Archivi storici edilizia: serve la digitalizzazione
Il caso dell'Archivio progetti dei Titoli Edilizi Privati del Comune di Roma fa riflettere su quanto bisogna ancora fare in Italia per la smaterializzazione dei dati
Roma è la Città Eterna solo per modo di dire o per dato di fatto, pensando ai tempi di accesso cui la Pubblica Amministrazione costringe, suo malgrado, l’utenza? Fa parecchio riflettere l’avviso pubblicato dal Comune di Roma la scorsa settimana per la visura in Archivio progetti dei Titoli Edilizi Privati, in cui si fa presente che il servizio è momentaneamente sospeso per lo spostamento e riposizionamento dell’archivio documentale.
Archivi cartacei: il caso del Comune di Roma
Si parla di numeri impressionanti: il Dipartimento possiede infatti una mole di documentazione cartacea per una consistenza che supera ampiamente i circa 52 km lineari. Quasi quanto l’intero perimetro del Grande Raccordo Anulare, per rimanere nei dintorni. Ma veramente questa è l’unica strada “percorribile” per continuare a offrire un servizio così importante ai cittadini?
Basti pensare che per poter gestire una simile mole di
documenti, il Comune di Roma negli anni ha dovuto procedere
all’affidamento del servizio di deposito e di gestione
dell’archivio a una società inhouse, collocando i
fascicoli, oltre che in ben 3 sedi istituzionali, anche fuori dal
territorio cittadino. Si parla di oltre 160.000
pezzi, molti dei quali anche di volume
consistente. La durata dell’incarico per la gestione? Solo
biennale, per cui adesso che la società aggiudicataria è cambiata,
i fascicoli vanno spostati fisicamente. Con buona pace degli
utenti, che hanno continuato a utilizzare il sistema di
prenotazione online per l'accesso (fisico) alle
visure, in realtà poi non consultabili perché i documenti non
erano materialmente disponibili.
Da qui l’avviso e le scuse: fino al termine del trasferimento, il
servizio di prenotazione visure è sospeso. La
débacle del digitale sull’analogico è totale, e ancora una volta,
la burocrazia pachidermica vince a pieno titolo su
AGID.
Archivi documentali: necessaria la digitalizzazione
Resta da chiedersi perché nei prossimi due anni, piuttosto che avviare una nuova procedura ad evidenza pubblica per l’affidamento di un servizio simile, oneroso anche a livello logistico e organizzativo, non si pensi a programmare la digitalizzazione e la smaterializzazione degli archivi da fare effettuare a una società inhouse specializzata.
L’accessibilità delle informazioni passa anche da questo, dall’abbattimento delle montagne di documenti che ci sommergono: perché se sostenibilità è la parola che guida le nuove amministrazioni, forse sarebbe il caso di iniziare a parlare seriamente, a ogni livello, anche di Transizione Tecnologica.
Superbonus e digitalizzazione archivi
Quello della mancata digitalizzazione degli archivi storici degli sportelli unici edilizia, è uno di quei problemi che i professionisti conoscono bene. Un problema che è sempre stato compatibile con un sistema "lento" ma che ha mostrato tutte le sue complessità con l'avvento del superbonus. Quando inizialmente era prevista la verifica dello stato legittimo (oggi non lo è più per gli interventi di superbonus), la consultazione degli archivi è diventata una di quelle problematiche che ha rischiato di vanificare i benefici previsti dalla detrazione fiscale del 110%.
Consapevole che il problema non potesse essere risolto in tempi brevi, il Decreto Legge n. 77/2021 (Decreto Semplificazioni-bis) ha introdotto nel nostro ordinamento la CILAS mediante la quale non serve più lo stato legittimo per fruire del superbonus.
Bene, problema risolto? Assolutamente no. Urge un intervento immediato che parta dalla progettazione di una piattaforma dentro cui inserire tutta la documentazione. E serve farlo in tempi brevi perché mentre il dottore studia il paziente muore e non si può sempre sperare in provvedimenti straordinari come il superbonus 110%.
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