Riforma del Codice dei Contratti: proseguono le consultazioni
di Redazione tecnica - 26/11/2022
Proseguono le consultazioni promosse dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, in relazione al nuovo Codice dei Contratti Pubblici. Il Ministero ha messo infatti a disposizione di operatori e addetti al settore una piattaforma sulla quale sono state inserite alcune domande, sulle quali è possibile fornire le proprie osservazioni, per un massimo di tre risposte.
Nuovo Codice dei Contratti: le osservazioni di FINCO
Anche FINCO, in rappresentanza delle associazioni aderenti, ha fornito il proprio parere relativamente a tre diverse tematiche, facendo comunque presente che il proprio contributo “non può comprimersi nelle tre risposte al massimo consentite dalla Piattaforma. Aspettiamo di essere convocati per gli approfondimenti, anche in relazione agli Allegati tuttora mancanti".
Nel dettaglio, FINCO ha fornito il proprio parere relativamente a:
- qualificazione degli operatori economici;
- subappalto;
- affidamenti nel settore dei beni culturali.
Qualificazione degli operatori economici
Per FINCO una seria ed effettiva qualificazione degli Operatori Economici è, al pari della qualificazione delle Stazioni Appaltanti, essenziale per una corretta esecuzione degli appalti. In particolare nel settore dei lavori è indispensabile che tutte le imprese generali, specialistiche e superspecialistiche siano idoneamente qualificate in termini di personale, attrezzature e know-how.
Sul punto si chiede l’elaborazione di uno specifico Decreto che preveda un sistema di qualificazione differenziato per singola categoria di lavorazione in termini di percentuale di personale specializzato, attrezzature specifiche e know-how qualificante, con gli obiettivi di:
- impedire che l’impresa generale acquisisca categorie di lavorazioni specialistiche e super specialistiche con lavori non eseguiti direttamente ma tramite subappaltatori;
- ampliare il novero delle lavorazioni superspecialistiche, ripristinando le diverse categorie che negli anni sono state eliminate senza un reale motivo tecnico, limitando l’utilizzo dell’avvalimento per la loro esecuzione e l’integrale subappalto;
- scorporare lavorazioni specialistiche e superspecialistiche maggiori del 10% del valore complessivo dell’opera e tutti i lavori sui Beni Culturali a prescindere dalla percentuale.
Revisione del subappalto
Secondo FINCO, pur necessario in limitate situazioni, il subappalto non favorisce la presenza delle PMI negli appalti, ma ne impedisce sostanzialmente la crescita attraverso forme di partecipazione più efficaci quali Raggruppamenti temporanei RTI, Consorzi, Reti d’impresa, ecc., oltre a rischiare di favorire la partecipazione ai lavori di imprese di dubbia reputazione. Proprio per questo, secondo la Federazione, l’attuale previsione di un subappalto sostanzialmente libero per tutte le lavorazioni diverse da quella prevalente e l’assenza di un ribasso massimo tra appalto e subappalto, rischia di per impoverire il tessuto imprenditoriale, soprattutto specialistico, a vantaggio delle sole imprese generali.
Si propone quindi di:
- porre limiti alla possibilità di subappaltare il 100% delle lavorazioni non prevalenti, soprattutto se superspecialistiche;
- prevedere un meccanismo analogo al ribasso massimo tra appaltatore e subappaltatore consentendo al subappaltatore di essere adeguatamente remunerato;
- ripristinare la corretta applicazione dei CCNL di settore senza riferimento alle sole sigle “maggiormente rappresentative” ed al contratto dell’appaltatore principale;
- applicare obbligatoriamente un CCNL pertinente alle lavorazioni eseguite, liberamente scelto dall’impresa;
- eliminare la responsabilità solidale tra appaltatori e subappaltatori nei confronti della stazione appaltante;
- introdurre un contratto di subappalto tipo con oneri proporzionati per il subappaltatore;
- prevedere un pagamento diretto per tutti i subcontraenti dell’appaltatore principale.
Affidamenti dei contratti del settore dei beni culturali
Secondo FINCO, l'obbligo di applicare anche nel settore dei Beni Culturali, in assenza di una specifica disciplina, quella prevista per gli appalti in generale, crea rilevantissimi problemi alla tutela dei beni, a cominciare dalla fase della progettazione, in cui mancano per restauratori ed archeologi specifici codici di progettazione o i riferimenti ad uno specifico prezzario professionale, per proseguire con la inadeguata definizione di manutenzione o dei contenuti dei livelli di progettazione, solo per fare alcuni esempi.
FINCO chiede quindi che all’interno del Codice (o in una appendice specificamente individuata) sia prevista una sezione relativa a tutte le attività afferenti i beni culturali – specificamente in tema di lavori - recante una compiuta e completa trattazione della materia dalla progettazione alla qualificazione e selezione degli operatori economici, ai criteri di aggiudicazione, alla esecuzione dei lavori, senza rimandi al più ampio Codice dei Contratti, se non per le parti di contesto generale, principi, regolazione del contenzioso e quant’altro non strettamente connesso all’attività di tutela dei beni culturali.
Inoltre è necessario anche adottare uno specifico prezzario per la progettazione e le lavorazioni nel settore dei beni culturali.
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