Superbonus e case green: quale futuro per la riqualificazione edilizia?
di Redazione tecnica - 01/09/2023
Un’analisi di quanto fatto, di quanto andrebbe fatto e le possibili soluzioni percorribili, per non mettere in soffitta l’esperienza del Superbonus, soprattutto alla luce delle sfide che l’Unione Europea richiede per accelerare la riqualificazione del patrimonio edilizio.
Superbonus e case green: le proposte di ANCE per la transizione ecologica
Sono queste le basi su cui poggia la proposta Ance per la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare del Paese, un documento che non si limita a raccontare il processo iniziato con l’istituzione dell'Ecobonus e sul quale è stata impressa un’accelerazione con il Superbonus 110% negli anni della pandemia, misura fiscale messa già in discussione nell’era Draghi e che adesso, con il nuovo esecutivo, rischia un definitivo accantonamento.
Nella sua analisi, ANCE ricorda alcuni dati fondamentali:
- 12,2 milioni edifici in Italia di cui oltre il 70% costruito prima dell’emanazione delle norme antisismiche (1974) e sull’efficienza energetica (1976). Un patrimonio che ha abbondantemente superato, in media, i 40 anni, soglia temporale oltre la quale si rendono indispensabili interventi di manutenzione.
- solo 2.800 edifici riqualificati ogni anno con il solo Ecobonus, a causa dei costi non sostenibili dalle famiglie;
- oltre 400mila edifici in 2 anni e mezzo riqualificati grazie al Superbonus 110%, istituto con il decreto Rilancio
Un dato che ha portato, al 5% di edifici riqualificati sul totale dei lavori necessari, con una distribuzione diversa tra regioni del Centro Nord e del Mezzogiorno, differenza che trova spiegazione principalmente nelle differenze climatiche presenti nel Paese.
Le proposte per una politica di incentivazione sostenibile
Nel valutare le nuove soluzioni, ANCE ricorda le sfide che a breve la revisione della Direttiva Green imporrà, rendendo necessaria la sostenibilità economica degli interventi da parte delle famiglie e allo stesso tempo, l’altrettanto necessaria sostenibilità per la finanza pubblica.
Ecco le proposte, sulle quali si potrebbe innestare una strategia complessiva:
- mantenimento della struttura di controlli, massimali, asseverazioni e qualificazione attualmente previsti per gli interventi del Superbonus;
- orizzonte almeno decennale degli incentivi, per consentire una distribuzione degli interventi coerente con le scadenze previste in sede europea;
- miglioramento energetico di almeno quattro classi per gli edifici ricadenti nelle attuali classi E, F e G;
- miglioramento sismico di almeno una classe di rischio, nelle zone 1, 2 e 3;
- mantenimento dell’attuale Sismabonus acquisti;
- mantenimento, a regime, dell’aliquota del 70% prevista per il 2024;
- previsione di un’aliquota del 100% per i soli soggetti incapienti;
- possibilità di cessione del credito o di sconto in fattura per i soli interventi di riqualificazione energetica e sismica di interi edifici;
- interventi sugli edifici unifamiliari solo se destinati ad abitazione principale;
- periodo di fruizione delle detrazioni in 5, 10 anni o 20 anni, a scelta del contribuente utilizzatore;
- previsione di un Fondo di garanzia per l’erogazione di mutui “verdi” alle famiglie per il finanziamento della quota a carico degli interventi.
Si tratta di punti che, spiega l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, costituiscono una prima base di ragionamento per l’impostazione di una possibile strategia per la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare italiano.
Attraverso questo sistema di incentivi si potrebbe intervenire su circa 120mila edifici ogni anno, con un costo annuo per lo Stato di circa 20 miliardi, garantendo la sostenibilità economica degli interventi per tutti gli attori coinvolti e raggiungendo in tempi accettabili gli obiettivi di riqualificazione edilizia indicati dalla UE.
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