Bonus facciate: nuova Maxi frode da 33 milioni di euro
La Guardia di Finanza ha individuato e bloccato una maxi frode da oltre 33 milioni di euro per le ipotesi di reato della truffa aggravata ai danni dello Stato sul Bonus facciate
Che il meccanismo di cessione dei crediti edilizi di cui all’art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) non sia stato esente da errori più o meno macroscopici è un fatto noto a tutti. Soprattutto nell’ambito del bonus facciate, nel corso di questi anni, grazie al lavoro congiunto dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, si è riusciti ad individuare e bloccare numerose frodi fiscali.
Bonus facciate: nuova maxi truffa
L’ultima in ordine temporale è stata scoperta dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Livorno che hanno dato esecuzione a ulteriori due decreti di sequestro preventivo emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Livorno, aventi ad oggetto crediti fittizi per un ammontare complessivo pari a oltre 33 milioni di euro per le ipotesi di reato della truffa aggravata ai danni dello Stato e di indebite compensazioni di crediti d’imposta, perpetrate da un’articolata rete criminale, ideata e gestita dal titolare di uno studio di consulenza fiscale avente sede nel milanese con il diretto coinvolgimento di 10 società edili, dislocate sull’intero territorio nazionale.
Come informato dalla Guardia di Finanza, l’indagine è scaturita da una mirata analisi di rischio e incrocio di dati, sviluppata in sinergia con l’Agenzia delle Entrate, sfociata quindi in un’attività di polizia giudiziaria coordinata Procura della Repubblica di Livorno. Le investigazioni hanno approfondito la effettiva spettanza del “Bonus Facciate” per la realizzazione di interventi finalizzati alla ristrutturazione e riqualificazione degli edifici esistenti.
Ricordiamo che, ai sensi dell'art. 1, commi da 219 a 224, della Legge 27 dicembre 2019, n. 160 (Legge di Bilancio per il 2020), è stata prevista una agevolazione fiscale del 90% per gli anni 2020 e 2021, e del 60% per l’anno 2022, per gli interventi finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti (inclusi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna) ubicati in zona A (centri storici) o B (parti già urbanizzate, anche se edificate in parte).
Una agevolazione sulla quale è stato possibile utilizzare il credito d’imposta mediante le opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito) di cui all’art. 121 del Decreto Rilancio e sulla quale, almeno fino al 12 novembre 2021 - data di entrata in vigore del Decreto-Legge 11 novembre 2021, n. 157 (Decreto anti-frode - è stato possibile monetizzare il credito senza alcun meccanismo di controllo.
Solo a partire dal 12 novembre 2021, con l’inserimento dei meccanismi di controllo e dell’art. 122-bis (Misure di contrasto alle frodi in materia di cessioni dei crediti. Rafforzamento dei controlli preventivi) all’interno del Decreto Rilancio, è stato possibile attivare un sistema di verifiche su alcuni profili di rischio.
Le indagini della Guardia di Finanza
Nel nuovo caso, dopo un primo sequestro di oltre 8 milioni di euro eseguito nel 2023, i militari del Gruppo di Livorno hanno proseguito gli accertamenti, approfondendo le anomalie e gli alert di rischio emersi a carico del commercialista, artefice della frode.
In particolare, tramite l’acquisizione e l’analisi delle comunicazioni d’opzione inviate telematicamente dal commercialista all’Agenzia delle Entrate per l’ottenimento dei (falsi) crediti d’imposta, è stato possibile verificare la posizione fiscale di altre otto imprese edili (oltre alle due già indagate) risultate essere - quali cessionarie dei crediti di imposta fittizi - società attive ma non operative, dotate di una minima struttura patrimoniale e aziendale, di recente costituzione i cui rappresentanti legali vantavano diversi precedenti penali.
Dalla incapacità strutturale delle società a svolgere i lavori edili (in relazione ai quali avevano maturato cospicui crediti di imposta) è stata avviata l’indagine della Guardia di Finanza che ha portato ad individuare, tra l’altro, lavori e costi del tutto fittizi, risultando assolutamente incoerenti con la ridotta metratura degli appartamenti indicati nelle dichiarazioni inviate all’Agenzia delle Entrate. Dichiarazioni che, tuttavia, hanno generato nei cassetti fiscali un imponente ed illecito credito d’imposta, bloccato dalle Fiamme Gialle e dall’Agenzia delle Entrate poco prima che venisse “monetizzato” in danno dello Stato.
Un sodalizio preordinato a generare solo cartolarmente – mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti ed invio telematico delle comunicazioni prescritte dagli artt. 119 e 121 del Decreto Legge nr. 34/2020 – crediti d’imposta fittizi successivamente ceduti, per essere monetizzati, nel cassetto fiscale delle suddette società edili.
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