Superbonus e cessione del credito: il settore costruzioni destinato alla flessione

di Redazione tecnica - 01/02/2024

Nonostante il 2023 non sia stato un anno semplice, l’industria delle costruzioni è riuscita ancora a tenere il passo con un’espansione dei livelli produttivi del 5% su base annua, per il terzo anno consecutivo, grazie anche alle agevolazioni fiscali per interventi di riqualificazione edilizia. Ma la musica è destinata a cambiare, con la fine del Superbonus 110%-90% e della possibilità di utilizzare il meccanismo dello sconto in fattura e della cessione del credito.

Industria delle costruzioni: l'Osservatorio Congiunturale ANCE 2024

Sono questi i dati salienti dell’Osservatorio Congiunturale 2024 di ANCE sull’industria delle costruzioni: in soli tre anni, gli investimenti nel settore sono aumentati di circa 75 miliardi, recuperando buona parte di quel gap dovuto alla crisi che andava avanti da oltre 10 anni.

Come evidenziato nella nota di sintesi del rapporto, la crescita stimata per il 2023 (+5%) risulta generalizzata a tutti i comparti e trainata, in particolare, dagli investimenti per la riqualificazione abitativa, sostenuti dagli incentivi fiscali, oltre che dal settore delle opere pubbliche, sul quale incidono positivamente due fattori quali PNRR e chiusura fondi strutturali 2014-2020.

Crescita sostenuta dagli incentivi fiscali

In particolare, nel 2023 gli incentivi per la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare si sono dimostrati decisivi driver di sviluppo per il settore delle costruzioni e per l’economia, raggiungendo a fine anno, secondo i dati Enea-MASE, un ammontare di investimenti realizzati superiore ai 44 miliardi, posizionandosi al di sopra dei livelli del 2022 (circa 35,4 miliardi). Complice la scadenza dell’agevolazione al 110% - 90% fissata al 31 dicembre, i lavori conclusi hanno registrato una forte accelerazione.

Un ulteriore importante contributo è stato fornito dai bonus ordinari (ristrutturazioni, sismabonus, barriere architettoniche ecc..), che, sulla base dai dati riferiti ai bonifici parlanti, hanno sviluppato, nei primi undici mesi del 2023, un giro di affari che ha superato i 38 miliardi, cifra imponente sebbene in lieve calo (-5%) rispetto agli eccezionali livelli dello stesso periodo del 2022.

Inoltre ANCE sottolinea il ruolo fondamentale che hanno giocato i meccanismi di cessione del credito e dello sconto in fattura, “che hanno permesso di limitare l’impegno finanziario da parte dei cittadini, coinvolgendo una platea più ampia di soggetti e, in particolare anche le famiglie meno abbienti, determinando un eccezionale risultato in termini di obiettivi di contenimento dei consumi energetici e di riduzione delle emissioni in atmosfera di gas serra”.

Fine del Superbonus: cambio di passo per il 2024

Un quadro che però è destinato a cambiare drasticamente nel 2024: per l’anno appena iniziato, si prevede un calo degli investimenti in costruzioni del -7,4% su base annua.

Le cause di questa contrazione? Sicuramente la fine delle opzioni alternative alle detrazioni dirette, che hanno supportato la spinta espansiva della manutenzione straordinaria, arrivata a coprire fino al 40% del mercato negli ultimi 3 anni.

L’assenza di questi strumenti porta ANCE a stimare per questo comparto un ritorno a livelli preCovid, con una flessione tendenziale del -27%. Negative le previsioni anche per la nuova edilizia abitativa (-4,7%) e non residenziale privato (-1%.

Il PNRR traina le opere pubbliche

Segno invece positivo per gli investimenti in opere pubbliche, con una crescita stimata del 20%, legata alla necessaria accelerazione degli investimenti del PNRR che, spiega ANCE, avrà un ruolo ancor più centrale per il sostegno all’economia e del settore delle costruzioni, considerato il ridimensionamento dell’ambito delle ristrutturazioni e degli interventi di riqualificazione edilizia.

Sottolinea ANCE che la crescita stimata per il comparto delle costruzioni non residenziali pubbliche nel 2024, corrispondente a maggiori investimenti per circa 10 miliardi di euro, è comunque prudente rispetto all’obiettivo del Piano. È necessario infatti tenere conto dei possibili effetti della revisione del PNRR approvata a novembre 2023 che, oltre a determinare uno slittamento in avanti degli investimenti, con una loro maggiore concentrazione tra 2025 e 2026, potrebbe provocare anche un posticipo delle rate di rimborso dei fondi europei, con conseguenti possibili tensioni sulla cassa e sulla liquidità necessaria a garantire regolari pagamenti alle imprese esecutrici dei lavori.

 



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