Superbonus: necessaria una seria proroga dei termini

di Gianluca Oreto - 01/06/2023

Che il Decreto Legge n. 11/2023 e la sua legge di conversione non abbiano portato i risultati attesi dagli operatori è un fatto noto a tutti o quasi. Sembra, infatti, che Governo e Parlamento siano sordi alle richieste e al grido di allarme di tutti gli operatori economici e delle famiglie rimaste invischiate in cantieri di superbonus che non si riescono a completare per assenza di liquidità.

Superbonus: dal blocco della cessione a quello dei cantieri

Benché periodicamente si voglia puntare il dito contro qualcuno o qualcosa, il dato di fatto è che imprese, professionisti e famiglie sono gli unici soggetti che non hanno avuto alcuna colpa se non quella di aver messo a rischio le loro case e il loro lavoro, avviando cantieri sulla base di una legge dello Stato che oggi non esiste più.

Stiamo parlando di cantieri avviati tra la fine del 2021 e il 2022, quando ancora la cessione del credito non era solo una possibilità ma una certezza su cui lentamente si è abbattuta la pesante scure dei correttivi voluti prima dal Governo Draghi e poi da quello Meloni. Correttivi che non hanno fatto altro che alimentare il clima di incertezza (e di terrore) e disincentivare il mercato all'acquisto di crediti edilizi, arrivando infine al blocco totale.

Superbonus: serve una proroga "seria"

È così che nel corso del 2022 e di questa prima parte del 2023 Governo e Parlamento hanno compreso la necessità di un progressivo rinvio dei termini previsti ma senza un serio progetto che portasse a conclusione il "progetto superbonus". Benché sia lecito che un nuovo Governo, rispetto al precedente, abbia idee diverse e non voglia continuare ad investire su questa misura, è altrettanto evidente che non è possibile lasciare decine di migliaia di imprese e famiglie prossime al fallimento economico e (peggio ancora) umano.

Prorogare i termini di 3 mesi in 3 mesi, senza un piano di rientro per chi non ha la possibilità di continuare i lavori perché privo di capacità economica, ricorda il famoso principio della rana bollita di Noam Chomsky: portare tutti lentamente allo sfinimento affinché nessuno abbia più la forza di reagire.

L'audizione di ANCE alla Camera

Sulla proroga è la stessa Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) a ribadire il grido di allarme degli operatori nel corso dell'Audizione in Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia.

Un'audizione che è servita per evidenziare il ruolo chiaro dei bonus edilizi come strumento per raggiungere gli obiettivi di sviluppo e sostenibilità ma anche per far emergere le necessità di tutti gli operatori.

Di seguito i punti chiave evidenziati da ANCE nel corso dell'audizione:

  • i benefici per l’ambiente;
  • la consapevolezza di una casa efficiente;
  • la crescita del Pil;
  • l’effetto traino degli investimenti in edilizia;
  • gli effetti sulle finanze dello Stato;
  • gli effetti sull’occupazione;
  • il primo traguardo del PNRR raggiunto;
  • il valore sociale della misura.

Gli effetti positivi del Superbonus

Relativamente ai benefici ambientali, Ance ha ricordato i dati forniti da Censis secondo cui il risparmio garantito dai bonus edilizi degli ultimi anni sfiora i 2 miliardi di metri cubi di gas, per un risparmio di 400.000 tonnellate di Co2 in atmosfera. Senza dimenticare che grazie al Superbonus si è acceso un faro (mai visto) sui temi legati all'uso efficiente delle abitazioni.

Ance ha ricordato i dati dell'ISTAT che ha recentemente certificato la crescita complessiva del prodotto interno lordo, nel periodo post pandemia, al +10,9%. Un risultato che colloca l’Italia al di sopra dei principali partner europei come Germania e Francia (+4,5% e +9,6% rispettivamente in confronto al 2020). Senza considerare l'effetto traino del comparto delle costruzioni che grazie alla sua crescita ha contribuito (secondo le stime del Governo stesso) per oltre il 50% all’aumento del PIL. Un dato evidenziato dal Ministero dell’Economia e Finanza con la pubblicazione delle stime emerse dal proprio modello econometrico che ha confermato le stime più volte diffuse dall’Ance.

Ance ricorda pure che grazie al gettito generato dal Superbonus, il Governo è potuto intervenire con alcune politiche economiche in aiuto delle famiglie nella «crisi del gas» (70 miliardi per contenere la spesa energetica e 12,5 del «bonus 200€»).

Per quanto concerne gli altri aspetti è stato evidenziato:

  • l'effetto occupazionale nelle costruzioni (250 mila posti di lavoro nelle costruzioni di cui 170 mila grazie ai bonus fiscali);
  • la riqualificazione di almeno 100.000 edifici che ha consentito di raggiungere gli obiettivi previsti dal PNRR con 2 anni di anticipo (dato dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio);
  • l'utilizzo del superbonus dalle fasce meno abbienti che pur non potendo fruire della detrazione fiscale, hanno potuto utilizzare lo sconto in fattura e la cessione dei crediti.

Il blocco della cessione

Dopo aver evidenziato gli effetti positivi, i costruttori si sono concentrati sui cambiamenti normativi degli ultimi 3 anni (esattamente 25), l'ultimo dei quali (il D.L. n. 11/2023) ha eliminato il pilastro su cui si era fondato il successo di questa misura: il meccanismo della cessione dei crediti.

Il continuo cambio in corsa delle regole avrebbe generato "confusione e inquietudine" in tutti gli operatori, soprattutto nei soggetti che più di tutti hanno avuto un ruolo fondamentale: banche e operatori finanziari, come Poste Italiane e CDP.

Le stesse operazioni di ricessione portate avanti da alcuni istituti sono state solo iniziative spot e non di sistema, senza alcun effetto significativo sugli operatori sempre più in mano ai tanti soggetti finanziari che nel frattempo sono entrati in gioco con prezzi d’acquisto altamente speculativi che molte imprese e condomini, con l’acqua alla gola, sono state, o saranno, costrette ad accettare, subendo perdite economiche anche rilevanti, a parità di costi per le finanze pubbliche.

Le conseguenze drammatiche per famiglie e imprese

Tutto questo ha determinato, secondo ANCE, due conseguenze drammatiche per migliaia di imprese e famiglie:

  • l’impossibilità di cedere i crediti maturati, quel fenomeno dei crediti fiscali “incagliati” a cui non è stata ancora data una risposta concreta;
  • l’impossibilità di concludere, in tempo, gli interventi iniziati.

L’Ance ha stimato che 1 miliardo di credito “incagliato” è in grado di provocare il blocco di circa 6.000 interventi (tra unifamiliari e condomini), con ricadute negative sia in termini di imprese che di occupazione.

Ma il blocco dei crediti ha ormai messo a serio rischio la possibilità di terminare i lavori già iniziati entro la scadenza del 31 dicembre 2023. Da qui la necessità di varare una proroga di almeno 6 mesi per le operazioni di 110% in corso, in modo da dare il tempo agli operatori di concludere gli interventi iniziati.

Mesi che potranno avere un'utilità solo a patto che il Governo pensi ad una misura shock che possa risvegliare gli acquisti dei bonus edilizi rimasti in mano a chi non ha alcuna possibilità di utilizzarli. In alternativa basta cercare in rete per capire che fine ha fatto la rana bollita di Noam Chomsky.



© Riproduzione riservata