Rigenerazione urbana: l’INU interviene sulla proposta di legge
di Redazione tecnica - 22/01/2025
Il Consiglio Regionale del Lazio ha avviato la discussione sul progetto di Legge n. 171 per la semplificazione urbanistica, che modifica diverse leggi regionali in materia di governo del territorio.
Un testo che, allo stato attuale, lascia perplessa la sezione Lazio dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), che ha istituito un gruppo di lavoro proprio per valutare la proposta di legge.
Rigenerazione urbana: INU sulla proposta di legge della Regione Lazio
A emergere infatti è una preoccupazione diffusa, soprattutto in riferimento alle modifiche a normative già esistenti. Prima su tutti la legge regionale sulla rigenerazione urbana (L.R. n. 7/2017), perché il disegno, pur contenendo alcune utili innovazioni, secondo l’INU, va complessivamente nella direzione opposta alle effettive esigenze di rigenerazione urbana di Roma e degli altri centri urbani del Lazio.
Ricorda l’istituto che la L.R. Lazio n. 7/2017, con i Programmi di rigenerazione urbana, ha dato ai Comuni l’opportunità:
- di programmare, sulle parti di città degradate, interventi edilizi, sociali ed economici;
- di individuare come ambiti di riqualificazione e recupero edilizio le zone in cui concentrare interventi di ristrutturazione e/o sostituzione edilizia.
- di intervenire direttamente con l’ampliamento degli edifici in deroga ai piani urbanistici;
- di approvare varianti al PRG per facilitare il cambio di destinazione d’uso degli edifici e per premiare con incentivi volumetrici il miglioramento sismico e l’efficienza energetica.
A sette anni di distanza dalla sua entrata in vigore, secondo INU la legge è stata scarsamente applicata, se non tramite interventi diretti di demolizione e ricostruzione nelle parti di città di maggior pregio (Parioli, Nomentano, Salario, Prati), meno bisognose di rigenerazione urbana. Spesso questi interventi, ammessi automaticamente per legge - hanno creato le proteste degli abitanti e seri dubbi sulla loro legittimità.
L’invito quindi è a considerare la rigenerazione urbana con un approccio più urbanistico e meno edilizio, con azioni effettivamente mirate al recupero delle parti urbane degradate, stimolando i Comuni a promuovere i programmi mediante lo snellimento procedurale per i piani e attribuendo risorse per attivare strategie territoriali integrate, sociali, economiche ed ambientali.
Purtroppo, invece, la proposta di legge 171 sembrerebbe andare nella direzione opposta:
- per gli interventi diretti aumenta gli incentivi volumetrici (dal 20% al 30% nelle abitazioni e dal 10% al 20% negli edifici produttivi) e li ammette anche nei comuni sprovvisti di PRG;
- per i programmi di rigenerazione urbana, agisce solo incrementando gli incentivi volumetrici (dal 35% al 60%) e riduce ad “eventuale” la quota di edilizia residenziale pubblica.
Per INU si tratta di un evidente intento di trasformare la legge sulla rigenerazione urbana in un nuovo “piano casa”, per il quale è necessario andare oltre. Nella proposta di legge, infatti, le varianti urbanistiche relative alla liberalizzazione dei cambi di destinazione d’uso e al miglioramento sismico ed energetico, che nella legge attuale sono di competenza esclusiva dei comuni, entrerebbero automaticamente in vigore in caso di inerzia del comune nel “recepimento” delle varianti proposte dalla legge regionale. Stesso problema riguarda il potere pianificatorio dei comuni. Secondo l’istituto nazionale di urbanistica, si tratta di superare i limiti che un potere legislativo deve mantenere rispetto al potere dei comuni che governano il contesto locale.
No a condoni mascherati
La riflessione investe anche la L.R. n. 13/2009, per la quale si parla di filosofia da “condono edilizio” in relazione al recupero dei sottotetti esistenti a fini abitativi e turistico-ricettivi con lo spostamento al 31 dicembre 2023 del termine entro cui dovevano essere stati realizzati i sottotetti (quali volumi tecnici) per essere ammessi a tali trasformazioni, estendendo questa possibilità anche nei centri storici.
Filosofia che pervade anche le modifiche alla L.R. n. 38/1999, nella parte relativa all’edificazione in zona agricola. Spiega INU che nella legge attuale i Piani di Utilizzazione Aziendale identificano gli obiettivi di miglioramento dell’attività agricola cui è condizionata la nuova edificazione e che nella proposta di modifica legislativa possono assumere il valore di sanatoria degli edifici agricoli già realizzati abusivamente. Non solo: la proposta di legge ammette anche, per le abitazioni non agricole già realizzate in zona agricola, l’ulteriore realizzazione di accessori quali piscine, porticati, tettoie, balconi e box per cavalli, perseguendo e completando così l’edificazione in contrasto con il piano.
L'appello dell'INU
Si tratta di norme derogatorie in campo edilizio che la Regione sta proponendo quale “rigenerazione urbana”, con l’alibi del “contenimento del consumo di suolo”. Per l’Istituto, il raggiungimento degli obiettivi è subordinato invece a un governo del territorio che metta al centro piani e programmi costruiti dalle istituzioni locali per rispondere alle specifiche criticità del territorio.
L’invito è quindi a promuovere una nuova stagione urbanistica, orientata alla rigenerazione delle città e dei loro tessuti più degradati, con una nuova legge che, sul modello della legge di principi proposta dall’INU, indirizzi il governo del territorio verso strategie di sostenibilità e promuova strumenti di pianificazione più agili, orientati al principio di coerenza, e non di conformità, con gli obiettivi di rigenerazione.
Una legge che colmi un gap rispetto ad altre Regioni, che negli ultimi 30 anni hanno sviluppato leggi urbanistiche di seconda e terza generazione, a fronte di una normativa che invece nel Lazio è ferma dal 1999.
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