Condono edilizio e modifiche postume: la Cassazione ribadisce i limiti della sanatoria
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del condono edilizio in presenza di un parere della Soprindentenza favorevole ma condizionato ad aspetti “estetici”
I limiti del condono edilizio e il ruolo della tutela paesaggistica
La sentenza chiarisce un aspetto fondamentale: il condono edilizio è uno strumento eccezionale che consente di sanare opere abusive realizzate entro una determinata data e che, già in quel momento, possedevano i requisiti richiesti dalla normativa. Qualsiasi modifica successiva, anche se imposta dalla Soprintendenza per ragioni paesaggistiche, non può sanare un'opera che alla scadenza del termine non era conforme.
In questo senso, la Cassazione afferma che:
“Ammettere lavori, di qualsivoglia tipo, che modifichino il manufatto abusivo, al fine di renderlo sanabile dopo la scadenza del termine finale stabilito dalla legge per la condonabilità delle opere, costituisce indebito aggiramento della disciplina legale, poiché sposta arbitrariamente in avanti nel tempo il termine finale previsto dalla legge per ottenere il condono edilizio.”
Si tratta di un principio che si applica in generale a ogni tipo di intervento successivo alla scadenza del termine per il condono, anche se imposto da un’autorità preposta alla tutela del paesaggio. In particolare, gli ermellini hanno ribadito che il nulla osta paesaggistico rilasciato dopo tale data non può imporre modifiche finalizzate a rendere sanabile un’opera che, al 31 dicembre 1993, non possedeva i requisiti per accedere alla sanatoria.
Documenti Allegati
Sentenza Corte di Cassazione 17 febbraio 2025, n. 6285IL NOTIZIOMETRO