o albi istituiti dalla stazione appaltante;
- la procedura negoziata senza bando, previa consultazione di almeno cinque operatori economici, ove esistenti, individuati in base a indagini di mercato o tramite elenchi di operatori economici, per i lavori di importo pari o superiore a 150.000 euro e inferiore a 1 milione di euro;
- la procedura negoziata senza bando, previa consultazione di almeno dieci operatori economici, ove esistenti, individuati in base a indagini di mercato o tramite elenchi di operatori economici, per lavori di importo pari o superiore a 1 milione di euro e fino alle soglie di cui all’articolo 14, salva la possibilità di ricorrere alle procedure di scelta del contraente;
- la procedura negoziata senza bando, previa consultazione di almeno cinque operatori economici, ove esistenti, individuati in base ad indagini di mercato o tramite elenchi di operatori economici, per l'affidamento di servizi e forniture, ivi compresi i servizi di ingegneria e architettura e l'attività di progettazione, di importo pari o superiore a 140.000 euro e fino alle soglie di rilevanza europea (art. 14 del nuovo Codice).
"Ci preoccupano molto le soglie economiche previste per gli affidamenti diretti e per le procedure negoziate senza bando - prosegue Carlini - ad esempio la possibilità di affidare gare di lavori impiantistici fino a circa 5,3 milioni di euro con procedura negoziata senza bando, significa sottrarre al mercato ed alla trasparenza circa il 90% delle gare per le piccole e medie imprese. Per non parlare del subappalto a cascata, concetto che riapre la strada a subappalti che oggettivamente sfuggono al controllo della stazione appaltante, con danni riferibili alla qualità dei lavori e dei servizi, ai lavoratori in termini di sicurezza e retribuzioni, alle imprese “sane” in termini di crollo verticale del principio di concorrenza".
"Sotto il profilo dei servizi energetici e tecnologici - continua Carlini - siamo convinti che si poteva fare meglio e di più per garantire al comparto una regolamentazione maggiormente mirata, volta ad esaltare la qualità delle prestazioni e d’altro canto il ruolo della grande impresa in termini di partenariato pubblico privato, sul quale le norme restano, rispetto al passato, pressoché invariate".
“Poiché siamo convinti che i rilievi da noi mossi vanno nel verso giusto - conclude Carlini - continueremo a rappresentare con forza, anche unitamente agli altri operatori della filiera delle costruzioni, la necessità di rivedere talune norme, nelle more della piena operatività del nuovo codice, con l’auspicio che Governo e Parlamento dimostrino la giusta sensibilità, necessaria per la crescita del Paese”.
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