Le virtualità urbanistiche e le problematiche della città di Palermo
di Iano Monaco - 26/04/2022
Le virtualità urbanistiche di Palermo (forma e assetto della città, rapporto con il verde, con il mare, con le montagne circostanti, con il territorio metropolitano, con l’ambiente in generale e con le preesistenze) furono quasi per intero pregiudicate, prima, per mancanza di fantasia e di coraggio: basti dire che a fine ‘800 la previsione urbanistica più significativa per la Palermo del futuro fu il prolungamento della via Maqueda con le vie Ruggero Settimo e Libertà, compresi gli isolati a monte e a valle, oltre al nuovo asse di via Roma avviato nei primi anni del ‘900.
Le virtualità urbanistiche della nostra città affondarono poi definitivamente con il PRG del 1956, approvato nel 1962, disconosciuto dagli stessi progettisti date le tante varianti e le spaventose densità fondiarie previste e comunque già di per sè prono alle esigenze della speculazione e del quieto vivere, povero di forma e di idee oltre che di servizi per la collettività.
Ci troviamo ora a litigare su come utilizzare lacerti di quello che un tempo era il bellissimo territorio di Palermo ed ora è una landa quasi del tutto edificata, la cui rigenerazione potrebbe effettivamente essere un importante campo d’azione per i tanti architetti e ingegneri che costituiscono, con le loro competenze, un capitale umano di grande valore, assai utile alla città. Nel frattempo la città continua a non conoscere il suo piano urbanistico da cui sarà regolata per i prossimi anni, redatto dagli Uffici quando ancora non era stata varata la nuova e innovativa legge urbanistica del 2020 che prevede la partecipazione della cittadinanza fin dalla impostazione delle sue linee guida.
Problemi generali
Oltre a quelli strutturali già detti, rileviamo a Palermo:
- Struttura amministrativa comunale per lo più inadeguata; Ufficio Tecnico comunale sottodimensionato rispetto alla vastità e complessità delle questioni da affrontare e risolvere.
- Assenza o povertà delle risorse economico-finanziarie se solo si considera che il così detto “Patto per Palermo” del 2016 era costituito solo per €322 milioni da nuovi finanziamenti mentre per i restanti €442 milioni si trattava di fondi a suo tempo stanziati ma mai spesi. Anche i €322 milioni non sono ancora stati impegnati.
- Procedure gravate da inutili complessità che rendono assai difficile spendere le risorse disponibili.
- Assenza di buona e tempestiva programmazione.
- Bilancio comunale sull’orlo del dissesto finanziario sebbene non riconosciuto dagli stessi Amministratori con spregio di ogni evidenza ed a fronte della incapacità di riscuotere quanto dovuto dai cittadini comunque mal serviti.
- Pletora di società partecipate in palese dissesto, salvo poche eccezioni (GESAP, AMGAS, AMAP ?) che hanno come scopo secondario quello di fornire servizi ai cittadini essendo quello principale quello di offrire un posto (quasi) sicuro a chi vi venga assunto (Checco Zalone docet).
- Decadimento della città fin negli aspetti e nei servizi più elementari: strade e marciapiedi difficilmente praticabili, depuratori (quando esistenti) mal funzionanti, cimiteri straripanti di salme insepolte di cittadini che si ostinano a morire in assenza della benché minima programmazione in aumento degli spazi per la sepoltura (un nuovo cimitero in tempi rapidi no? se ne parla invano da più di venti anni) ed in assenza di un forno crematorio che funzioni, rifiuti in abbondanza ad abbellire di sé ogni anfratto ed ogni spazio in collaborazione tra cittadinanza che sporca e non paga la tassa sui rifiuti ed il Comune che pulisce poco e male e non riesce a riscuotere il dovuto: non ne è capace o non vuole. Quel genio di Pina Bausch nel 1988 riempì di rifiuti il palco scenico del Teatro Biondo per lo spettacolo di danza “Palermo Palermo”. Nel campo della raccolta e smaltimento dei rifiuti il nostro Comune gareggia per inefficienza con la nostra Regione che tuttora considera quella dei rifiuti come una perenne emergenza in assenza di una chiara politica dei rifiuti che altrove sono una ricchezza mentre noi li esportiamo a caro prezzo.
- Né in questo bailamme di problemi l’Amministrazione comunale trova aiuto nello Statuto Regionale, inutilmente speciale dato che anche nei settori di esclusiva competenza regionale andiamo a rimorchio delle norme nazionali limitandoci a peggiorarle allorquando la nostra Regione le recepisce.
Opere bloccate o in grande ritardo
- È normale che la città vada sott’acqua non appena piove e che comunque vada in tilt a fronte di qualsiasi evento meteorico?
- È normale una città incapace di portare a compimento le più elementari opere idrogeologiche di salvaguardia del suo territorio: è il caso del collettore sud-orientale, di quello nord-occidentale (Mondello come Venezia), dei depuratori di Acqua dei Corsari e di Fondo Verde (entrambi insufficienti e mal gestiti), della fognatura di acque bianche di via XXVII Maggio, del potabilizzatore del Risalaimi a valle dello Scanzano, dell’acquedotto vecchio di Scillato, della rete idrica di Boccadifalco e di Villagrazia, della galleria (da consolidare) di Monte Manolfo, del canale Mortillaro che blocca da mesi la circonvallazione, del canale di Passo di Rigano, diventati ricettacolo di rifiuti.
- È normale che una città grande e importante come Palermo non sia capace di risolvere da decenni problemi che non sarebbero problemi in qualsiasi città del centro nord? pensiamo al ponte Corleone (su cui si blocca quotidianamente la circolazione veicolare della città e quindi della Regione), al ponte sull’Oreto, allo svincolo sulla via Oreto, alla irrisolta insufficienza della circonvallazione che non consente di aggirare la città per andare da est a ovest pur riuscendo benissimo a bloccarne le connessioni trasversali mare-monte. Pensiamo all’eterno completamento del passante ferroviario, all’eterno completamento dell’anello ferroviario, al mancato collegamento diretto del Porto con la viabilità esterna e quindi con il territorio regionale.
- Pensiamo alla sperimentata incapacità della nostra città nel realizzare opere che migliorerebbero la vita dei cittadini offrendo loro importanti occasioni di lavoro e di confronto col mondo: la mancata trasformazione della ex Fiera del Mediterraneo (centro congressi?) e della ex Chimica Arenella (archeologia industriale fronte mare da attrezzare e aprire al pubblico con finanziamento europeo ottenuto e regolarmente perduto), la scomparsa -a seguito del mancato recupero- del Palazzetto dello Sport a Fondo Patti, del campo da Baseball in via dell’Olimpo e del velodromo allo ZEN, la mancata progettazione di un centro congressi e di un auditorium (magari presso la ex Fiera del Mediterraneo, vedi sopra).
- Pensiamo alla mancata realizzazione dei nuovi complessi scolastici nell’area sud e nell’area nord della città (frutto di altrettanti concorsi di idee esitati ma rimasti sulla carta: una mostra dei progetti di concorso no?). Pensiamo all’occasione persa con la Green Way (concorso di idee esitato, di cui si son perse le tracce), alla mancata illuminazione del percorso Unesco Arabo-Normanno (Palermo, Monreale, Cefalù).
- Pensiamo alla politica dei trasporti che (a parte la già detta eterna realizzazione del passante e dell’anello ferroviario) ha visto un parere fortemente critico del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (28.07.2021) sul progetto (di Fattibilità) del Tram a Palermo; parere che l’ente verificatore ha tradotto a fine novembre scorso in 27 non conformità, 2 osservazioni, 11 conformità, nel suo rapporto di verifica e validazione, con ciò mettendo in forse la realizzabilità in tempi brevi di un progetto (già finanziato) che, nella migliore delle ipotesi, avrebbe bisogno di essere rivisitato e completato in non meno di parecchi mesi, ammesso e non concesso che la città lo voglia per intero e con la via Libertà attraversata a raso dai binari del Tram invece che lasciata libera grazie alla M.A.L. sotterranea, il cui progetto preliminare, già approvato, fu messo da parte non si sa perché. Per non dire degli irrisolti problemi tecnici di alimentazione dei lunghissimi tram a batteria. Qualcosa si deve fare con urgenza per non perdere il cospicuo finanziamento del Tram e, al contempo, per non mandare in gara un progetto che rischia di porre rilevanti problemi realizzativi di ogni sorta con probabile aumento dei costi, come già è successo con le sopra citate opere ferroviarie.
- Pensiamo alle numerose e ampie zone del centro storico, fatiscenti o abbandonate (si veda lo studio analitico che ne ha fatto UniPa), che ancora aspettano il risanamento post bellico o la rigenerazione urbana di cui oggi si percepisce l’importanza tranne che a Palermo. Pensiamo alla pedonalizzazione di ampie zone del centro storico prive di qualsiasi parvenza di arredo urbano.
- Pensiamo al fronte mare della città del cui destino la città sa poco e forse è meglio così perché se ne occupa l’Autorità Portuale che gode di autonomia gestionale e di fondi specifici con cui pare stia facendo cose egregie, mentre le zone rimaste nella competenza comunale hanno poche speranze di avere destino diverso dall’attuale caos assai poco calmo.
Si può essere ottimisti?
Si può essere ottimisti in una città come la nostra? Se non lo fossimo non staremmo qui a parlarne ed a criticarne le tante cose che non vanno nel tentativo di migliorarle. Non cercheremmo di fare con passione e (forse) con ingenuo entusiasmo il nostro bellissimo ma difficile mestiere di architetti.
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