Salva Milano: verso la paralisi totale?
di Redazione tecnica - 23/01/2025
Sta gettando panico tra gli addetti ai lavori il fatto che la proposta di legge A.C. n. 1987, il c.d. “Salva Milano”, nonostante i diversi proclami della politica, non sia ancora presente nel calendario dei lavori del Senato, dopo la sua assegnazione in VIII commissione Ambiente.
Salva Milano: slitta l'approvazione definitiva
Mentre il Comune di Milano ha deciso di chiudere lo sportello per l’edilizia, al quale ormai da mesi i professionisti possono accedere solo tramite appuntamento, a Roma sembrerebbe infatti non muoversi più foglia: unico segnale concreto è l’elenco di audizioni previste dalla prossima settimana, che fanno ipotizzare, in generale, un iter molto più lungo di quanto si potesse prefigurare inizialmente, con una discussione che potrebbe arrivare in aula solo in primavera, a cui potrebbe fare seguito l’approvazione definitiva addirittura nel corso della seconda metà del 2025.
Il perché di questo rallentamento potrebbe risiedere nelle numerose critiche giunte da più parti sulla norma che, lungi dall’applicarsi soltanto a Milano, avrebbe importanti conseguenze in relazione al rilascio di titoli edilizi su tutto il territorio nazionale.
Con la pdl si introdurrebbe una norma di interpretazione autentica sulla definizione di “Ristrutturazione edilizia” dell’art. 3 comma 1 lettera d) del TUE, secondo cui:
“A decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, la lettera d) del comma 1 dell’articolo 3 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, fermo restando quanto disposto dal sesto periodo della medesima lettera d), si interpreta nel senso che rientrano tra gli interventi di ristrutturazione edilizia gli interventi di totale o parziale demolizione e ricostruzione che portino alla realizzazione, all’interno del medesimo lotto di intervento, di organismi edilizi che presentino sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche, funzionali e tipologiche anche integralmente differenti da quelli originari, purché rispettino le procedure abilitative e il vincolo volumetrico previsti dalla legislazione regionale o dagli strumenti urbanistici comunali”.
La norma sarebbe funzionale a risolvere l’attuale impasse in cui si trovano numerosi cantieri nella città meneghina, posti sotto sequestro dalla procura dopo una gestione “disinvolta” di interventi di demo-ricostruzione, con la realizzazione di edifici alti più di 25 metri e ben diversi dalle costruzioni originarie, senza un piano attuativo e a fronte della presentazione di una mera SCIA.
La reazione del Comune è stata quindi quella di ridurre al minimo le attività dello sportello per l’edilizia, nell’attesa di un intervento del legislatore. Intervento che, di fatto, si è concretizzato nel DDL che però, dopo l’approvazione alla Camera nello scorso novembre, attualmente è fermo al Senato, dove, a quanto sembra, non rimarrà per poco.
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