Testo Unico Edilizia: le osservazioni di Architetti e Ingegneri sul Salva Casa

di Redazione tecnica - 30/07/2024

Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge n. 105/2024, di conversione con modificazioni del D.L. n. 69/2024 (Decreto Salva Casa), si è concluso il processo di revisione del d.P.R. n. 380/2001 (Testo Unico Edilizia) avviato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini per permettere di sanare irregolarità edilizie di piccola entità.

Le osservazioni di Architetti e Ingegneri

Arrivano dai Consigli Nazionali degli Architetti PPC e degli Ingegneri le prime osservazioni alle nuove disposizioni inserite all’interno del Testo Unico Edilizia che:

  • forniscono una risposta agli obiettivi dichiarati di semplificazione e di maggiore chiarezza della pratica applicativa;
  • prevedono delle misure finalizzate alla regolarizzazione di quelle piccole difformità che rendevano numerose abitazioni invendibili o comunque non legittimate, causando anche un freno al mercato immobiliare e alle attività di ristrutturazione del tessuto edilizio nazionale esistente.

Con la legge – informa una nota congiunta di Architetti e Ingegneri - possono essere finalmente superate situazioni in stallo da decenni, pur irrilevanti ma non risolvibili nel contesto normativo vigente. Si pensi ad esempio agli edifici costruiti prima della legge Bucalossi (1977), alle piccole difformità costruttive e di rappresentazione, a variazioni all’interno degli alloggi e ad altre varianti non incidenti sulla collettività, viene introdotto, nell’accertamento di conformità, nelle ipotesi di parziali di difformità e variazioni essenziali il superamento del concetto della doppia conformità edilizia e urbanistica”.

Necessaria una riforma del Testo Unico Edilizia

Anche i Consigli Nazionali di Architetti e Ingegneri rilevano come le modifiche apportate al Testo Unico Edilizia affrontino solo parzialmente la necessità di una riforma integrale dell’impianto normativo edilizio. A questo proposito, i Consigli Nazionali di Architetti PPC ed Ingegneri affermano la necessità non più differibile di riformare il testo nella sua interezza ed organicità. “Non si parla di una semplice revisione – rilevano i Consigli Nazionali delle professioni tecniche - ma di una nuova integrale elaborazione di un codice maggiormente rispondente alle esigenze di semplificazione e razionalizzazione correlate ad una nuova normativa urbanistica che si renda necessaria per supportare e facilitare la crescita ed un futuro sostenibile per il nostro Paese, secondo le nuove esigenze di rigenerazione urbana, di riduzione del consumo di suolo, di “costruire sul costruito””.

Il nuovo testo del DPR “380”, come modificato dalla conversione in legge del Decreto salva-casa – continuano Architetti e Ingegneri - di fatto interviene anche in ambiti di competenza specifica della normativa urbanistica operando in sostituzione, parziale e molto limitata, di un vuoto normativo che non può essere affrontato con una disciplina in ambito edilizio. La nuova legge “deroga senza abrogare” ad altre normative vigenti, come la legge n. 1150/42, il decreto n. 1444/68, il decreto del ministero della sanità del 1975, con le quali le nuove disposizioni potrebbero entrare in contrasto; pertanto non pone al riparo i professionisti e gli uffici tecnici della Pubblica Amministrazione dal rischio di una non corretta interpretazione. La scelta di effettuare modifiche parziali di un testo normativo, ormai inadeguato, aumenta le incertezze applicative introducendo il rischio di “derogabilità permanente” in ambiti di competenza di altre normative e può produrre criticità nel governo dei territori che necessitano, invece, di una nuova disciplina urbanistica e di un nuovo Codice delle Costruzioni organici ed attualizzati”.

Proprio per questo “La nuova frontiera del processo di governo del territorio è il “green deal”, la rigenerazione urbana e la limitazione del consumo di suolo, che presuppongono nuovi strumenti e nuova disciplina urbanistica che favorisca l’inclusione sociale e la qualità ambientale e adeguata ad affrontare le sfide della transizione ecologica”.

In conclusione entrambi i Consigli nazionali confermano la loro disponibilità ad un dialogo e ad una costante collaborazione con il Legislatore per la definizione del nuovo quadro normativo.

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