Superbonus: dati ISTAT confermano l'impatto positivo
di Redazione tecnica - 03/03/2023
Come prevedibile, uno stesso numero non porta quasi mai alle medesime analisi e deduzioni, soprattutto quando questo numero (che dovrebbe essere asettico) viene condizionato da ragionamenti politici(zzati) o, peggio, posizioni di parte.
Revisioni delle stime del Pil per il biennio 2020-2021
In questo caso a portare analisi differenti sono le revisioni condotte da ISTAT delle stime del Pil per il biennio 2020-2021. Una revisione resasi necessaria a seguito della riclassificazione dei bonus edilizi operata a seguito dell'aggiornamento del Manual on Government Deficit and Debt (MGDD) e dell'audizione al Senato del dott. Luca Ascoli, direttore delle statistiche di finanza pubblica di Eurostat.
Una riclassificazione che ha portato ISTAT a considerare le detrazioni fiscali previste dall’art. 119 del Decreto Legge n. 34/2020 (Superbonus) e dall'articolo 1, commi da 219 a 224 della legge 27 dicembre 2019 n. 160 (Bonus facciate) come crediti "pagabili", con effetti retroattivi a partire dall'anno 2020.
Secondo le nuove stime di ISTAT, per l’anno 2020 il tasso di crescita del Pil è rimasto invariato mentre per l’anno 2021 è stato rivisto al rialzo (da +6,7 a +7,0%). Contemporaneamente, però, sarebbero cambiate le stime del conto delle Amministrazioni pubbliche con una revisione nel rapporto deficit/Pil per gli anni 2020 e 2021 pari rispettivamente a -0,2 e -1,8 punti percentuali.
Una revisione dovuta dalla necessità di contabilizzare nei due anni il deficit (minori entrate) dovute all'utilizzo delle due detrazioni fiscali, superbonus e bonus facciate.
Maggiore deficit: cosa significa?
Numeri che, come scritto in premessa, hanno già ricevuto tanti commenti e poche analisi costruttive.
Tra queste ultime, il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi, ha affermato "È assolutamente miope e fuorviante soffermarsi, come purtroppo si sta facendo da più parti, sul deficit extra 2020-2022 per circa 81 miliardi provocato dal Superbonus. Innanzitutto, è bene ricordare che l’aumento del deficit per il 2021 e per il 2022 è dovuto al fatto che l’intero disavanzo generato dal Superbonus è stato tutto spalmato su questo biennio, e non nei cinque anni come vorrebbe la logica, essendo le detrazioni quinquennali".
"Ma il dato saliente - continua il presidente di Federcepicostruzioni - che pure incomprensibilmente sfugge ai più, e che è contenuto peraltro nelle medesime analisi, è che grazie al Superbonus il PIL è cresciuto e che, sempre grazie alle nuove entrate fiscali generate da questa misura, è diminuito l’indebitamento. Il PIL è passato da 1897 miliardi di dollari del 2020 a 2108 miliardi di dollari nel 2021. Nel 2022 ha raggiunto i 2185 miliardi di dollari, dato non ancora certificato benché l’Istat abbia già calcolato un incremento del 3,7% rispetto all'anno precedente. Ne consegue che c’è stato un aumento della ricchezza dal 2020 al 2022 di ben 288 miliardi di dollari”.
“Il debito pubblico - continua Lombardi - nello stesso periodo è sceso di oltre 5 punti, passando dal 149,8% del PIL al 144,7%. Alla luce di questi dati, è quindi evidente che il Superbonus non è affatto un costo, giacché ha prodotto ricchezza e ridotto l’indebitamento. Eppure, incomprensibilmente, ci si continua a soffermare su un deficit mal calcolato”.
L'appello alle istituzioni
Fatte queste precisazioni, il Presidente di Federcepicostruzioni ha rinnovato l’appello alle istituzioni affinché si risolva con sollecitudine il problema dei crediti incagliati: “I crediti fiscali incagliati ammontano ormai a 25 miliardi - conclude Lombardi - ben oltre le iniziali stime di 5 miliardi, e i 19 stimati dal ministro Giorgetti. Intervenga sollecitamente Cassa depositi e prestiti per smobilizzare i crediti e cederli poi alle banche: attendere che gli istituti di credito assorbano gli F24, significa spingere verso la liquidazione giudiziaria almeno 1000 aziende nell’arco di pochissimi mesi”.
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