Superbonus e bonus edilizi: con la cessione nessun aumento del debito pubblico
di Gianluca Oreto - 17/02/2023
Sfatato uno dei "miti" circolato nell'ultimo periodo: il meccanismo di cessione dei crediti edilizi non ha alcun impatto sul debito pubblico ma solo sul deficit. Mentre il deficit pubblico rappresenta unicamente la differenza tra entrate e uscite in un determinato anno, il debito pubblico è una variabile di stock a cui viene aggiunto o sottratto il deficit.
L'aggiornamento del Manual on Government Deficit and Debt (MGDD)
A chiarirlo ci ha pensato il dott. Luca Ascoli, direttore delle statistiche di finanza pubblica di Eurostat durante un'illuminante audizione al Senato in cui si è discusso il tema legato agli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti di imposta in edilizia ed il meccanismo di cessione previsto dall'art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio).
Una discussione, ha chiarito Ascoli, che è cominciata già nel 2020 dopo la pubblicazione del Decreto Rilancio e la nascita del nuovo meccanismo di cessione del credito che avrebbe indotto ISTAT a chiedere lumi ad Eurostat. Una discussione che avrebbe portato al primo parere di giugno 2021 e poi all'aggiornamento di inizio febbraio 2022 (aggiornamento già programmato) del capitolo relativo alla classificazione dei crediti fiscali presente all'interno del Manual on Government Deficit and Debt (MGDD). Aggiornamento, anche qui ha tenuto a precisare il direttore Ascoli, che era già stato programmato, come anche tutti i prossimi.
Sulla classificazione dei crediti edilizi come "pagabili" o "non pagabili", il dott. Ascoli ha rilevato che Eurostat svolge una mera attività di coordinamento tra diversi gruppi formati dai rappresentanti degli Istituti nazionali di statistica degli Stati membri dell'UE che decidono di comune accordo e con solida maggioranza ogni aggiornamento del Manuale che, qualche volta, richiede anni di discussione.
Viene, altresì, ricordato che il Manuale fornisce "solo" le indicazioni agli Stati membri affinché si possano avere statistiche di qualità e comparabili.
Crediti pagabili o non pagabili
Andiamo agli aspetti di natura tecnica. La revisione del capitolo si è resa necessaria alla luce della norma sulla cedibilità del credito. Ascoli stesso ha ammesso che Eurostat, nonostante i rilievi di ISTAT, ha accettato la classificazione di questi crediti come "non pagabili" nelle more dei necessari approfondimenti e dell'aggiornamento del manuale (nessuna modifica retroattiva, dunque).
Secondo il Sistema Europeo di Contabilità Nazionale (SEC):
- i crediti di imposta pagabili sono quelli per cui una obbligazione da parte del Governo deve essere riconosciuta all'inizio, cioè al momento dell'evento generatore che provoca la creazione del credito stesso;
- i crediti non pagabili sono quelli che non provocano una obbligazione immediata ma riducono le entrate fiscali in futuro.
Nessun effetto sul debito pubblico né per i crediti pagabili né tantomeno per quelli non pagabili.
Il fatto che un credito possa essere definito pagabile o non pagabile incide unicamente sul momento in cui lo stesso incide sul deficit. L'impatto sul deficit dello Stato al lungo termine è il medesimo sia che il credito sia classificato come pagabile che non pagabile.
"La pagabilità o non pagabilità del credito - conferma Ascoli - non ha alcuna influenza né sul debito dello Stato né sulla cifra finale totale da imputare come effetto sul deficit negli anni impattati da tal misura ma solamente sul profilo temporale dell'impatto sul deficit nel corso degli anni".
Volendo fare un esempio concreto, il dott. Ascoli parla di un credito pari a 100 euro da ripartire in 5 anni:
- se lo stesso risulta essere pagabile, allora andrà imputato interamente nell'anno 0 (in cui viene creato);
- se il credito risulta essere non pagabile, andrà "spalmato" sui 5 anni (20 euro ogni anno).
L'impatto complessivo sui 5 anni resterà sempre di 100 euro.
Superbonus: i 3 criteri per la corretta classificazione
Relativamente al superbonus, Ascoli ammette che i criteri fondamentali da considerare sono 3:
- la trasferibilità del credito;
- la compensabilità con qualsiasi tipo di imposta;
- la differibilità per lungo tempo.
Il primo è quello più importante perché la trasferibilità aumenterebbe considerevolmente la probabilità che il credito possa essere utilizzato comportando un maggiore aggravio per le casse dello Stato (sul deficit).
Da questi 3 criteri deriverebbe ciò che più importa per la corretta contabilizzazione del credito, ovvero la probabilità che parte dello stesso possa essere persa dal beneficiario:
- se la probabilità che una parte consistente del credito possa essere non pagata è alta (e quindi andare persa), allora il credito sarà classificato come non pagabile;
- viceversa se la probabilità che una parte consistente del credito possa essere pagata è alta, allora il credito sarà classificato come pagabile.
Su questa probabilità è in corso una discussione con l'ISTAT che dovrà prendere una decisione prima dell'1 marzo. Ancora Eurostat ed ISTAT non sono arrivati ad una conclusione che, comunque, non muterà il discorso sul debito pubblico ma solo quello dell'anno di imputazione dell'obbligazione.
Conclusioni
A questo punto, considerato che i crediti edilizi non impattano sul debito pubblico ma solo su deficit e che la loro classificazione incide solo sul momento in cui imputare l'obbligazione da parte del Governo sul bilancio dello Stato, la partita si gioca unicamente sulla probabilità che questi crediti possano andare persi e sulla consistenza di questa parte. Chiaro è, inoltre, che in questa "partita" vadano considerati anche gli effetti positivi del superbonus relativi al valore generato nel comparto edile e nell'indotto (oltre 120 miliardi di investimenti a fronte di 60 miliardi investiti dallo Stato), all'occupazione (oltre 900.000 lavoratori coinvolti) e al gettito fiscale (il 34% della manovra è coperta dalle tasse incassate nell'anno 0).
Probabilità che è all'esame dell'ISTAT che dovrà fornire una risposta entro le prossime settimane e certamente prima dell'1 marzo 2023.
Una partita che dovrà necessariamente prendere in considerazione quanto accaduto e sta ancora accadendo nell'ultimo anno e mezzo in cui professionisti, imprese e contribuenti hanno avviato interventi senza avere la capienza fiscale (diretta o indiretta) per portali in detrazione.
Fatti che al momento hanno portato:
- al blocco di molti cantieri privati che sono stati "privati" di uno strumento fiscale (la cessione del credito) che nel 2020 il Governo in carica invitava ad utilizzare senza problemi;
- al fallimento di molte imprese rimaste con i cassetti fiscali pieni di crediti e zero liquidità per procedere al pagamento degli operai e dei materiali necessari.
Fatti che dovranno essere presi in considerazione non solo da ISTAT per la definizione della probabilità che i crediti vadano persi e quindi per la classificazione dei crediti ma soprattutto da Governo e Parlamento che probabilmente non hanno ancora pienamente compreso il dramma sociale in cui si andrà incontro a breve se non si trova al più presto una soluzione valida per liberare il comparto dell'edilizia da quella che ormai può essere considerata a tutti gli effetti una trappola.
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