Superbonus e cessione del credito: dal Governo una exit strategy sostenibile?
di Gianluca Oreto - 03/03/2023
Dopo il Decreto Aiuti-quater (e la sua legge di conversione) e la Legge di Bilancio 2023, sembrerebbe che le scelte del Governo con la pubblicazione del D.L. n. 11/2023 (Decreto cessioni) siano state "dettate" dalla riclassificazione dei bonus edilizi operata da ISTAT.
La riclassificazione dei crediti edilizi italiani
Un riclassificazione che parte da lontano quando a giugno 2021 un parere della Commissione europea, sollecitata da ISTAT, aveva messo in dubbio la classificazione dei crediti edilizi italiani dopo che l'art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) ne aveva consentito la loro trasferibilità senza limiti (poi inseriti a partire dal D.L. n. 4/2022).
Dopo quel primo parere, e oltre 1 anno e mezzo dopo, sono arrivati l'aggiornamento del Manual on Government Deficit and Debt (MGDD) e l'audizione al Senato del dott. Luca Ascoli, direttore delle statistiche di finanza pubblica di Eurostat, che hanno fornito ulteriori elementi utilizzati da ISTAT per la riclassificazione del superbonus e del bonus facciate (stranamente non si fa alcuna menzione degli altri bonus minori utilizzati con il meccanismo di cessione di cui al citato art. 121).
Nel suo ultimo report "PIL e indebitamento AP", ISTAT fa riferimento solo alle due misure più corpose tra quelle indicate all'art. 121, comma 2 del Decreto Rilancio che possono utilizzar le opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito). ISTAT, infatti, rileva:
Alla luce del nuovo quadro interpretativo e a seguito dell’esito degli approfondimenti metodologici condotti congiuntamente da Istat e Eurostat, è quindi mutato il trattamento contabile del “Superbonus 110%” e del cosiddetto “Bonus facciate” a partire dall’anno di stima 2020. Entrambi i crediti di imposta sono ora classificati come crediti di imposta di tipo “pagabili”, e registrati nel conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche come spese per l’intero ammontare, coerentemente con il momento di registrazione previsto dal MGDD 2022, ossia nel momento di sostenimento della spesa di investimento agevolata. Nelle precedenti stime, entrambe le agevolazioni erano state classificate come crediti di imposta di tipo “non pagabili” ed erano quindi registrate come minor gettito nell’anno di utilizzo del credito (quindi, come minore entrata tributaria).
Nessuna menzione dei bonus minori tra cui l'ecobonus e il sismabonus ordinari o il bonus casa che, a questo punto, rimarrebbero crediti "non pagabili".
Le scelte del Governo
Ciò che ha stupito sono le tempistiche e le modalità utilizzate dal Governo per venir fuori da una situazione "apparentemente" complicata. La pubblicazione in Gazzetta del Decreto Cessioni è, infatti, arrivata prima la decisione di ISTAT e dopo che il Governo aveva già prorogato il superbonus per alcuni soggetti beneficiari (le persone fisiche per gli interventi sulle unifamiliari).
Il Ministro dell'Economia e delle Finanza, Giancarlo Giorgetti, in una nota diffusa alle agenzia di stampa, ha precisato di aver preso atto "delle decisioni degli istituti di statistica indipendenti che mettono un punto fermo sulla vicenda contabile, i riflessi sul bilancio dei bonus edilizi e delle cessioni dei crediti introdotti a decorrere dal 2020".
La decisione di ISTAT di contabilizzare subito le minori entrate relative alle detrazioni maturate per interventi di superbonus e bonus facciate, avrebbe avuto un impatto sui conti pubblici del 2022 e per questo, afferma il Ministro Giorgetti "Il Governo con trasparenza, coerenza e responsabilitá è impegnato ad assicurare un'uscita sostenibile da misure non replicabili nelle medesime forme. La correzione delle norme sui bonus edilizi è stato l'indispensabile presupposto a tutela dei conti pubblici per il 2023, invertendo una tendenza negativa certificata oggi dall'Istat. Parimenti il governo è al lavoro con tutti i soggetti interessati per risolvere il grave problema di liquidità finanziaria delle imprese ereditato da imprudenti misure di cessione del credito non adeguatamente valutate nei loro impatti al momento della loro introduzione".
Exit strategy sostenibile?
Pur essendo chiaro che il superbonus sia stato inserito in un contesto di crisi e che sarebbe stato difficilmente replicabile "così com'è" nel lungo periodo, non si comprende come questa uscita possa essere definita sostenibile dal Ministro dell'Economia.
La decisione di rivedere, correggere se non addirittura bloccare una misura fiscale prevista nella passata legislatura, risulta assolutamente lecita. Ciò che non è lecito (almeno nei Paesi civilizzati) è questo continuo cambio delle regole in corsa che ha l'unico effetto di mettere sotto pressione professionisti, imprese e famiglie che hanno avuto l'unica colpa di fidarsi di una legge dello Stato.
Se una exit strategy deve essere trovata, che sia davvero sostenibile prendendo in considerazione i diritti acquisiti, gli investimenti e il prossimo futuro di un comparto che al momento difficilmente tornerà ad avere fiducia nelle istituzioni.
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