Superbonus 110% e bonus edilizi: la soluzione per lo sblocco dei crediti

di Gianluca Oreto - 27/07/2022

Da quando a gennaio 2022 il Governo Draghi ha deciso di intervenire sul meccanismo di cessione dei crediti edilizi, l'intero comparto delle costruzioni si è ritrovato a vivere la strana situazione in cui tutti vogliono utilizzare il superbonus 110%, nessuno vuole o può esporsi economicamente e ormai sempre più in pochi (e con condizioni al limite dello strozzinaggio) acquistano crediti indiretti, figli cioè dello sconto in fattura.

I numeri del Superbonus 110%

Nonostante 18 correttivi e centinaia di piccole e grandi modifiche, i dati recentemente pubblicati da Enea hanno certificato il successo delle detrazioni fiscali del 110% che da agosto 2021 non si è più fermato con una crescita tendenziale costante.

La misura funziona. Se ne possono discutere gli effetti "tecnici" sul risparmio energetico o quelli miglioramento strutturale degli edifici (e si deve farlo nell'ottica di poter migliorare), si può anche dibattere sull'aliquota generosa che ha azzerato le contrattazioni nell'edilizia privata. Ma trascurare il volano positivo generato da una detrazione che come evidenziato dall'ANCE per quasi la metà si ripaga con le maggiori entrate, sarebbe assurdo.

Anche i dati elaborati dall'Istituto di ricerca Nomisma hanno certificato la sostenibilità di una misura che sino a giugno 2022 è costata 38,7 miliardi di euro di spesa ma che ha generato 124,8 miliardi di euro come effetti sul comparto delle costruzioni e sull'indotto. Senza considerare i dati occupazionali secondo i quali nel superbonus sono stati impiegati:

  • 410.000 lavoratori direttamente nel settore delle costruzioni;
  • 224.000 lavoratori nei settori collegati.

Il blocco della cessione del credito

Eppure un cortocircuito rischia non solo la riuscita della misura ma la sostenibilità di un intero comparto vittima non di sé stesso ma delle possibilità e delle promesse offerte dallo sconto in fattura che come ogni "meccanismo" è formato da ingranaggi in cui se ne salta uno si blocca tutto.

Le limitazioni imposte da gennaio 2022, unitamente alla campagna mediatica contro il superbonus ma soprattutto contro il meccanismo di cessione dei crediti dipinto come un generatore di frodi, hanno indotto uno degli ingranaggi a fare un passo indietro. Il blocco degli acquisti è, infatti, vittima della scelta lecita quando si parla di Banche e soggetti privati, un po' meno giustificabile quando si parla di Enti parzialmente pubblici come Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti.

La responsabilità solidale nella cessione dei crediti

Allo spauracchio delle frodi, è necessario accostare la diminuzione dei plafond disponibili e il rischio della "responsabilità solidale" che in realtà c'è sempre stata sin dalla prima formulazione dell'art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) ma che ha cominciato ad essere presa sempre più in considerazione soprattutto a seguito degli ultimi chiarimenti dell'Agenzia delle Entrate con la circolare n. 23/E del 23 giugno 2022.

L'Agenzia delle Entrate parla di concorso in violazione e di responsabilità solidale anche del cessionario nel caso in cui venga a mancare la "diligenza" verso l'analisi del credito da acquistare che andrebbe verificato sulla base di profili oggettivi, soggettivi e su quelli legati alla normativa di antiriciclaggio.

Motivi che da una parte hanno indotto a controlli sempre più serrati da parte dei cessionari e dall'altra si sta pensando (dovrebbe essere tra i punti di cui si discute in Parlamento) di eliminare proprio questa responsabilità solidale.

La soluzione per lo sblocco dei crediti fiscali

Dopo essere stato bocciato dalla Commissione dei 9 l'emendamento presentato dal Governo e sostenuto dalla maggioranza del Parlamento al disegno di legge di conversione del Decreto Legge n. 73/2022 (Decreto Semplificazioni fiscali), si torna nuovamente alla fase dialettica in cui tutti provano a dire qualcosa di intelligente per sbloccare i 5 miliardi di crediti incagliati sulla piattaforma cessioni dell'Agenzia delle Entrate.

Anche io nei giorni scorsi mi sono lanciato in alcune proposte "soft" tra le quali:

  • l'abrogazione dell'art. 57, comma 3 del Decreto Legge n. 50/2022 (Decreto Aiuti) e il conseguente effetto delle modifiche previste all'art. 14, commi 1 e 1-bis a tutti i crediti presenti in Piattaforma cessioni;
  • la correzione del secondo periodo, comma 8-bis, art. 119 del Decreto Rilancio, eliminando il vincolo del 30% per le unifamiliari e lasciando la data di scadenza al 31 dicembre 2022;
  • la redazione di un testo unico dei bonus edilizi che prenda spunto dall'enorme esperienza fatta negli ultimi 2 anni (questa un po' meno soft).

A queste aggiungo quella che per me è l'unica vera soluzione per sbloccare definitivamente i crediti edilizi. Tutto dovrebbe passare da alcuni step preventivi e dalla digitalizzazione e integrazione delle varie piattaforme della pubblica amministrazione.

L'Agenzia delle Entrate dovrebbe farsi carico di attuare un sistema di controllo "in progress" per tutti gli interventi che utilizzano una detrazione fiscale, un po' come fanno già molte banche utilizzando società esterne che si occupano dell'audit (più o meno spinto in funzione dell'importo dei lavori).

Il credito che esce dalla piattaforma dell'Agenzia delle Entrate dovrebbe essere verificato a 360° e diventare moneta digitale a tutti gli effetti. Una moneta che il contribuente che ha utilizzato il bonus o l'impresa che ha operato lo sconto in fattura, potranno scegliere di spendere direttamente in dichiarazione dei redditi oppure cedere.

Il credito ceduto non dovrà avere alcun bisogno di ulteriori controlli e verifiche dei cessionari perché sarà stata l'Agenzia delle Entrate ad averli effettuati. A questo punto, che si possa cedere illimitatamente, solo alle Banche o a chiunque, lo deciderà la politica, ma il meccanismo potrebbe tornare funzionare.

Ma forse queste sono solo elucubrazioni folli di chi vive sulla Luna.



© Riproduzione riservata