Superbonus, quale futuro per le imprese?

di Gianluigi D'Angelo - 14/06/2022

La situazione sul Superbonus sta vivendo un momento drammatico, con migliaia di cantieri aperti senza che si abbia certezza alcuna sulla cessione del credito.

Quella che è nata come una buona idea, è stata storpiata ben sedici volte e trasformata in una legge complessa da comprendere e applicare. Un groviglio affrontato solo per disperazione dagli operatori del settore, che ne sono dentro fino al collo e non possono quindi fare altrimenti.

Superbonus, quale futuro per la cessione dei crediti?

Basti pensare che a maggio 2022, il monte dei crediti generati ha praticamente raggiunto quota 33, 3 miliardi, pari praticamente alla copertura finanziaria messa a disposizione, senza contare che questi importi non prendono in considerazione il sismabonus. Quello che però succederà prossimamente è che l’emissione dei crediti continuerà a crescere, probabilmente al ritmo di 4 miliardi al mese. Mantenendo questi valori, probabilmente si arriverà a fine 2023 alla cifra mostruosa che potrebbe superare i 100 miliardi di euro in crediti, oltre il triplo della copertura finanziaria.

Facendo delle ipotesi sulle ultime azioni del Governo, c’è da pensare che sia questo probabilmente il vero motivo per cui si sta ostacolando il più possibile la manovra, perché per poter coprire tutto questo debito sarà necessario produrre altro debito, con un discostamento che l'Europa mai ci approverebbe, oppure più probabile, aumentare la pressione fiscale.

Crediti e acquisto BTP decennali

Nei prossimi giorni le commissioni Bilancio e Finanza dovranno selezionare circa 500 emendamenti sui 2.500 presentati, che verranno posti al voto nel percorso che trasformerà in legge il decreto Aiuti. Tra questi, ve ne sono diversi che affrontano lo spinoso tema Superbonus/cessione del credito. Il più importante probabilmente è quello proposto dalle banche stesse, e sembrerebbe largamente condiviso dalle forze parlamentari – con in prima linea Movimento 5 Stelle e Lega – prevedendo l'utilizzo dei crediti per l'acquisto dei BTP decennali.

Questa soluzione, per altro, aiuterebbe anche l'allocazione del Bond in una fase complessa come quella attuale, in cui la Bce sta per chiudere i rubinetti per l’acquisto dei titoli di Stato, senza che noi per primi in Italia ne abbiamo usufruito, ma che ci hanno permesso di sostenere il debito pubblico italiano.

Di fatto, l'unico emendamento che permetterà a molte imprese di non fallire sarà questo; tutti gli altri, benché utili e interessanti, sono solo dettagli. Incrociamo le dita e confidiamo che la politica e il Governo comprendano la gravità della situazione reale, così compromessa dal rendere al momento questa soluzione l'unica strada percorribile.

Se invece questo emendamento non troverà spazio nella legge, nei prossimi mesi con molta probabilità vedremo una graduale e inesorabile serie di fallimenti nel settore edile, con migliaia di cantieri fermi a metà. Un Default che potrebbe trascinare l'intero paese in una delle più pesanti recessioni che abbia mai conosciuto.



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