Testo Unico Edilizia: dal CNI la proposta di riforma del d.P.R. n. 380/2001
di Redazione tecnica - 29/07/2023
Dopo mesi (anni) di silenzio e dopo le anticipazioni del Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, la tanto attesa riforma del d.P.R. n. 380/2001 (Testo Unico Edilizia) entra nel vivo.
Testo Unico Edilizia: il progetto di riforma
Siamo ancora in fase di riscaldamento e si dovranno attendere conferme e bozze da leggere prima di fare considerazioni su un testo di riforma conosciuto ancora da pochi eletti. Intanto lo scorso 26 luglio il gruppo di lavoro del Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha incontrato presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il coordinatore della Commissione relatrice per la revisione del Testo Unico Edilizia, l'ing. Walter Lupi.
“Nel corso dell’incontro - ha affermato Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI - abbiamo avuto modo di presentare il nostro Gruppo di Lavoro, sottolineando la sua composizione che prevede la partecipazione, oltre a due rappresentanti del Censu, di quelli di molte regioni italiane. Riteniamo, infatti, che ogni Ordine territoriale possa apportare il suo contributo affinché la modifica del Dpr 380/2011, alla quale si lavora ormai ininterrottamente dal 2017, veda finalmente la luce nel più breve tempo possibile. Abbiamo anche sottolineato la necessità che il nuovo testo sia approvato non come Dpr ma come vera e propria legge, esattamente come è accaduto per il Codice Appalti”.
Se così fosse, si dovrà attendere una legge delega e poi un decreto legislativo che affiderà al Governo il compito di riscrivere le norme sull'edilizia (sperando insieme a chi deve applicarle).
Intanto, è prevista per settembre la riunione della Commissione al fine di raccogliere tutti i contributi, le proposte e fare sintesi.
Le proposte del CNI
Soddisfatto il gruppo di lavoro del CNI che, però, auspica ulteriori modifiche e semplificazioni che possano dare certezze agli operatori dell’edilizia, rendendo più agevole e proficuo il loro lavoro e, al contempo, garantendo una puntuale e snella azione di controllo da parte della Pubblica Amministrazione.
Entrando nel dettaglio, è stato richiamato il principio di sussidiarietà nei confronti della Pubblica Amministrazione, da parte degli Ordini e dei professionisti che consenta un rapporto di piena collaborazione tra i questi soggetti. Secondo il CNI solo in questo modo sarà possibile ridurre i carichi di lavoro degli Uffici dei Comuni, delle Regioni e degli altri Enti coinvolti nei processi edilizi con un migliore apporto nelle funzioni di controllo nel corso del procedimento amministrativo.
In tal senso è auspicata una razionalizzazione dei titoli abilitativi che dia certezza del diritto ai professionisti e agli operatori del settore, estendendo le tipologie di interventi i cui progetti possano beneficiare dei titoli edilizi non provvedimentali ed autocertificabili dai professionisti (SCIA) con il ricorso metodico alla conferenza dei servizi semplificata in caso di necessità di nulla osta da parte degli enti preposti alla tutela, con garanzia di tempi certi e perentori.
La sanatoria edilizia
Toccato il tema più delicato della riforma: la revisione delle norme sulla sanatoria edilizia al momento contemplate negli articoli 36 e 37 del d.P.R. n. 380/2001. Il gruppo di lavoro del CNI ha fatto notare che la normativa vigente riguardante l’accertamento di conformità si è rivelata inefficace.
Come più volte evidenziato negli ultimi anni anche dalla nostra redazione "La condizione della cosiddetta “doppia conformità” urbanistica e, ancor di più edilizia, rende nella maggior parte dei casi impossibile la regolarizzazione delle difformità, anche se prevalentemente formali".
Di contro, l'assenza del ripristino dello stato legittimo rende impossibile qualsiasi opera di manutenzione, ristrutturazione, miglioramento sismico ed efficientamento energetico, impedendone l’accesso agli incentivi fiscali come previsto dall’art. 49 del d.P.R. n. 380/2001 (articolo tornato alla ribalta solo grazie al superbonus).
Altra problematica relativa all'assenza di stato legittimo, riguarda la commercializzazione degli immobili che risulta problematica per la necessità di asseverarne la conformità nell’atto di trasferimento, con innegabile danno per l’economia e con conseguente incentivazione al consumo di suolo. Alcune Regioni hanno già legiferato in tal senso, cercando di mitigare gli effetti paralizzanti di quest’ultima. Il CNI chiede che si possa giungere ad un testo che consenta finalmente la regolarizzazione della gran parte degli edifici, viziati da piccole difformità dai titoli edilizi legittimanti e quasi sempre assai risalenti nel tempo.
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