Superbonus 2024: cosa cambia con la nuova Legge di Bilancio
di Gianluca Oreto - 23/12/2023
Sono tanti i momenti "clou" vissuti in questi 3 anni e mezzo di superbonus 110% e di opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito) di cui agli articoli 119 e 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio).
Superbonus e opzioni alternative: i momenti chiave
Chi ha seguito attentamente la storia di queste detrazioni fiscali ne ricorderà senz'altro qualcuno:
- gli sviluppi dell'art. 119, comma 13-ter del D.L. n. 34/2020 (Decreto Rilancio) e quindi le discussioni/disposizioni inerenti l'utilizzo del bonus su edifici con difformità edilizie, poi la CILAS e la deroga all'art. 49 del d.P.R. n. 380/2001 (grande topica prevista dal Governo Draghi);
- il Decreto Legge n. 157/2021 (Decreto antifrode) che ha esteso i meccanismi di controllo già presenti nel superbonus per l'utilizzo dei "bonus minori" con le opzioni alternative;
- la fine dell'utilizzo del bonus sulle unifamiliari del 30 giugno 2022 e le proroghe condizionate al 30% dell'intervento complessivo (successivamente prorogate per successive approssimazioni);
- le modifiche al meccanismo di cessione del credito avviate a partire dal D.L. n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter);
- la rimodulazione dell'aliquota prevista per il superbonus disposta dal Decreto Legge n. 176/2022 (Decreto Aiuti-quater) e completata con la Legge n. 197/2022 (Legge di Bilancio 2023);
- l'abrogazione del meccanismo di cessione disposta dal Decreto Legge n. 11/2023 (Decreto Cessioni).
Tutte disposizioni che, con una palese incompatibilità rispetto ai tempi dell'edilizia, hanno stravolto in questi anni la vita (e tolto serenità) dei professionisti e delle imprese.
Superbonus 110%: la dead line del 31 dicembre 2023
Arrivati ormai alle porte del 2024, al momento sembra che l'unica certezza sia una sola: il Governo non ha alcuna intenzione di prevedere nuove proroghe (che non vuole nessuno) ma non vuole neanche prendere atto di una situazione critica dovuta alle contraddizioni ormai palesi del meccanismo di cessione del credito.
È chiaro a tutti che molti dei cantieri sono stati avviati sulla base di regole e di un mercato che non esiste più. Almeno fino alla fine del 2021 il binomio superbonus-cessione del credito ha consentito l'avvio dei cantiere mediante contratti che prevedevano in ordine:
- lo sconto in fattura da parte delle imprese;
- la cessione del credito indiretto a SAL.
Bloccato il mercato delle cessioni, è evidente che le imprese non potevano farsi carico di lavori senza i denari necessari per pagare operai e materiali. Ed è proprio questo il motivo per cui molti cantieri sono stati sospesi (con tutte le difficoltà che ne sono seguite per i committenti).
Al 31 dicembre 2023, con un mercato della cessione che non si è ancora ripreso, il mondo del superbonus vivrà un nuovo momento chiave. A partire dall'1 gennaio 2024, infatti, l'aliquota del superbonus diminuirà al 70% (per poi attestarsi al 65% nel 2025).
I cantieri avviati sulla base dello sconto in fattura, rimasti poi invischiati e sospesi a causa del blocco della cessione, si troveranno nel 2024 a fare i conti con una diminuzione dell'aliquota che genererà evidentemente contenziosi tra committenti e imprese (tutti pronti, giustamente, a tutelare i loro diritti).
Superbonus: cosa cambia con la Legge di Bilancio 2024
Al momento, la Legge di Bilancio 2024 sembra si sia arenata sulla questione proroga condizionata. Le uniche disposizioni presenti nel testo approvato con fiducia dal Senato (109 voti favorevoli, 72 contrari e due astensioni), che verosimilmente avrà la stessa sorte anche alla Camera, prevedono solo:
- i controlli dell'Agenzia delle Entrate sulle rendite catastali degli immobili oggetto degli interventi di superbonus;
- la tassazione delle plusvalenze generate dalla vendita di immobili riqualificati dal superbonus;
- l'aumento della ritenuta sui bonifici parlanti utilizzati per il pagamento del superbonus e degli altri bonus edilizi.
Le prospettive future
Al tavolo del Governo (ma sembra più un pourparler che altro) sembra ci siano delle soluzioni che potrebbero essere varate all'interno del Decreto Milleproroghe di fine anno o in un Decreto Legge ad hoc (ci chiediamo quale sia la necessità di un nuovo provvedimento vista la prossima approvazione della Legge di Bilancio).
La prima soluzione vorrebbe un SAL straordinario che consenta l'utilizzo del superbonus al 110% a cavallo tra i due anni. Una seconda ipotesi è quella di ancorare la proroga per i condomini al completamento del 70% dell'intervento complessivo.
Tutte soluzioni evidentemente inutili se Governo e Parlamento non troveranno un accordo su come sbloccare i crediti rimasti incagliati, senza il quale qualsiasi proroga sarà pressoché inutile.
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