Superbonus 110%: proroga al vaglio del Parlamento?

di Gianluca Oreto - 16/09/2023

Dopo aver ascoltato le parole del Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti dovrebbe ormai essere chiaro a tutti: il Governo non ha alcuna intenzione di prorogare le attuali scadenze previste per il Superbonus 110%.
È, dunque, questa la decisione definitiva? Oppure è lecito attendersi un intervento del Parlamento a cui spetta, come Alessandro Borghese in 4 Ristoranti, l'ultima parola che potrebbe ribaltare ogni scelta?

Superbonus tra costi e benefici

Secondo l'attuale Ministro dell'Economia il superbonus sarebbe costato troppo e sarebbe stato utilizzato per riqualificare appena il 3% del patrimonio immobiliare esistente, senza distinzione tra prime e seconde case, ricchi e poveri. Non sarebbero chiari i benefici mentre i costi sono molto dettagliati.

Per questo motivo, complice l'approntamento della prossima Legge di Bilancio (sempre più all'insegna dell'austerity), il Governo vorrebbe interrompere il ciclo di proroghe che ha interessato le detrazioni fiscali del 110% sin dalla prima formulazione dell'art. 119 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio). Proroghe senza alcuna attenzione verso i conti dello Stato come dimostrato dal costo complessivo dell'investimento che ad agosto 2023 avrebbe superato quota 90 miliardi di euro in 3 anni.

È vero che il superbonus ha consentito parecchi benefici (economici, occupazionali, ambientali,...) ma è anche chiaro che qualsiasi investimento non dovrebbe mai superare un importo economico stabilito a priori. Come è anche evidente che un beneficio così importante avrebbe dovuto essere utilizzato per riqualificare le prime case e gli edifici con più necessità energetiche e strutturali. Niente di tutto ciò è stato fatto.

L'orizzonte temporale

Allo stato attuale il superbonus è arrivato a fine vita. Almeno quello con aliquota al 110% dedicata ai principali soggetti beneficiari. Ma, mentre il Decreto Legge n. 104/2023 (Decreto Asset) ha previsto una "mini-proroga" per gli edifici unifamiliari e le unità immobiliari con accesso autonomo e indipendenza funzionale, nulla è stato fatto per i principali soggetti beneficiari, ovvero i condomini che da soli rappresentano oltre il 55% dell'investimento complessivo in superbonus.

Ad oggi la scadenza del bonus 110% per i principali soggetti beneficiari è la seguente:

  • unifamiliari e u.i. autonome - 31 dicembre 2023, ma a condizione che al 30 settembre 2022 sia stato completato il 30% dell'intervento complessivo;
  • condomini - 31 dicembre 2023 ma solo con delibera di esecuzione dei lavori entro il 18/11/2022 e CILAS entro il 31/12/2022 oppure con delibera di esecuzione dei lavori tra il 19/11 e il 24/11/2022 e CILAS entro il 25/11/2022 (in caso contrario l'aliquota nel 2023 è diminuita al 90%);
  • edifici composti da 2 a 4 u. i. e unico proprietario - 31 dicembre 2023 ma solo con CILAS presentata entro il 25/11/2022 (in caso contrario l'aliquota nel 2023 è diminuita al 90%).

Benché la proroga per le unifamiliari sia stata prevista con l'intento di consentire la conclusione dei cantieri interrotti a causa del blocco della cessione dei crediti edilizi, con il D.L. n. 104/2023 il Governo ha deciso di non intervenire sugli altri principali soggetti beneficiari.

La conversione in legge del Decreto Asset

Una scelta che, unita alle dichiarazioni del Ministro Giorgetti, potrebbe aprire una grossa crepa tra il Parlamento (che rimane sovrano) e il Governo, in vista della prossima conversione in legge del D.L. n. 104/2023.

I lavori parlamentari non sono ancora entrati nel vivo ma sono tante le memorie depositate in audizione che parlano di superbonus.

Tra queste abbiamo già parlato di quella di ANCE secondo cui sarebbe opportuno allungare il Superbonus sino al 30 giugno 2024, per i Condomini, relativamente ad interventi già avviati al 17 febbraio 2023 per i quali continuano ad essere ammesse le opzioni per la cessione del credito o sconto in fattura, a condizione che, al 31 dicembre 2023, sia realizzato almeno il 30% dell’intervento complessivo.

In audizione anche CNL – Federazione Nazionale delle Progettazioni, Costruzioni e Infrastrutture che ha chiesto:

  • la proroga del termine per il sostenimento della spesa in relazione alle unifamiliari o unità funzionalmente indipendenti, che hanno presentato il titolo edilizio e che abbiano realizzato al 30/09/2022 il 30%, entro la data di scadenza del titolo edilizio o comunque entro 31/03/2024;
  • la proroga del termine per il sostenimento della spesa per i condomini e per gli altri soggetti che hanno lavori in corso o che hanno presentato il titolo edilizio entro la data del 25/11/2022 o entro il 31/12/2022 così come previsti nel D.L 176/2022 convertito in legge 6/2023 e legge 197/2022 nella misura del 110% entro i limiti di scadenza del titolo edilizio o comunque entro il 31/12/2024, fatta salva la misura del 65% per spese sostenute nel 2025.

Una nuova scadenza è stata richiesta anche da Confartigianato che ha proposto di ampliare di ulteriori tre mesi, fino al 31 marzo 2024, l’ambito temporale di sostenimento delle spese sostenute da Condomini e altri soggetti a questi assimilati per le quali è possibile fruire del superbonus nella misura del 110% per i lavori già iniziati alla fine del 2022, tutelando in tal modo tutte quelle situazioni in cui, dopo il 31 dicembre 2023, l’agevolazione verrebbe ridotta al 70%.

Anche in questo caso viene proposto di ancorare la proroga alla presentazione della CILAS e/o delibera assembleare entro i termini previsti dalla legge di Bilancio 2023.

La richiesta di differimento arriva anche dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa che ha chiesto di posticipare i termini per i condomini che hanno avviato i cantieri per gli interventi del superbonus e che hanno già raggiunto uno stato di avanzamento lavori a settembre pari al 30%.

La scelta del Parlamento

A questo punto il Parlamento potrebbe decidere di ascoltare le richieste arrivate in audizione e "mediare" una nuova proroga per consentire il completamento dei lavori in corso. Se così fosse, potremmo trovarci ad affrontare una prima crisi di Governo.

Ma, a pensarci bene, non dovrebbero competere proprio al potere legislativo (Camera e Senato) queste scelte? Vedremo nelle prossime settimane come si evolverà il dibattito parlamentare.



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