Superbonus: nel 2023 forte contrazione degli interventi al Sud
di Redazione tecnica - 11/05/2023
Dopo le rilevazioni dell’ultimo report Enea sul SuperEcobonus, si conferma una contrazione generale, nel I trimestre 2023, nel ricorso alle agevolazioni previste dal Decreto Rilancio, con dati particolarmente rilevanti per il Centro Sud. Un effetto delle numerose modifiche normative, non ultimo lo stop al meccanismo della cessione del credito sancito con il D.L. n. 11/2023, convertito con modificazioni in legge n. 38/2023.
Superbonus: diminuiscono gli interventi nel Mezzogiorno
È quanto emerge dalla lettura dei dati contenuti nella memoria presentata da Svimez alla Commissione Bilancio della Camera dei deputati nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia.
Al 31 marzo 2023, nel Mezzogiorno gli interventi agevolati sono 115.900, a cui corrisponde un ammontare di investimenti previsti di 21,9 miliardi di euro (pari al 30,1% del totale nazionale). L’importo medio per intervento al Sud è di 12mila euro più elevato rispetto al Centro-Nord (188,7 mila euro). Gli investimenti effettivamente realizzati sono pari a 16,6 miliardi (28,6% del totale nazionale), il 75,9% di quelli previsti: un’incidenza di realizzazione più contenuta di quella registrata nel Centro-Nord (81,5%).
Da questi dati, spiega Svimez, emerge che il Mezzogiorno ha mostrato una capacità di assorbimento degli incentivi del Superbonus decisamente superiore rispetto a precedenti agevolazioni fiscali in materia edilizia, quali, ad esempio, l’Ecobonus, per il quale la “quota Sud” si è fermata all’11,3%.
A questi dati positivi fanno da contraltare i risultati del I trimestre 2023, con un forte rallentamento dei nuovi interventi, che si riducono di circa il 32% rispetto al valore medio trimestrale del 2022. Tale contrazione è assai più accentuata nelle regioni del Mezzogiorno (-61,4%) rispetto nel Centro-Nord (-20,2%). Mentre il volume di investimenti previsti è sostanzialmente stabile rispetto alla dinamica media trimestrale del 2022 nel Centro-Nord (+2,4%) al Sud si riduce di circa il 40%. Tali dati, ribadisce Svimez, sembrano indicare il ruolo di freno esercitato dall’incertezza dell’assetto normativo e, in particolare sulla cedibilità del credito d’imposta, in particolare nelle Regioni del Sud.
Superbonus: gli effetti sul PIL e sull'occupazione
Con riferimento alla dinamica territoriale, gli investimenti in edilizia residenziale crescono in maniera più significativa nel Mezzogiorno (+25%) che nel Centro-Nord (+22%). Tale dinamica più accentuata nel Sud è confermata anche dai dati relativi all’occupazione, che offrono anche informazioni sulla dinamica del settore nel 2022: l’occupazione nel settore delle costruzioni è cresciuta nel biennio 2021-22 di circa 53 mila unità a livello nazionale, con una crescita percentuale cumulata del 18% nelle regioni del Centro-Nord e del 28,6% in quelle meridionali.
Guardando al PIL, Svimez conferma che Superbonus e bonus facciate abbiano contribuito alla crescita del Pil nazionale per 1,9 punti percentuali nel biennio 2021-2022; nelle regioni del Mezzogiorno il sostegno offerto sale a 2,4%; nel Centro-Nord esso è risultato pari a 1,8%. Su tale risultato incide, in misura prevalente, il differente peso del settore delle costruzioni nelle due aree: quasi il 32% nel Sud, circa il 18% nel resto del Paese.
In base a queste valutazioni, il contributo offerto dal Superbonus alla crescita complessiva del Pil nelle due macro-aree nell’intero biennio si commisura in circa il 17% nel Centro-Nord, e nel 27% nel Sud. In ogni caso Svimez evidenzia che si tratta di un contributo alla crescita che si esaurisce nel periodo di erogazione del beneficio, e non ha effetti significativi sulla crescita di lungo periodo.
Questo dimostra l'importanza degli incentivi fiscali quale sostegno alla realizzazione degli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio: in linea generale, nelle regioni centrosettentrionali le misure di efficientamento energetico hanno costituito una sorta di “innesco” per la ripresa dell’attività produttiva che, successivamente, data la maggiore estensione dell’economia di mercato, si è mossa in maniera autonoma. Diverso è il ruolo che queste misure hanno rivestito, sempre in via generale, in diversi territori del Sud: in ben quattro regioni – Sicilia (32,7%), Sardegna (32,6%), Molise (30,9%), Campania (28,6%) - le misure considerate hanno costituito poco meno di un terzo dell’intera espansione fatta registrare dal Pil nel biennio.
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