Lo stato di salute del nostro Paese: esiste un problema di cassa

di Edoardo Bianchi - 04/06/2024

Nell’intervento di qualche giorno or sono del governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta sono contenuti passaggi essenziali che, se letti di concerto con i dati diffusi sempre di recente dalla Ragioneria dello Stato, ci aiutano a comprendere l’attuale stato di salute del nostro Paese.

L’attuale profilo economico e finanziario

Alcuni macro dati, da condividere preliminarmente, si rendono necessari per inquadrare correttamente l’attuale profilo economico e finanziario in cui ci troviamo.

Abbiamo un debito pubblico che nel 2025 raggiungerà il valore di circa € 3.110 miliardi, nel 2026 di circa € 3.224 miliardi e nel 2027 di circa € 3.306 miliardi.

Il rapporto debito/pil sarà del 138,6% nel 2024 e del 141,7% nel 2025.

Per rispettare le nuove regole di bilancio della UE, secondo l’Ufficio Parlamentare di bilancio, serviranno circa € 12 miliardi l’anno per i prossimi anni.

Nel bilancio 2024 per replicare il taglio del cuneo e dell’IRPEF e destinare risorse per la riduzione sostanziale del disavanzo strutturale servono non meno di 20/25 miliardi.

Il nostro PIL, secondo le più recenti stime, crescerà dello 0,9% nel 2024 e del 1% nel 2025.

Il 90% delle uscite correnti è inderogabile ed oltre il 40% della spesa pubblica è destinata alla protezione sociale.

Abbiamo, cioè, una spesa pubblica elevata e rigida; modificarne la tendenza nel breve è complesso sia tecnicamente che politicamente.

Dovranno essere adottate misure che consentano una traiettoria stabilmente discendente del debito in rapporto al PIL.

Le pensioni e il debito pubblico

Per la prima volta il Ragioniere dello Stato, sul tema pensioni, ha affermato che “sino ad ora le riforme hanno riguardato solo i trattamenti futuri, preservando quelli in essere e gli importi maturati a legislazione vigente, ma la eventuale necessità di ricondurre tassi di crescita della spesa tendenziale non compatibili con quelli che assicurino il rispetto di una regola più stringente non può prescindere da questi elementi di valutazione”.

Per affrontare il tema della riduzione del debito è necessario, sono tutti d’accordo, intervenire contemporaneamente su un piano graduale e costante di miglioramento dei conti pubblici orientando la spesa in direzione della crescita e della produttività.

Il nostro paese non tiene il passo della Europa, nell’area euro siamo quelli con la minor crescita del prodotto per abitante degli ultimi 25 anni.

PNRR, FCS e REPowerEU

La completa attuazione del PNRR, con l’accoppiata di investimenti e riforme, è essenziale per fare partire la crescita della economia. Siamo in attesa di vederci pagata la quinta rata del PNRR relativa al secondo semestre 2023 e stiamo per chiedere il pagamento della sesta relativa al primo semestre 2024 per un importo complessivo di circa 20 miliardi di euro. Il Fondo di Coesione e Sviluppo 2021/2027 ci ha portato in dote circa 75 miliardi di euro di cui 32 miliardi di risorse italiane e 43 miliardi di risorse europee. Il REPowerEU ci ha portato una dote di circa € 3 miliardi.

Nella recente Relazione annuale dell’ANAC presentata alla Camera dei Deputati si ribadisce che “il PNRR rappresenta una opportunità irripetibile per colmare le lacune ed i ritardi storici del nostro Paese. Alla sua attuazione il Governo attribuisce ben il 90% (+ 0,9%) della pur modesta crescita attesa per il 2024 (+ 1%)”.

Lo stato di avanzamento dei cantieri

Sotto il profilo delle risorse, perché il PNRR effettivamente abbia attuazione, è necessario che i cantieri progrediscano nel loro avanzamento.

L’unico vero termometro del progredire dei cantieri è riscontrabile nei SAL che le committenti certificano sull’avanzamento dei lavori. Tra le mille difficoltà di un Paese che storicamente ha avuto sempre problemi ad impiegare le risorse (sia interne che europee) se ne aggiunge l’ulteriore connesso alla ristrettezza dei tempi di impiego delle anzidette risorse.

Nel comparto dei lavori pubblici, negli ultimi tempi si registrano profili di rilevante criticità che mettono a rischio la sopravvivenza delle imprese e con esse la stessa attuazione del PNRR.

Il problema di cassa delle stazioni appaltanti

Sta emergendo un vieppiù crescente problema di cassa che affligge le stazioni appaltanti!

I SAL vengono attestati sempre con maggiore lentezza, così come la emissione dei certificati di pagamento propedeutici alla emissione della relativa fattura che costituisce condizione essenziale per il pagamento dei lavori realizzati.

Il costante e progressivo impoverimento, in termini di risorse umane, della committenza pubblica non ha fatto altro che accentuare una problematica, quella dei ritardati pagamenti, che sconta già da tempo una doppia procedura di infrazione della Europa verso il nostro Paese.

A partire dal DL Sostegni (n. 73/2021), a fronte degli eccezionali aumenti dei prezzi di acquisto della totalità delle materie prime, vennero adottati provvedimenti straordinari (reiterati di anno in anno) finalizzati al riequilibrio dei prezzi, sia degli appalti in corso che di quelli in pubblicazione.

Obiettivo chiaro era quello di impedire il blocco delle opere avviate e consentire, al contempo, il decollo dei nuovi lavori.

A fronte di una problematica eccezionale fu adottato, tempestivamente, un provvedimento tale da non bloccare la macchina dei lavori pubblici sia di competenza del PNRR che al di fuori del PNRR.

Le anticipazioni e i ritardi nei pagamenti

Ebbene ancora oggi si registrano inaccettabili ritardi nei pagamenti di quanto previsto dal DL Sostegni relativamente addirittura alla annualità 2022. La causa principale, anche quando non ricorrono farraginosità amministrative, è la mancanza di fondi effettivamente disponibili.

Il DL Rilancio (n. 34/2020), per fornire un adeguato supporto alla fase di partenza (la più critica) dei cantieri, contemplò una disciplina dell’istituto della anticipazione contrattuale finalizzato a consentire un più rapido e sicuro avvio della produzione di cantiere.

L’anticipazione, per essere tale, deve essere erogata in anticipo/contestualmente rispetto all’avvio dei lavori; una anticipazione non erogata in anticipo (si perdoni l’apparente tautologia dell’argomentazione) vanificherebbe la ratio per cui è stata generata.

Ciò nonostante si registrano consolidate e diffuse esperienze, non rileva la dimensione della committenza, dove accedere alla anticipazione a tempo debito è pressoché impossibile.

La causa principale è la mancanza di fondi effettivamente disponibili.

L’accordo quadro

Negli ultimi anni si è registrato un diffuso favor, da parte delle committenti, per l’utilizzo dell’istituto dell’Accordo Quadro.

Si è però registrato un (a)buso del suo utilizzo perché assolutamente non conforme alla genesi ispiratrice dell’istituto; a tale proposito è opportuno analizzare cosa l’ANAC, nella anzi richiamata Relazione, osserva relativamente alle storture sull’utilizzo di detto Istituto.

È stato cioè utilizzato, il più delle volte, come contenitore vuoto (privo della benché minima ipotesi progettuale) pur di mandare in gara ed assegnare appalti al fine di impegnare risorse ed attivare numeratori ma non cantieri.

Il mondo delle costruzioni lo denuncia da tempo: nel 2026 sarà (tristemente) emblematico contare quanti accordi quadro hanno dato effettivamente luogo a cantieri e sal!

Per il caso che qui interessa, tralasciamo le altre innumerevoli spinosità, vi è un altro profilo di assoluta criticità: l’accordo quadro, come noto, trova attuazione attraverso la sottoscrizione del “contratto attuativo”.

Orbene sempre più diffusa è la prassi che prima ancora che avvenga la sottoscrizione del singolo contratto attuativo la committente proceda alla consegna dei lavori. In assenza della sottoscrizione del contratto attuativo, che avverrà molto tempo dopo, l’esecutore non potrà chiedere né la anticipazione, né l’autorizzazione al subappalto, né si vedrà tempestivamente redigere il relativo sal.

In molte occasioni la firma del contratto attuativo, preceduto dalla consegna d’urgenza sotto riserva di legge, anticipa di qualche giorno la redazione del sal (in alcuni casi addirittura del sal finale).

La congeria di tutto quanto sopra sinteticamente rappresentato determina uno stato di malessere ed affaticamento tale da non consentire un organico progredire dei lavori.

I provvedimenti adottati dal legislatore tenevano in considerazione che una mole enorme di risorse avrebbe dovuto trovare attuazione in un arco temporale molto ristretto, dove le obbligazioni assunte dalle aziende avevano la necessità di essere adeguatamente supportate per produrre il massimo in un tempo piccolo.

L’apertura dei cantieri ed il loro avanzamento non possono prescindere dal rispetto dei pagamenti inteso nel senso più ampio della accezione, come sopra descritta.

Già in tempi ordinari è odioso sopportare queste bad practices, che mettono a repentaglio la stessa sopravvivenza delle aziende, ma ora viene messa a rischio la stessa attuazione del PNRR.

Il problema di cassa

In aggiunta alla ordinaria (illegittima) lentezza della macchina pubblica si aggiunge ora una consolidata mancanza di cassa.

Sono le stesse committenti a denunciare, oltre alle carenze della propria pianta organica, la mancanza di trasferimenti delle risorse già oggetto di programmazione; questa denuncia arriva sia da committenti centrali che da committenti locali.

Come può chiedersi al mondo delle aziende, in aggiunta alle improbabili date di consegne delle opere contrattualizzate, di procedere nell’avanzamento dei lavori quando per diverse ragioni non viene loro pagato per tempo il dovuto?

Viviamo in un (prolungato) periodo dove dapprima il 110 e dappoi il PNRR, passando per il Giubileo – le Olimpiadi invernali – la ordinaria programmazione di bilancio, hanno visto consolidare la prassi di chiedere da parte dei fornitori consistenti anticipi per bloccare le forniture.

Il legislatore ha riconosciuto la necessità di fornire una risposta alla anzidetta problematica ma poi operativamente i condizionamenti di bilancio, in premessa sommariamente ricordati, stanno vanificando la ripartenza dei cantieri.

Lo si denuncia da tempo e per tempo: nessuno osi un domani addossare alle aziende edili le opere che non sarà possibile rendicontare con la Europa o comunque più in generale le opere che, non terminate, non potranno contribuire alla crescita della produzione.

La crescita come risposta ai problemi di bilancio

Per fornire una risposta concreta ai problemi di bilancio, abbattere il debito ed incidere sul rapporto debito/PIL, la principale ricetta è la Crescita.

Il continuo travaso tra fondi (PNRR – Coesione e Sviluppo - Piano Complementare) determina incertezza ed i progetti da realizzare, legati a questi fondi, subiscono continui stop and go che non ne consentono l’effettivo decollo (apertura/avanzamento dei cantieri).

Tutti i cicli congiunturali passati lo hanno testimoniato inequivocabilmente: l’edilizia costituisce l’asse centrale principale per lo sviluppo del PIL; la finanza deve tornare ad essere una infrastruttura al servizio della produzione senza costituire una industria a sé stante.

A cura di Edoardo Bianchi
Imprenditore edile



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