Classificazione e impatto economico dei crediti fiscali nel settore edilizio
Le problematiche connesse alla riclassificazione dei crediti edilizi, i 3 possibili scenari e l’esposto degli operatori a Bruxelles
Dopo oltre tre anni dal varo dei crediti fiscali trasferibili per i bonus edilizi la situazione è completamente avvolta nella nebbia sia per quel che riguarda la classificazione dei crediti fiscali e quindi la loro contabilizzazione sia per l’impatto che questi crediti hanno avuto nell’economia.
L’aggiornamento del MGDD di Eurostat
In merito alla classificazione, i problemi sono sorti dal 1° febbraio 2023 quando Eurostat ha pubblicato le nuove linee guida del manuale MGDD. Prima di quella data la situazione era molto chiara, i crediti fiscali venivano distinti in:
- pagabili, che davano il diritto al rimborso cash per la parte che non veniva portata in compensazione;
- non pagabili, che non prevedevano il rimborso.
Questa distinzione aveva delle implicazioni importanti: i crediti pagabili erano non perdibili proprio perché se non si scontavano le tasse veniva ottenuto il rimborso. Dunque la non perdibilità era una conseguenza diretta della rimborsabilità.
Eurostat, invece, con una evidente forzatura logica, ha stabilito che se esiste “un’elevata probabilità che i crediti siano sfruttati integralmente” e cioè che non siano persi, allora vanno classificati come pagabili anche se non c’è il diritto al rimborso. Dunque, secondo Eurostat, la pagabilità deriva dalla non perdibilità, in contrasto con il SEC2010 dove la non perdibilità deriva dal fatto che i crediti sono pagabili.
I problemi sorti
Questa impostazione ha fatto sorgere diversi problemi. Per prima cosa ad un anno dal varo delle nuove linee guida ancora non è stato stabilito con certezza se i crediti fiscali emessi in Italia fino alla fine del 2023 siano pagabili o non pagabili: Eurostat ha detto che si pronuncerà in merito a giugno del 2024.
Il Governo attraverso Istat ha classificato i crediti fiscali finora emessi come pagabili e quindi li ha contabilizzati come maggiore deficit per l’intero importo all’emissione. In tal modo il Governo ha potuto scaricare nei deficit degli anni passati i crediti fiscali del superbonus e del bonus facciate per un valore intorno ai 100 miliardi di euro, quando non era in vigore la regola del deficit al 3%.
Qui sorgono due problemi. In primis questi crediti fiscali non prevedono il rimborso cash e quindi secondo il SEC2010 sono non pagabili. Inoltre è ormai ben chiaro che una parte consistente dei crediti andrà persa (a causa dell’annoso problema del blocco della cessione) e cioè non sarà portata in compensazione per pagare meno tasse, il che entra in contrasto con le nuove linee guida di Eurostat secondo cui un credito fiscale può essere classificato come pagabile se non sarà perso.
Classificazione bonus edilizi: 3 possibili scenari
Dunque, la classificazione adottata dal Governo risulta in contrasto con ciò che è stabilito nel SEC2010 ed anche con le nuove linee guida - del tutto arbitrarie - pubblicate da Eurostat nel febbraio 2023.
Di fronte a questa classificazione dei crediti fiscali “pagabili” adottata dal governo si profilano 3 scenari.
1. Il falso in bilancio perché i crediti sono non pagabili e quindi non possono essere scaricati nei deficit degli anni passati. In tal caso i crediti devono essere riclassificati e i conti pubblici devono essere modificati.
2. Lo Stato deve pagare perché nel SEC2010 un credito fiscale pagabile dà il diritto al rimborso cash per la parte che non viene portata in compensazione.
3. Il Governo non fa sprecare neppure un credito fiscale il che significa che deve permettere di far esercitare i crediti negli anni futuri, deve farli circolare senza limiti e deve attivare le partecipate pubbliche affinché i crediti siano monetizzati ad un tasso di sconto contenuto.
Presentati esposti a Bruxelles
Questi sono i temi presentati negli esposti che Alessandro Malapelle e Norbert Toth, due operatori del settore edile, hanno depositato a Bruxelles presso gli uffici delle autorità competenti.
In merito all’impatto economico dei crediti fiscali trasferibili, sono stati calcolati numeri molto diversi da parte di Nomisma, Istat, Censis, Luiss Business School e OpenEconomics, Ufficio parlamentare di bilancio, Ragioneria dello Stato, Bankitalia, Cresme, Fondazione Nazionale dei Commercialisti, Consiglio Nazionale degli Ingegneri e altri. Certamente non è possibile affermare che 150 miliardi di euro di crediti fiscali sono solo un costo per lo Stato e cioè sono soldi buttati dalla finestra come sostiene il Governo. Arrivati a questo punto è giunto il momento di fare chiarezza ricordando che in letteratura il moltiplicatore del settore edilizio è stimato tra 2 e 3.
Infine, i blocchi alla circolazione e la difficoltà nel monetizzare ad un tasso di sconto contenuto i crediti fiscali di committenti, imprese e professionisti, stanno determinando la paralisi dei cantieri, fallimenti delle imprese e disoccupazione. Tutto ciò avrà un impatto molto negativo sulla crescita del Pil e quindi sulla creazione di nuovo gettito fiscale il che spingerà al rialzo il rapporto debito/Pil facendo peggiorare la posizione debitoria del nostro Paese.
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