Superbonus e bonus fiscali: il futuro è un problema economico?

di Gianluca Oreto - 28/11/2023

"Impresa cerca plafond per cessione crediti". "Condominio con CILA presentata a ottobre 2022 cerca impresa per lavori con sconto in fattura". "Acquistiamo crediti bonus 110% con sconto del 60%"... Sono solo alcuni dei messaggi che è possibile leggere facendo un giro sui social e nei vari gruppi WhatsApp/Telegram a seguito dei quali potrebbe essere lecito chiedersi "e la qualità?".

Superbonus: volano per l'economia o misura per la "crescita"?

Considerazioni di natura economica a parte (che non mettono d'accordo nessuno), sembra quasi che nelle discussioni che riguardano il futuro del superbonus sia sparito quello che doveva essere l'obiettivo principale di questa misura: la riqualificazione energetica e strutturale del patrimonio edilizio privato italiano.

Benché sia chiaro che le generalizzazioni non siano mai positive e che questa misura ha consentito la realizzazione di ottimi interventi che probabilmente non si sarebbero mai effettuati, chi pensa che non siano esistite "anche" tante storture (soprattutto nella prima fase applicativa) è certamente fuori strada oppure tende a guardare con il paraocchi o, peggio, spinto da interessi miopi e di parte.

Sono tanti gli aspetti che non hanno funzionato. Non rilevarli e non parlarne significherebbe solo non acquisire quell'esperienza necessaria che, se condivisa, potrebbe davvero servire per trasformare gli errori in tantissimi insegnamenti per il futuro.

Alla luce del dibattito che continua all'interno dei tanti convegni ed iniziative che mettono a confronto il comparto dell'edilizia su questa misura e sul futuro del comparto delle costruzioni, ho avvertito l'esigenza di scrivere questo approfondimento, sperando sia accolto come un tentativo di incanalare il dialogo su binari differenti da quello meramente economico.

Benché sia chiaro che qualsiasi misura necessiti di stanziamenti da parte dello Stato, è altrettanto chiaro che "forse" sia arrivato il momento di prendere coscienza della situazione in cui si trova il patrimonio edilizio, dimenticando per qualche minuto la differenza tra pubblico e privato.

Se dovessi pensare alla prima criticità che ha vissuto e sta ancora vivendo il superbonus è proprio questa voglia di contare le asseverazioni, gli investimenti, le detrazioni a carico dello Stato, senza verificare a monte le principali criticità di questa misura.

La pianificazione della spesa pubblica

La prima criticità, immediatamente percepibile da qualsiasi individuo normodotato, riguarda la pianificazione stessa della spesa pubblica, completamente assente nel progetto iniziale del primo legislatore (se mai ne ha avuto uno) e che a causa di una scelta scellerata del secondo Governo (Draghi), che è intervenuto con la modifica all'art. 119, comma 13-ter del Decreto Rilancio (la CILAS e la deroga all'art. 49 del Testo Unico Edilizia), ha letteralmente fatto esplodere non solo la domanda da parte dei committenti ma anche il numero di soggetti che hanno cominciato a circolare nel Paese proponendo interventi "copia e incolla" senza alcun interesse delle necessità reali degli immobili o delle tempistiche e delle maestranze necessarie per realizzarli

Soprattutto nella seconda parte del 2021 il superbonus è diventato una bolla speculativa di interventi "standard": il cappotto termico, il rifacimento dell'impianto, la sostituzione degli infissi, le colonnine di ricarica e il fotovoltaico. Tutti interventi realizzati non solo sulle prime case (su cui si sarebbe dovuto concentrare questa misura, almeno in una fase iniziale) ma su qualsiasi edificio che un bravo commerciale riusciva a trovare, senza alcuna preventiva verifica delle necessità del committente (quanti soggetti abbiamo visto circolare per proporre interventi di bonus 110% nelle riunioni di condominio o nei piccoli paesini a maggiore concentrazione di unifamiliari?).

Tutto grazie soprattutto al binomio superbonus 110%-meccanismo delle opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito) che hanno gonfiato esageratamente la voglia di tutti di ottenere i vantaggi offerti da questa misura fiscale.

Chi afferma il contrario mente sapendo di mentire.

La qualità dei lavori

Il primo drammatico effetto dell'aumento vertiginoso della domanda ha riguardato direttamente il settore imprenditoriale che in pochissimo tempo è aumentato nel numero di imprese neonate nel comparto delle costruzioni. Chiunque si è sentito in diritto di aprire un impresa di costruzione o un general contractor (figura inesistente prima) per partecipare a questo vantaggiosissimo superbonus dimenticando che essere imprenditori è davvero molto di più.

Anche in questo caso generalizzare è assolutamente sbagliato ma non vi è dubbio che sono tanti i committenti rimasti vittima della scarsa professionalità di chi si è proposto in un momento in cui le imprese erano richieste come e più del pane. L'assenza di un serio sistema di qualificazione delle imprese è stato probabilmente uno dei primissimi errori di valutazione del legislatore.

Il secondo errore, invece, ha riguardato direttamente gli interventi agevolabili. In questo caso mi riferisco alla decisione stessa di separare gli interventi energetici da quelli strutturali. Senza entrare nel merito dell'importanza delle due anime energetica e strutturale del superbonus, mi sono sempre chiesto che senso abbia posare un cappotto o rifare un impianto termico senza preventivamente verificare la capacità strutturale dell'edificio.

Un errore davvero da sprovveduti se consideriamo l'art. 14, comma 2-quater.1 del D.L. n. 63/2013 che aveva già sdoganato nel nostro ordinamento l'EcoSismabonus, ovvero una detrazione dell'80/85% finalizzata congiuntamente alla riduzione del rischio sismico e alla riqualificazione energetica.

Le opzioni alternative alla detrazione diretta

Ultimo grande errore riguarda il meccanismo delle opzioni alternative, inserito nel nostro ordinamento in modo maldestro benché sia stato il vero motore della crescita economica del comparto. Intanto fino al 12 novembre 2021 si è consentito l'utilizzo dello sconto in fattura e della cessione del credito senza alcun controllo sui bonus minori. Un errore che ha generato, soprattutto nel bonus facciate, il grosso delle frodi scovate dall'Agenzia delle Entrate.

Successivamente è cominciato il "balletto" del numero delle cessioni che da un lato non ha ridotto la voglia di utilizzare il superbonus e dall'altro ha portato le Banche a chiudere i rubinetti in un settore considerato evidentemente troppo rischioso (e chi potrebbe affermare il contrario?).

Infine, con il D.L. n. 11/2023 il Governo ha deciso di bloccare qualsiasi opzione alternativa alla detrazione diretta senza però avere un piano che avesse potuto sostenere il comparto delle costruzioni, trovatosi come un treno portato a 300 Km/h a cui di colpo si attivano i freni.

Conclusioni

Ci sarebbe tanto altro da dire. Come già evidenziato, le generalizzazioni non vanno mai bene ma non vi è alcun dubbio che tra le cose che hanno funzionato e gli errori commessi, la sensazione è che questo Governo e questo Parlamento non vogliano prendersi alcuna responsabilità non solo sul presente ma neanche su un futuro sempre più vicino.

Tra direttive europee e necessità effettive del patrimonio immobiliare tutti sanno che non c'è più tempo da perdere. Occorre non solo un piano economico ma la definizione di obiettivi, scadenze, professionalità, traguardi intermedi, sistemi di controllo, sanzioni,...

Una "gestione responsabile" delle risorse che miri alla qualità di chi vive le città, i borghi, i quartieri,... e non solo all'allocazione di risorse che possono essere o meno un vantaggio economico.

Riuscirà questa politica a farcela?



© Riproduzione riservata