Sblocco dei crediti edilizi: la petizione online
di Redazione tecnica - 30/05/2023
Nel corso del tempo, il meccanismo della cessione del credito si è trasformato in un imbuto che ne ha ridotto sempre più le possibilità di utilizzo, fino a un blocco pressoché totale con l’entrata in vigore del D.L. n. 11/2023, convertito in legge n. 38/2023, non a caso ribattezzato in “Decreto Blocca Cessioni”.
Superbonus e cessione del credito: la petizione per nuove regole
Una metamorfosi iniziata con il D.L. n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter), che per la prima volta ha limitato il ricorso alle opzioni alternative prevedendo una sola cessione, per poi essere successivamente modificato fino ad arrivare a cinque cessioni, come stabilito dal D.L. n. 176/2022 (Decreto Aiuti-quater).
Cinque cessioni consentite soltanto a chi, semplificando notevolmente, ha avviato i lavori o approvato la delibera assembleare di inizio lavori entro il 16 febbraio 2023. Il giorno successivo è entrato in vigore il D.L. n. 11/2023, che ha messo uno stop definitivo all’utilizzo delle opzioni previste dall’art. 121 del Decreto Rilancio.
A questo si è unita la saturazione delle piattaforme di cessione (Poste Italiane, istituti bancari e assicurativi), che, una dopo l’altra, hanno deciso di non acquistare più i crediti maturati da privati e imprese.
Crediti incagliati: gli Esodati del Superbonus
Ed eccoci ai famosi “crediti incagliati” e a quelli che si sono definiti “esodati del Superbonus”: soggetti che hanno investito tempo e denaro in interventi complessi, anche dal punto di vista burocratico, e che si ritrovano con cassetti fiscali pieni e tasche vuote.
Da qui il lancio di una petizione che sta per raggiungere la cifra di 50mila firme, a dimostrazione di una situazione drammatica e insostenibile.
Come si legge nel testo della petizione: il Superbonus è un “contratto a tre” fra Stato, Committenti e Appaltatori. Lo Stato sin dall’inizio ha stabilito dei termini contrattuali che “in corso d’opera” - proprio nella fase esecutiva del contratto – ha più volte cambiato improvvisamente e unilateralmente, scorrettamente, lasciando così improvvisamente milioni di famiglie, imprese e professionisti nell’oblio, in rovina e disperati!
Teniamo altresì a sottolineare che con questa condotta dello Stato, il credito non più materialmente cedibile, è divenuto “carta straccia” visto che la maggioranza dei committenti non ha capienza mediante la compensazione diretta.”.
Nella petizione si chiede quindi di:
- rendere i crediti una moneta fiscale liberamente scambiabile;
- dare la possibilità alle banche di poter scambiare questi crediti in qualsiasi modo e tempo;
- favorire la riapertura di CDP in parte controllata dallo stato dando così fiducia anche alle banche;
- prorogare il superbonus 110% fino a fine 2023 anche per le unifamiliari;
- prorogare la comunicazione ad AdE al 16/03/2024 per i soggetti che hanno sostenuto le spese al 31/12/2022 per evitare che questi possano perdere l’annualità 2023;
- prorogare per l’ultimazione dei lavori in condominio al 31/12/2024 per i lavori in corso e per quelli che hanno presentato le CILAS nei termini previsti dalla normativa vigente.
Il richiamo alla Direttiva Green
Nella petizione si ricorda anche il favore che la misura ha trovato sia nella Comunità Europea, considerati i presupposti che animano la EPBD, la c.d. “Direttiva Green” che richiede agli stati membri di adeguare il patrimonio edilizio entro il 2030 in classe E ed entro il 2033 in classe D nell’ottica del piano FIT for 55; così come si ricordano tante altre ricerche (una su tutti, quella di Nomisma) che hanno evidenziato gli effetti positivi del Superbonus per tutta la comunità e in un settore che fino a poco tempo fa era in crisi e che potrebbe tornarci, se la misura dovesse essere interrotta.
Non solo: come si legge nella petizione, il Superbonus rispetto ad altri bonus edilizi, è stato da sempre avvalorato dai vari controlli, effettuati sulle pratiche, che includono le asseverazioni tecniche e le revisioni di importanti società (PWC, KPMG, EY ecc.) alle quali si appoggiano le banche.
L'appello a un cambio normativo
Lo sblocco delle cessioni viene quindi definito come “un atto importantissimo e necessario per cercare di uscire dal vicolo cieco a cui si è arrivati, mettendo al centro gli interessi di tutti i soggetti coinvolti e questo per scongiurare, come già detto, una tragedia socio-economica che sta per investire come una valanga le PMI italiane, i professionisti del settore e i molti committenti proprietari di immobili, oltre ad evitare una miriade di azioni legali contro lo Stato stesso con conseguenze inimmaginabili”.
La petizione può essere firmata a questo link.
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